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Fisioterapia gnatologica

Da sinistra: il dott. Paolo Visalli e il Dott. Giuseppe Martini.
Dott. Paolo Visalli

Dott. Paolo Visalli

mer. 7 giugno 2023

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Il dott. Paolo Visalli intervista il dott. Giuseppe Martini, il fisioterapista che capì in tempi non sospetti l’importanza della fisioterapia gnatologica nel trattamento dei disturbi temporomandibolari.

Dott. Martini ci racconti come nasce la fisioterapia gnatologica in Italia?
Nel 1974 presso l’ospedale S. Camillo di Roma, nel reparto di chirurgia maxillo-facciale diretto dal prof. Ponti, ho iniziato a sviluppare la tecnica originale di sblocco articolare e di fisioterapia gnatologica su pazienti con sindrome algico disfunzionale delle articolazioni temporomandibolari e su pazienti con sindromi post traumatiche dell’ATM. Dopo cinque anni (1979) ho portato al congresso di chirurgia maxillo-facciale in Francia, i risultati del mio lavoro su un enorme numero di pazienti trattati. Successivamente nel 96’ ho pubblicato sul “Journal of Craniomandibular practice” il protocollo della Fisioterapia Gnatologica da me praticata con le evidenze degli effetti sulle articolazioni temporomandibolari tramite risonanza magnetica che dimostrava il riposizionamento del disco dislocato e la normale ripresa dei rapporti articolari. Dal punto di vista clinico questo voleva dire per i pazienti regressione dei sintomi, ripristino della normale apertura della bocca e della funzione dell’ATM in maniera non invasiva. Nel 1998 al congresso mondiale di Ortodonzia in California (San Diego) ho presentato il mio protocollo di recupero del disco dislocato.

Disturbi temporomandibolari (Alex Mit/Shutterstock)

Quanto scetticismo c’era all’inizio da parte dei dentisti?
Nel reparto maxillo-facciale c’era entusiasmo nei medici con cui collaboravo in quanto consideravano un fattore fondamentale per la guarigione nei pazienti operati. Negli gnatologi di allora c’era un certo grado di scetticismo in quanto per loro l’unica risorsa terapeutica erano i bytes.

Come vede oggi il rapporto interdisciplinare?
Oggi è sicuramente migliorato in quanto il dentista/ortodontista trova nella fisioterapia gnatologica un alleato terapeutico per il paziente disfunzionale che torna dal professionista con remissione dei dolori e rumori articolari pronto per il trattamento individualizzato con la tecnica più adatta secondo la scelta del medico. Un’altra figura importante nel trattamento della causa del serramento dei denti che poi scatena i diversi disordini articolari è quella dello psicologo. Anche l’Osteopatia e la Chinesiologia svolgono un approccio importante ai disturbi dell’ATM con il trattamento delle catene muscolari che in questi casi provocano rigidità e blocchi muscolari.

Quanto è importante la fisioterapia Gnatologica e quanto i dispositivi intraorali in percentuale?
Ritengo la fisioterapia un elemento fondamentale nei disturbi dell’ATM. Con la tecnica che ho messo a punto è possibile riallocare il menisco che non ha perso la sua anatomia originale. Anche quando l’anatomia del disco è alterata è possibile far riacquisire la funzionalità al paziente.

Quale messaggio si sente di trasferire ai professionisti che si accostano a questa disciplina?
Il mio messaggio è quello di saper ascoltare il paziente quando descrive la sua sofferenza in quanto questo è un elemento importante per la diagnosi. L’altro consiglio è quello di avvalersi della RMN in modalità dinamica in quanto le sole inquadrature sagittale e coronale non sono sufficienti.

Come vede la Fisioterapia Gnatologica del futuro? Più rigore scientifico o più interdisciplinarità?
Si devono preparare i giovani alla conoscenza approfondita dell’anatomia, della fisiologia, e della dinamica tridimensionale articolare. Soltanto in questo modo è possibile riportare la disfunzione a una corretta funzione. Il rigore scientifico è fondamentale, e per la guarigione del paziente a lungo termine la stretta collaborazione tra il dentista e il fisioterapista gnatologico è un elemento imprescindibile. Le disfunzioni che durano da molto tempo, possono portare anche la perdita di dimensione occlusale nei settori posteriori e in questo caso l’odontoiatra, dopo la risoluzione della patologia articolare, potrà ripristinare l’occlusione con i trattamenti ritenuti idonei.

Occupandomi da molti anni dei dolori orofacciali confermo la necessità della multidisciplinarietà etica nel trattamento di un disturbo multifattoriale.

 

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