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Bellezza del sorriso - Intervista a Pietro Lorenzetti

Ezio Campagna

Ezio Campagna

lun. 4 giugno 2012

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Pietro Lorenzetti è nato a Catania, si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1988 e specializzato in Chirurgia plastica estetica e ricostruttiva. Già dirigente dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia dell’Ospedale “Umberto I” di Siracusa e dell’Ospedale Garibaldi di Catania, da alcuni anni svolge attività libero-professionale a Milano e Catania. A Roma è direttore del reparto di Chirurgia plastica della Casa di Cura Villa Benedetta. È stato presidente della Società Italiana di Chirurgia della Calvizie (ISHR) e membro della Società Italiana di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (SICPRE). Per ciò che attiene all’insegnamento, è docente di Chirurgia estetica presso l’Università Cattolica di Luca - Porto Alegre, in Brasile. Oltre alle numerose pubblicazioni scientifiche ha al suo attivo due libri: Intelligenza estetica, edito nel 2009 e Il chirurgo dell’anima, del 2011, pubblicato per Baldini & Castoldi.

Si fa presto a dire sorriso, quell’espressione che interessa principalmente il terzo inferiore del volto; si tratta, invece, di una struttura anatomica e meccanica estremamente complessa. Basti pensare che solo le labbra sono azionate da undici muscoli diversi e da una struttura di tessuti tridimensionale e dinamica. È facile comprendere, quindi, come sia complesso agire e rispondere adeguatamente alle richieste di ringiovanimento di questa porzione del volto su cui si concentra l’attenzione dello sguardo, in contesa con gli occhi. E come sia complesso intervenire quando parte del sorriso e della sua armonia dipende dalla salute e dalla regolarità delle strutture sottostanti: denti, ma anche gengive e ossa.
Un approccio che non può interessare unicamente il chirurgo plastico, come sostiene il professor Pietro Lorenzetti, direttore del reparto di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica della Clinica Villa Benedetta di Roma.

Professore quali sono gli elementi di un sorriso perfetto?
Direi l’armonia e la simmetria tra la parte esterna della bocca, rappresentata dalle labbra, il sostegno interno della bocca e la regolarità dei denti. In questo senso, spesso è necessaria una valutazione complessiva che si estende dal campo del chirurgo plastico e prevede una consulenza odontoiatrica, ortodontica e, in alcuni casi, maxillolabiale-facciale. Infatti, molte volte mi capita di vedere belle labbra, ritoccate anche con gusto, che poggiano su denti irregolari, affollati, di dimensioni inadeguate, opachi, non perfettamente bianchi. Ma è necessaria soprattutto la bellezza interiore: un sorriso, anche imperfetto, smette di essere tale quando esprime un’emozione spontanea e sincera, quando viene dal cuore e apre non solo la bocca, ma illumina lo sguardo, schiudendo tutto il volto a un’esplosione di luminosità.

Quali sono gli elementi di attrazione di un volto?
Ovviamente quelli più mobili, che formano le espressioni, quindi gli occhi e la bocca, con il loro equilibrio di forma e misura. Viene da sempre considerata canone di bellezza e di attrazione la simmetria tra i due lati del volto (destro e sinistro) e l’alternanza tra tratti infantili (bocca e occhi grandi, naso piccolo) e tratti maturi (zigomi alti, guance scavate, mascella delineata, sopracciglia alte). Questa combinazione di fattori deve essere tale cosicché non solo il viso sia bello, ma anche le sue espressioni risultino gradevoli. Ma, oltre alla bellezza tout court, non dobbiamo sottovalutare l’impatto di elementi impalpabili e non misurabili come il fascino, la personalità, il carattere, la postura, le caratteristiche gestuali di ogni singolo individuo e le molteplici piccole imperfezioni che possono rendere un sorriso unico e perfetto.
Mi spiego: la bellezza è un insieme estremamente complesso ed è fatto anche di elementi evocati. È bello quello che suggerisce o evoca un’emozione, quello che ricorda un altro sorriso di una persona amata, ma soprattutto i dettagli che ci rendono unici, come un labbro superiore più grande, fuori canone, che può diventare un elemento irresistibile. Pensiamo al diastema dell’attrice Lauren Hutton, che presenta anche un lieve strabismo che non le ha comunque impedito di essere considerata una delle donne più belle del mondo, e che mantiene il suo fascino immutato anche dopo i cinquanta anni. Oppure il neo di Cindy Crawford, che spezzava in maniera sensuale una bellezza “troppo” perfetta, e quindi fredda e inaccessibile. Ecco allora come anche il difetto (un incisivo non dritto) diventa una caratteristica di valore e non necessariamente un elemento da correggere.

