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Esperienza londinese e progetti di ricerca di una giovane dottoressa grazie alla borsa di studio SIO

Foto: dott.ssa Alessia D'Onofrio
Chiara Siccardi

Chiara Siccardi

mar. 29 aprile 2014

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Si conferma di grande interesse il consueto appuntamento della premiazione della borsa di studio istituita dalla SIO per i giovani odontoiatri e supportata dal contributo delle aziende del settore. Quest’anno la platea congressuale ha ascoltato l’interessante relazione della giovane dott.ssa Alessia D’Onofrio, vincitrice del bando di borsa di studio 2012, sponsorizzata dall’azienda Straumann.

Il portavoce dell’azienda ha dichiarato che la ricerca è nel DNA della Straumann ed è viva l’intenzione di continuare a investire su questa linea. Abbiamo chiesto alla dott.ssa D’Onofrio di raccontarci qualche cosa in più sulla sua esperienza di quasi un anno vissuta all’estero.

Dott.ssa D’Onofrio, dove ha trascorso i dieci mesi della borsa di studio?
A Londra presso l’Università Queen Mary, dove resterò per almeno altri due mesi fino al termine della borsa di studio. L’università è una delle più grandi di Londra e una delle istituzioni leader nel campo della ricerca in tutto il Regno Unito. È situata nel cuore di Mile End, considerato “l’East End” della metropoli, una zona storicamente povera e malfamata, che è stata completamente riqualificata negli ultimi dieci anni. Oggi, infatti, rappresenta il fulcro culturale e artistico della città, popolata maggiormente da studenti e sede di frequenti iniziative ed esposizioni, creazioni di street art e dove nascono le maggiori tendenze nel campo della moda.

So che ha avuto l’opportunità di lavorare a ben due progetti di ricerca: ci può spiegare su quali argomenti vertevano?
Il primo verteva sulla produzione e caratterizzazione di un nuovo sostituto di osso. Questo materiale è un cemento al fosfato di calcio per la cui produzione si parte da un biovetro e un sale al fosfato di calcio come precursori iniziali. Il prodotto derivante dalla reazione di questi reagenti è idrossiapatite, la componente minerale del tessuto osseo. Il cemento, una volta in contatto con il difetto osseo, agisce come scaffold, esplicando così la sua azione osteoconduttiva. Tuttavia la sua azione non si limita a questo. L’incorporazione di ioni benefici nel biovetro permette il rilascio di queste sostanze nel sito una volta impiantato, e possono così esplicare la loro azione positiva. In particolare, noi abbiamo inserito nella composizione del biovetro lo stronzio, uno ione che viene già utilizzato nel trattamento dell’osteoporosi e che agisce stimolando l’attività degli osteoblasti, promuovendo pertanto la rigenerazione di nuovo tessuto osseo. I benefici derivanti dall’utilizzo di questo materiale sono risultati molteplici: iniettabile e plasmabile sulla base del difetto osseo da ricostruire, il tasso di riassorbimento bilancia i tempi di formazione di nuovo osseo, promuove e stimola la rigenerazione di nuovo osso.
Per il secondo progetto di ricerca abbiamo utilizzato un software radiologico di ricostruzione di immagini per mettere a confronto immagini Cone Beam TAC (CBCT) eseguite in tempi diversi, con lo scopo di valutare tridimensionalmente il rimodellamento osseo nel tempo. Questo software permette di effettuare superimposizioni di immagini TAC, potendo così mettere a confronto una scansione pre-operatoria con una post-operatoria, in modo da analizzare e quantificare le differenze in termini di osso guadagnato, osso perduto o seguire il riassorbimento di un innesto osseo nel tempo. Il progetto ha previsto pertanto la pianificazione e la realizzazione di una nuova metodologia di valutazione di immagini tac e la sua caratterizzazione in termini di accuratezza e riproducibilità. In questo modo, possiamo quantificare la riuscita di un trattamento oppure, mettendo a confronto tecniche chirurgiche differenti, valutarne gli esiti con un follow-up radiologico.

