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Carlo Ghirlanda eletto presidente nazionale. L’ANDI cambia passo, si chiude l’“era Prada”

Il nuovo presidente ANDI, Carlo Ghirlanda
 m.boc

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lun. 28 maggio 2018

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Cronaca appassionante di una competizione elettorale dai toni accesi, che non ha tuttavia minato l’unita sostanziale del sindacato italiano più rappresentativo.

L’ANDI cambia presidente. Al termine di un contraddittorio dai toni talvolta accesi, articolato in vari confronti all’americana a Vercelli, Cremona e Rimini, tanto per citare alcune tappe, si è svolta sabato 26 maggio all’Hotel Parco dei Principi di Roma la sfida finale durante la quale l’Assemblea dei 528 delegati ha eletto presidente Carlo Ghirlanda con 223 voti, a fronte dei 181 riscossi da Mauro Rocchetti, suo immediato inseguitore e dei 120 di Stefano Mirenghi, buon terzo.

Per dare un’idea del clima di incertezza che ha accompagnato la “tenzone”, non si può non citare l’insolita perplessità scaturita prima dello spoglio: e se i due (addirittura tre) candidati fossero arrivati a pari merito, come ci si sarebbe regolati? L’obiezione di buon senso che si trattava di un’ipotesi assai improbabile non ha impedito che dopo una veloce lettura dello Statuto, si adottasse per alzata di mano un’apposita decisione procedurale. Dopodiché, in un silenzio reso più intenso dalla solennità dei gesti dei Revisori, si è finalmente proceduto allo spoglio.

A tutta prima è sembrato che Rocchetti fosse lui il vincitore, perché per inspiegabile gioco della sorte, dalla bianca cassetta delle schede il nome dell’erede della “outcoming” Dirigenza è uscito per almeno 20 volte, una dopo l’altra, a raffica, dando la netta impressione che nessuno degli altri due fosse in grado di contrastarlo. Ma, dapprima timidamente e poi sempre più insistente, il nome di Ghirlanda ha cominciato a risuonare nella sala, colmando il gap che lo distanziava dal favorito, mentre una spessa folla di votanti, in piedi, quasi per sottolineare la solennità del momento, seguiva, occhi fissi, lo spoglio con i nomi pronunciati ad alta voce dagli scrutatori.

Folla spessa, abbiamo detto, perché i 528 aventi diritto al voto, nel pomeriggio sono rimasti quasi tutti nell’ampio salone dell’Hotel in attesa dei risultati dello spoglio, che alla fine ha restituito, tuttavia, “solo” 524 schede. Quattro “latitanti” mancanti all’appello riteniamo loro malgrado perché era chiaro che nessuno voleva perdersi il tanto invocato (da alcuni) “cambio passo” che l’Associazione era in procinto di fare. Basta infatti pensare all’unanimità che aveva contraddistinto quattro anni fa il rinnovo della Dirigenza Prada, per vivere quel cambio come un evento “quasi storico”. Dissolta l’unanimità che ha posto fine all’“era Prada”, stavolta, c’erano, non una, ma tre liste a fronteggiarsi, una delle quali addirittura di un candidato che aveva fatto parte della vecchia Dirigenza, dalla quale però se n’era andato un anno e mezzo prima in un gesto di aperta rottura.

Con l’elezione di Ghirlanda quel sabato pomeriggio il “cambio passo” effettivamente c’è stato, anche se sarà il futuro a constatarlo. Ed anche se molti dei sostenitori di Ghirlanda (e lui stesso) ammettono il valore delle scelte fatte dalla precedente gestione e l’impegno nel fare di ANDI quello che è diventato oggi in effetti: il più rappresentativo sindacato medico italiano per numero di iscritti, solidità economica e molteplici iniziative extra per accentuarne la crescita.

Ma al di là del numero di soci, di un patrimonio solido e di un bilancio tutto in positivo illustrato il giorno prima da Gerardo Ghetti con parole competenti ed appassionate, un episodio soprattutto ha dimostrato che l’auspicato “cambio passo” non prescindeva in ogni caso dalla stima dei subentranti per la vecchia e coesa squadra. Lo vi è visto quando al termine della relazione finale di Prada, tutta l’assemblea, contestatori compresi, si è profusa, come un sol uomo, in una standing ovation che sembrava non finire mai.

Caloroso e convinto, l’applauso corale oltreché alla squadra “ottonnale” smontante, era soprattutto rivolto all’uomo, per concorde definizione, esempio di stile e moderazione. Una dimostrazione di stima condivisa che ha avuto il potere di rendere lucidi gli occhi dell’ormai ex presidente (prestigiosamente reinserito tuttavia nella nuova squadra) certamente abituato, da buon politico, a non far mostra delle proprie emozioni.

Di prammatica la dichiarazione rilasciata dal neo presidente Ghirlanda ai giornalisti: «Voglio ringraziare l’esecutivo uscente e i colleghi con i quali mi sono confrontato in questi mesi di campagna elettorale – ha detto –. Lavorerò sin da oggi insieme a tutta la nostra squadra per convincere coloro i quali non ci hanno votato ad avere fiducia nel nostro progetto per una nuova ANDI, ricercando la collaborazione e le disponibilità di tutti gli associati che vorranno contribuire con il loro impegno a risolvere i problemi della nostra categoria. La nuova ANDI – ha proseguito – partirà ponendo le sezioni provinciali e i dipartimenti regionali al centro del progetto di rinnovamento dell’associazione unitamente al cambiamento delle strategie politiche e delle relazioni sindacali, pronta a lavorare insieme agli altri sindacati di categoria, alla CAO e alla intera filiera odontoiatrica per il bene di tutti. Grazie a coloro che ci hanno sostenuto». Della “Squadra Ghirlanda” entrano ora a far parte Luca Barzagli, nella veste di Vicepresidente vicario, Ferruccio Berto e Giovanni Cangemi, quali Vicepresidenti, Sabrina Santaniello, Segretario nazionale, Pasquale Di Maggio, Tesoriere, Corrado Bondi e Virginio Bobba rispettivamente Segretario sindacale e culturale. Vicepresidente nazionale indicato al Consiglio delle Regioni, Gianfranco Prada.

 

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