Come è fatto il labbro ideale?
Esistono dei parametri e delle proporzioni individuate già da Leonardo e ancora valide, ma il chirurgo non può agire su tutto, deve limitarsi a valorizzare il bello che c’è, e possibilmente riequilibrare il troppo o il troppo poco. Una bocca molto grande e pronunciata, con labbra molto piene, può essere resa più naturale e gradevole solo con una dentatura regolarissima e dalle dimensioni contenute, che si può ottenere ad esempio con l’applicazione di faccette in ceramica. Labbra giovani ma sottili possono essere rese più evidenti con uno sbiancamento che ne faccia risaltare il vermiglio e con una piccola dose di acido ialuronico che ne riequilibri il volume.
A questo proposito, va detto che è necessario conoscere l’anatomia del labbro e rispettarla: spesso vediamo bocche, che possiamo definire “gonfiate”, che assumono l’aspetto “a papera” o, peggio, “a canotto”. Significa che non è stata valutata e rispettata l’anatomia tra prolabio e vermiglio, che le salienze (arco di cupido, colonne filtrali e tubercoli labiali) non sono state rispettate, che si è aumentato il volume del labbro superiore senza tenere in considerazione adeguata quello inferiore.

Eppure le persone sono tese alla ricerca di un canone di bellezza più o meno universale...
Io le posso spiegare facilmente che è un’utopia. Meno dello 0,5 % della popolazione è naturalmente molto bella. Negli altri si alternano spesso con armonia caratteristiche piacevoli e difetti. Studi di psicologia sociale hanno dimostrato che i volti perfetti creati al computer mettendo insieme gli elementi graditi dei volti di personaggi famosi (la bocca di Halle Berry, il naso di Naomi Campbell e così via) sono valutati belli, ma non danno emozioni.
Quando viene da me una persona, non vuole trasformarsi in Belen o in Claudia Schiffer, ma ha un’idea del proprio miglioramento ideale e desidera perseguirlo. I pazienti vogliono quindi che la propria immagine interiore corrisponda a quella riflessa nello specchio. Allora, quando tornano a casa, se prima misuravano 1 metro e 60, non diventano poi più alte di 20 cm, e se hanno un bel seno magari continuano ad avere dei difetti, ma riescono a integrare nella mente quello che vedevano come un difetto, lo “risolvono”, e quindi sono felici, più sicure di sé.
Al contrario, diffido dell’equilibrio di chi vuole assomigliare a qualcun’altro: le pazienti che si presentano con la foto di un giornale, non hanno chiara la propria immagine corporea. La chirurgia plastica non può essere considerata un “copia e incolla” di pezzi, così come chi assomiglia già a una persona nota e vuole potenziare, accentuare, la somiglianza, mi fa venire i brividi, perchè significa che non ha integrato una personalità propria. La natura umana cerca istintivamente l’unicità, e solo in parte gli elementi in comune. Però siamo molto esposti all’influenza delle mode e, quindi, negli ultimi anni è capitato che si diffondesse un modello estetico a cui le persone vogliono aderire. Anche in questo caso il medico deve mediare le richieste, perchè la pelle non è come la stoffa che si può allungare o accorciare a piacimento. Tutti questi limiti vanno debitamente spiegati. Gli unici interventi realmente reversibili, per i quali è lecito pentirsi, sono i ritocchi a base di filler riassorbibili come l’acido ialuronico, che danno un risultato naturale (se usati con parsimonia e, soprattutto, buon gusto).

Lei è un fervente ammiratore dell’arte, in che modo influisce sulla sua professione?
Moltissimo, perchè esiste un’arte di bellezza assoluta e universale, e prima della tv erano gli artisti che decidevano e imponevano i canoni di bellezza o, quanto meno, li “fotografavano” nelle loro opere, documentando lo stile del periodo. L’arte è il libro della storia umana, ed è fonte di perenne ispirazione. A parte l’estrema ironia di Botero e altre eccezioni, l’arte ci suggerisce un canone di bellezza che predilige l’unicità e la naturalezza, sia pure con qualche espediente per valorizzare gli aspetti di viso e corpo. L’uomo ha sempre decorato e truccato il corpo, e tracce di rudimentali rossetti sono stati rinvenuti nell’antico Egitto. Le donne hanno sempre istintivamente saputo valorizzare i propri punti di attrazione; quello per la bellezza è quindi probabilmente un istinto dato dall’evoluzione. I soggetti più belli hanno maggiore probabilità di trovare dei partner (belli anche loro) e quindi di riprodursi con successo.

Per la bocca lei sconsiglia sempre interventi definitivi, perché?
Perché il volto è una struttura in perenne dinamismo e perchè si modifica sia la struttura cutanea, che tende a cedere con il tempo, sia la parte ossea, che va incontro a usura, determinando successivamente le depressioni del derma e delle pareti muscolari. La bella bocca ritoccata a 25 anni può non rispondere alle esigenze di una cinquantenne, e non dimentichiamo che la sicurezza di questo genere di interventi e la qualità eccelsa dei materiali devono essere la filosofia da seguire sempre. Le mode passano, ciò che è considerato bello oggi, domani è out, quindi indesiderabile. Ciò che valeva solo per tessuti e lunghezza delle gonne oggi vale anche per il ritocco estetico. Chi vorrebbe zigomi datati anni Novanta?

L'articolo è stato pubblicato sul numero 2 di Cosmetic 2012.

 

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