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Callioni: «La libera professione funziona con adeguata capacità di spesa del cittadino»

Il Vice Presidente di Confprofessioni Roberto Callioni

mar. 20 marzo 2018

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Un Congresso dall’avvincente titolazione (“Libere professioni oggi: evoluzione o estinzione?”) tenutosi a Bari il 9 marzo a cura della Confprofessioni Regionale presieduta da un dentista, Roberto Maffei, ha visto la partecipazione di importanti relatori, tra cui il Vice Presidente di Confprofessioni (nonché Presidente di FondoProfessioni) Roberto Callioni con la relazione “Libera professione. metamorfosi antropologica di una scelta di vita”.

Con l’ausilio di significative slide, ha indotto a riflettere sull’importanza dell’intraprendere, in termini di scelta di vita, con reale consapevolezza una libera professione. Scelta praticamente irreversibile e quindi poco flessibile con le difficoltà dei nostri tempi, rispetto ai decenni scorsi, laddove esercitarla era certezza di prestigio sociale e di remunerazione economica. Ne sanno qualcosa i giovani colleghi alla ricerca dell’equo compenso almeno ai primi passi della professione.

Tutto ciò vale per “tutti i mestieri intellettuali” e soprattutto per quelli maggiormente professionalizzanti e tra questi, l’odontoiatria. I costi formativi per lo studente, la famiglia d’origine, la collettività, sono talmente elevati che non consentono disoccupazione o sottoccupazione alcuna, pena una frustrazione imperdonabile.

In sostanza Callioni ha evidenziato come il percorso formativo in Giurisprudenza o in Economia e Commercio per fare esempi concreti, consentano molteplici sbocchi lavorativi. Per l’odontoiatra invece questo non avviene. Insomma, dentista per tutta la vita. Per argomentare tali considerazioni, ha approfondito il significato dell’essere libero professionista rispetto a un lavoratore autonomo con cenni anche attinenti lo sviluppo storico delle professioni liberali e delle corporazioni.

Sono state poi approfondite le motivazioni che portano un giovane a intraprendere la libera professione (vocazione?, aspettative economiche?, prestigio?, continuità famigliare?), per approfondire successivamente quali saranno i mestieri più penalizzati dall’automazione del lavoro nel prossimo futuro.

In tal senso l’odontoiatra è in gran parte salvaguardato dal fondamentale aspetto della manualità, caratteristica precipua della professione. Comparando i costi formativi nel nostro Paese rispetto ad altri europei dove diventare professionista costa molto meno (se non nulla come in Svezia), si deve prendere atto che in termini occupazionali a uno ed a quattro anni dalla laurea, si possono presumere situazioni di sottoccupazione. In tal senso si sono scandagliati i redditi imponibili medi del periodo d’imposta 2015 dei professionisti italiani che vanno dai 217.000 dei notai, ai 190.00 dei veterinari. I dentisti si attestano a 50.000 euro, confermando livelli degli anni precedenti.

Redditi comunque in calo, seppur in modo differenziato, negli ultimi anni. Per tutti questi motivi, il MIUR denuncia una sorta di fuga dalle professioni, in base ai risultati degli esami di abilitazione per oltre 20 categorie, laddove i candidati sono calati di quasi un terzo in un decennio.

Da qui l’importanza di misure a sostegno dei giovani da parte di Casse, Consigli Nazionali, Confprofessioni. Nel prendere atto che la diffusione europea del libero professionista è direttamente proporzionale al PIL dei vari paesi, si è sottolineato che la libera professione “funziona” laddove la propria interfaccia, il cittadino, ha capacità di spesa adeguate, salvo rare situazioni riguardanti soprattutto architettura ed ingegneria con rapporti di lavoro con enti pubblici.

Insomma se il cittadino è in grado in termini reddituali, di comprarsi la casa, notaio, commercialista, architetto potranno lavorare. Così come per l’odontoiatra occuparsi della cura della bocca di quel paziente.

Da questionari somministrati, si rileva che le aspettative di cessazione lavoro dei professionisti, in particolare dei dentisti intervistati, si dilatano nel tempo. Un’alta percentuale mette in dubbio la scelta intrapresa. Insomma, fare libera professione oggi, “metterci la faccia nel quotidiano” è sempre più logorante.

Ricordando un passaggio dell’intervista del sociologo Domenico De Masi in occasione del Work Shop ANDI 2015 di Cernobbio, con cui consigliava i giovani ad «essere leggeri nelle proprie scelte, non come una piuma che si fa trascinare dalle correnti, ma come un uccello che sfrutta le correnti per volare», Callioni ha esortato a scelte realmente consapevoli, richiamandosi anche a una celebre frase di Steve Jobs: «L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare».

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