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Covid-19: “Avere apnee nel sonno non comporta di per sé conseguenze peggiori in caso di infezione”

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Prof.ssa Marzi Segù (©Marzia Segù).
Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

mer. 3 giugno 2020

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OSAS, acronimo di Obstructive Sleep Apnea Syndrome, vale a dire Sindrome delle Apnee ostruttive del Sonno, è un disordine caratterizzato da ripetuti episodi di completa o parziale cessazione del flusso d’aria attraverso le vie aeree superiori, dovuto al loro ricorrente collasso durante il sonno, con conseguenti sonnolenza diurna e russamento notturno.

L’OSAS è una patologia cronica a tutti gli effetti poiché è di lunga durata, tendenzialmente a lenta progressione, non trasmissibile, rientrando dunque nei criteri stabiliti dall’OMS per la definizione di tali malattie. Dopo la dichiarazione di Pandemia da Coronavirus Covid-19, particolare attenzione si è rivolta alle categorie maggiormente a rischio, tanto che in Italia, già con il DPCM dell’8 marzo, si è chiesto agli over 60 e alle persone affette da una o più patologie croniche di evitare di uscire dalla propria abitazione o di farlo solo in casi di stretta necessità. In questo scenario, con un virus che arriva a colpire le vie aeree inferiori, molti pazienti affetti da OSAS si saranno certamente fatti qualche domanda, e magari con una certa apprensione: esiste un legame tra apnee del sonno e Coronavirus? Aumentano i rischi? Quale il miglior comportamento da adottare? Per fare chiarezza ne parliamo con la prof.ssa Marzia Segù dell’Università di Pavia, esperta di Medicina del Sonno.

Prof.ssa Segù, è ormai arcinoto che gli over 60 e le persone affette da una o più patologie croniche devono stare particolarmente attente in questa fase di pandemia. Possiamo dire che i soggetti che soffrono di apnee del sonno sono maggiormente a rischio di contagio Coronavirus?No, non esiste alcuna evidenza scientifica che i pazienti con apnee nel sonno abbiano un maggiore rischio a contrarre il Coronavirus. Ovviamente vanno seguite tutte le indicazioni di igiene e distanziamento sociale previste per la popolazione generale: uscire di casa solo se necessario, lavarsi bene le mani, non portare le mani al viso e agli occhi, proteggere la bocca e il naso con una mascherina. Inoltre si deve fare particolare attenzione a tutti i presidi terapeutici utilizzati, sia per la terapia ventilatoria con CPAP sia per gli avanzatori mandibolari (MAD). È assolutamente necessario che vengano puliti ogni giorno, lavandosi anche le mani prima e dopo il loro utilizzo. Per gli accessori della CPAP è sufficiente usare acqua tiepida e sapone neutro, mentre vengono sconsigliati i trattamenti con ozono o raggi UV.

Quali sono le più probabili conseguenze a cui questi soggetti possono andare incontro in caso di contagio?
Avere apnee nel sonno non comporta di per sé avere conseguenze peggiori in caso di infezione, soprattutto se si segue in modo scrupoloso la terapia ventilatoria con CPAP o con MAD. Possono essere semmai le comorbidità (respiratorie, cardiache, metaboliche, ecc.), che si associano spesso nei pazienti con apnee, o la maggiore età media che in questa popolazione possono favorire una evoluzione più grave dell’infezione. Va inoltre chiarito che la terapia ventilatoria, contrariamente a quanto si teme, non favorisce la diffusione del virus più profondamente nei polmoni, così come non favorisce lo sviluppo di polmonite. Viene anzi consigliato di proseguire la terapia (MAD o CPAP) in modo il più aderente possibile poiché il trattamento delle apnee favorisce un sonno migliore che rafforza le nostre difese immunitarie, indispensabili per combattere qualsiasi infezione, compreso il Coronavirus.

Prof.ssa Segù, cosa consiglia sia per la prevenzione sia per le cure?
Come già anticipato, la prevenzione si fonda essenzialmente nelle norme di igiene e distanziamento sociale previste per tutta la popolazione. Norme particolari debbono essere adottate solo quando il soggetto con apnee del sonno sia affetto da Coronavirus. In questo caso si deve comunque proseguire con la terapia per le apnee ma, soprattutto se si utilizza il trattamento ventilatorio con CPAP, è bene che il paziente venga isolato poiché le goccioline, presenti nell’aria che respiriamo, possono essere disperse dalle perdite e/o fughe della maschera su più lunghe distanze, contagiando così altre persone.

Nella terapia intensiva dei reparti Covid viene utilizzata la CPAP. È la stessa utilizzata per le apnee notturne?
No, la CPAP è un trattamento ventilatorio che tratta solo le apnee nel sonno e non è adatto a curare le insufficienze polmonari da Coronavirus. Quindi se si è in casa con sintomi chiari di infezione delle vie respiratorie, non possiamo pensare di essere protetti dall’uso della CPAP ma dobbiamo segnalare la nostra condizione al medico di medicina generale.

 

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