È questa la domanda che l’AISO si pone da qualche mese. Ma facciamo un passo indietro e chiariamo a cosa si riferisce. L’annosa questione degli studenti Italiani che frequentano il Corso di Laurea di Odontoiatria all’estero sembra avere oggi un’eco molto forte.
Le associazioni ne sono a conoscenza e affermano di avere a cuore il problema, sanno che non possono tirarsi indietro di fronte a una simile questione ma, nonostante abbiano pubblicamente appoggiato l’iniziativa di noi studenti, sono restie a procedere pur avendo a disposizione tutti i mezzi per dare visibilità nazionale al fenomeno e per risolverlo una volta per tutte.
La forza frenante è data dai membri delle associazioni che hanno parenti (figli, nipoti ecc.) che studiano nei CdL di Odontoiatria esteri, persone che hanno un peso politico importante: in costoro viene a crearsi un chiaro, quanto allarmante, conflitto di interessi nell’unica ottica di favorire i propri parenti e non più gli studenti dei CdL Italiani, venendo quindi meno ai propri incarichi. La loro ingerenza non può essere tollerata, tantomeno da un sindacato.
È interessante notare che nell’ultimo numero della rivista ANDInforma, nella pagina che segue l’articolo del Segretario nazionale AISO Andrisani sulle lauree all’estero, è presente il programma con cui è stato rieletto il Presidente Prada con il 90% di consensi, dove si legge il totale appoggio agli studenti di CLMOPD esteri, considerati come nostri pari nel progetto “ANDI YOUNG” (“Nell’elaborazione del progetto ANDI YOUNG sarà necessario intercettare e sostenere le necessità dei giovani odontoiatri [...] compresi quelli che frequentano i corsi nelle università all’estero, a partire dal primo anno di CLOPD, per poterli inserire già nel mondo associativo in qualità di soci uditori, per i quali è prevista l’iscrizione gratuita”).
Il che lascia noi studenti perplessi, dal momento che questo comportamento non è degno di nessun organo che si prefigga di tutelare gli interessi dei professionisti laureati in Italia, che hanno seguito un lungo e difficile percorso formativo. Che si sono dimostrati corretti nei confronti delle istituzioni e hanno rispetto per il sistema, a differenza di coloro che evadono il numero chiuso e per i quali è già pronto un posto in qualche università all’estero, dove il test d’ingresso non c'è. Questi studenti spesso rientrano in Italia un anno prima rispetto ai colleghi che si laureano nel “Belpaese” (secondo l’attuale piano di studi, corrispondente a 6 anni). Basta pagare cifre così alte che nessuna famiglia media può permettersi. Questa non è meritocrazia. Non è l’Italia che noi vogliamo.
Aggirare il test purtroppo non è illegale, ma è certamente sintomo di un sistema che non funziona,un escamotage per aggirare una programmazione necessaria nella nostra disciplina (cosa che non è avvenuta per le cosiddette “cliniche low-cost” per esempio) né è quello a cui l’odontoiatria italiana deve puntare.
In merito alle lauree all’estero l’AISO è irremovibile, tenace e pronta a lavorare duramente fianco a fianco con chi la pensa come noi; siamo un’associazione che agisce sempre seguendo principi corretti, svincolati da qualsivoglia interesse economico o privato e siamo orgogliosi di ciò che facciamo. Quel che chiediamo alle associazioni è di dare una risposta concreta, di agire quanto prima possibile e di mantenere la parola data.
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