DT News - Italy - “Come eravamo e dove stiamo andando?” Alla vigilia del 60° anniversario (e del 58° Congresso di Rimini) il presidente degli AdB s’interroga sul futuro

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“Come eravamo e dove stiamo andando?” Alla vigilia del 60° anniversario (e del 58° Congresso di Rimini) il presidente degli AdB s’interroga sul futuro

Nicola Perrini, Presidente Amici di Brugg. (Foto: © Sweden & Martina)
M. Boccaletti

M. Boccaletti

gio. 2 aprile 2015

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«Siamo in procinto di compiere un mutamento epocale». Alla vigilia del 60° anniversario di fondazione degli Amici di Brugg che si celebrerà ufficialmente tra due anni e della 58°edizione del Congresso di Rimini (21/23 maggio 2015) è giunto il momento di tirare le somme sul dove stiano andando gli “Amici” specie dopo l’innovazione del 2016, quando, dal punto di vista nominale, il 59° Congresso degli AdB alla Fiera di Rimini si trasformerà in “Expodental Meeting”, assorbendo nel nuovo nome, la principale iniziativa dell’antico partner d’elezione, l’Unidi.

Quando cioè, di due appuntamenti del passato, ben distinti e di grande richiamo entrambi, scaturirà un solo, unico evento dal nuovo nome. Da questo mix, quindi, è lecito chiedersi: cosa rimarrà degli “Amici”, del loro carisma, della loro ispirazione iniziale?. Domande di fondo che danno il destro a Nicola Perrini, figura storica degli “Amici” (vi entrò nel 1969) ed attuale presidente, di riandare con la memoria ai primordi dell’Associazione, in un “come eravamo” dove di tanto in tanto affiorano punte di nostalgia. A quando in un Italia sconvolta dalla guerra, la Svizzera, Brugg e Zurigo divennero, grazie alle figure carismatiche di Biaggi e di Castagnola, solidi punti di riferimento e di rilancio verso una faticosa rinascita. Furono loro a “tenere a balia” una generazione di futuri bei nomi, cresciuti all’insegna di tanti congressi itineranti (Saint Vincent, Gardone, Stresa, Tirrenia, Fiuggi…).

Cresciuti in sapere e anche in numero, perché ad ogni appuntamento, la platea si infoltiva, fino alla svolta epocale di Rimini, al partenariato con l’industria italiana (l’Unidi) e con essa nuove possibilità economiche. Fu anche l’ avvio di una nuova immagine professionale: da odontoiatria “refugium peccatorum”, medici dal sapere modesto, da serie B, a professionisti che divengono tali per scelta, puntando più che al tornaconto economico, ai futuri destini della loro specialità. Perrini ricorda la formazione di una rete di referenti in ogni parte della penisola (vedi i Pescarmona, a Saluzzo), fiduciari ideali degli “Amici” quasi filiali del sapere, ma anche dell’amicizia e dello spirito di condivisione, che da sempre li caratterizzano. Ricorda i grandi congressi, i relatori famosi, le costose conferenze via satellite, le cene di gala sontuose, insomma grandi numeri di un’espansione che coinvolse anche le figure di contorno, come igienisti, odontotecnici ed assistenti.

«E come la letteratura russa si dice sia nata dal mantello di Gogol – azzarda Perrini – anche le società scientifiche italiane si può dire siano nate da noi».
Oggi invece? «Oggi, invece, vi sono In Italia 61 mila dentisti cui vanno ogni anno ad aggiungersi circa 1700 nuovi laureati provenienti dalle 35 Facoltà, che questo Paese, unico al mondo, possiede. Senza contare quelli di estrazione spagnola, romena, albanese ecc. (circa 800, ndr.). Di tutti questi – commenta Perrini – solo una piccola parte (circa 10 mila) ora si aggiorna, partecipa ai congressi». E gli altri? «Gli altri non vengono. Quindi si può tranquillamente affermare che, tranne pochi “happy few”, l’odontoiatria italiana tende ad calare localmente verso il basso. Guardiamo del resto i nomi dei relatori ai congressi – dice – sempre gli stessi, quasi tutti di una certa età. Quando noi che oggi abbiamo i capelli bianchi, scendemmo in campo, negli anni 70 – ricorda – sbaragliammo in breve la generazione precedente. Noi, invece, siamo ancora qui. Alla crisi dell’odontoiatria – osserva ancora – si aggiunge quella dell’industria, nostra partner, scarsa di risorse, costretta a guardare oltre confine. Con la necessità, quindi, di rivedere il nostro accordo».

«Noi – dice Perrini – come “Amici” tendiamo alle origini: meno budget e congressi faraonici, meno gravose ospitalità e costose dirette satellitari. Quale che sarà il nostro futuro – sottolinea – di una cosa sono certo. Che cercheremo sempre di fare sempre un’odontoiatria vera». Vera? «Si, scientificamente indipendente, non manovrata. Quale che saranno il nome e la formula dell’evento di Expodental Meeting, la gestione scientifica sarà sempre degli Amici. Torneremo ad essere quel che siamo stati: una società scientifica, da cui tutte le altre hanno tratto ispirazione e che opera all’insegna della multidisciplinarietà e gratuità. Perché – come diceva Castagnola – la cultura non si compra, si trasmette».

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