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Focus sulla tecnologia con Giuseppe Luongo

Giuseppe Luongo

mar. 26 marzo 2013

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Giuseppe Luongo, past president della Sio, nel corso dell’XXI Congresso Internazionale della Sio, tenutosi lo scorso 8 e 9 febbraio a Milano Fiera con il titolo “Il trattamento implantare tra le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti socio-economici”, ha tenuto una relazione introduttiva al Corporate Forum, rispondendo al quesito “Se le soluzioni digitali consentiranno di ridurre tempi e costi della riabilitazione implanto-protesica”. Il dott. Luongo ha rilasciato questa intervista dopo l’evento.

La tecnologia e la pratica odontoiatrica sono andate di pari passo in questi anni?
Da sempre il progresso tecnologico è costantemente andato in stretta sintonia con la pratica odontoiatrica. Dall’introduzione della tecnica della cera, persa negli anni Venti del secolo scorso, all’applicazione dei principi dell’osteointegrazione, all’avvento più recente delle tecnologie digitali, il mondo dell’odontoiatria ha marcatamente risentito delle innovazioni tecnologiche. Nel nostro settore, anche in virtù dei cospicui investimenti, l’impatto della tecnologia sulla pratica odontoiatrica è più incisivo e rapido rispetto ad altri campi della medicina.

Le tecniche di CAD/CAM, a distanza di tempo dall’inizio del loro utilizzo, permettono oggi una chirurgia e un’implantologia più sicura e predicibile?
La tecnologia CAD/CAM ha oggi un ruolo fondamentale nella progettazione e nell’esecuzione di molta parte delle terapie odontoiatriche. In particolare nel campo dell’implantologia, l’introduzione dei moderni software, permette di progettare con estrema accuratezza l’intervento implantare, avendo costantemente a disposizione, in forma virtuale, il risultato protesico ottimale che si desidera raggiungere. Una volta eseguita la progettazione, in casi selezionati, è possibile far costruire, con procedure stereolitografiche interamente digitalizzate, una mascherina di guida. Questa potrà essere utilizzata intraoperatoriamente per eseguire un intervento assai meno invasivo e perfettamente conforme al piano terapeutico.

A che punto sono le tecniche di rilevazione delle impronte digitali?
Gli scanner intraorali per la rilevazione delle impronte subiscono continue innovazioni e sono ormai pronti per entrare nella pratica clinica quotidiana, sostituendo le tecniche tradizionali. Molte pratiche conservative e protesiche semplici saranno presto gestite in maniera estremamente semplificata e in tempi rapidissimi attraverso il diffondersi di questa tecnologia.

Nel suo intervento ha parlato di un’ottimizzazione nell’utilizzo dei materiali, ma per quanto riguarda l’utilizzo del tempo del clinico? La tecnologia riduce i tempi della pratica clinica, e in quali termini?
Di certo lo sviluppo tecnologico cui stiamo assistendo ha un grosso impatto anche sui tempi di esecuzione delle terapie. Alcuni studi odontoiatrici, che sono già dotati di tecnologie digitali avanzatissime, riescono a realizzazione circa un terzo dei propri manufatti protesici nelle 24 ore successive alla rilevazione delle impronte.

Quali sono gli interrogativi ancora aperti e le prossime sfide?
Come ogni innovazione, la digitalizzazione globale delle procedure avrà bisogno di un processo di validazione per poter affermare con certezza che queste tecniche sono comparabili, per affidabilità e precisione, a quelle convenzionali. Le prossime sfide saranno proprio quelle di produrre l’indispensabile evidenza scientifica ai massimi livelli, attraverso trial clinici randomizzati e prospettici.

Per concludere, rispondendo al quesito della sua relazione, oggi possiamo dire che la digitalizzazione ottimizza il rapporto costi-benefici?
Le procedure digitali, per la semplificazione che inducono, produrranno progressivamente, di sicuro, un impatto positivo sulla riduzione dei costi di molte terapie semplici. Tuttavia ci vorranno di certo molti anni perché le macchine riescano a produrre un livello qualitativo pari a quello dei nostri migliori odontotecnici che, come è noto, riescono ad esprimere qualità eccelse rispetto alle medie internazionali. Ritengo pertanto che, soprattutto in mercati come quello italiano, dove la personalizzazione estetica dei manufatti protesici è molto elevata, una parte rilevante delle riabilitazioni continuerà ad essere eseguita artigianalmente.

 

L'intervista è stata pubblicata sul numero 1 di Implant Tribune 2013 (marzo).

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