La fase di lavorazione ai progetti si è conclusa oppure, nonostante sia trascorso il periodo della borsa di studio, continuerà a dedicarci delle energie?
La parte sperimentale di ricerca è terminata e ora sto lavorando alla stesura degli articoli per entrambi i progetti. L’idea è quella di pubblicare i progetti di ricerca di modo da portare con me, alla fine di questa esperienza, anche qualcosa che possa dimostrare il lavoro che ho svolto.
Durante questi mesi abbiamo ricevuto già molti riconoscimenti e premi per il lavoro che abbiamo portato avanti. Inizieremo a breve uno studio su modello animale finanziato dall’ITI (International Team for Implantology) per valutare l’efficacia in vivo del cemento che abbiamo sviluppato. Stiamo anche lavorando per migliorare la formulazione di questi cementi e incrementarne la porosità, con lo scopo di ottenere un materiale altamente innovativo che soddisfi a pieno le esigenze del clinico.

Chi l’ha affiancata all’Istituto di ricerca?
Il dr. Shakeel Shahdad, consulente in Protesi e Chirurgia orale al Barts and The Royal Dental Hospital, e il prof. Robert Hill, capo del Dipartimento di Scienze fisiche dentali. Inoltre, entrando a far parte dell’Istituto di ricerca, ho avuto la possibilità di conoscere e confrontarmi con gli insegnanti e i dottorandi che lavorano qui. Nonostante ognuno lavori a progetti differenti, la politica dell’Istituto è quella di fare ricerca scambiandosi idee e opinioni e confrontandosi sempre con gli altri.

Pensa che l’esperienza che lei ha vissuto si possa considerare una grande occasione di scambio culturale? Che cosa porterà con sé di questa vicenda?
L’idea di partire mi entusiasmava molto, ma al tempo stesso non nascondo che mi spaventava l’idea di vivere in un ambiente così diverso e multiculturale come quello che offre Londra. Credo però di aver colto il meglio da questa città che offre tantissimo a tutti, dove i giovani hanno tante possibilità in più di inseguire i proprio sogni e di realizzarli. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con altre persone e di imparare ad apprezzare differenti culture e stili di vita. Credo che esperienze come questa servano a chiunque. Ho avuto poi la possibilità di lavorare insieme a un team altamente qualificato, dove non mi sono solo confrontata con odontoiatri, ma anche con chimici, fisici e ingegneri, e credo che questo abbia certamente contribuito alla mia formazione professionale.

Quali sono state le reazioni della sua famiglia?
Mi ha sempre appoggiato in tutto e sono stati i primi a gioire quando ho ricevuto la borsa di studio. I miei genitori, in particolare, mi hanno aiutato come meglio potevano in questo anno e sono orgogliosi dell’esperienza che sto vivendo. Sono cresciuta grazie a loro con l’idea che sono le esperienze di questo tipo che rafforzano una persona e, a livello lavorativo, la fanno crescere e la rendono competitiva.

Nel corso del XXII Congresso SIO, svoltosi a Milano a febbraio, è stato proclamato il vincitore della borsa di studio SIO 2013, Michele Stocchero, il quale partirà a breve per Malmö (Svezia). Quale suggerimento si sente di dare al suo collega?
Credo che Michele, che ho avuto l’occasione di conoscere al congresso di quest’anno, non avrà nessun problema ad ambientarsi e a dare il meglio di sé durante il suo anno di ricerca. Ha tra l’altro la fortuna di vivere questa esperienza in una delle università più prestigiose al mondo nel campo della ricerca odontoiatrica. Credo che sarà per lui un’esperienza affascinante, che servirà a dare un enorme contributo alla sua formazione professionale e culturale e una grande occasione per ampliare i suoi orizzonti. Il consiglio che mi sento di dargli è di essere forte, soprattutto all’inizio, quando tutto sembra più complicato di quello che realmente è, e di trarre il meglio da questa esperienza.

L'articolo è stato pubblicato sul numero 4 di Dental Tribune Italy 2014.

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