In merito a un articolo sull’abusivismo, pubblicato lunedì 1 novembre sul Corriere della Sera, riportiamo di seguito la precisazione del dott. Roberto Callioni.
In merito all’articolo pubblicato sull’inserto del “Corriere Economia” di lunedì 1 novembre u.s. (vedi sotto) titolato “Sanità, il doppio rischio dell’abusivismo”, che riporta tra l’altro dichiarazioni del Past Presidnet ANDI dott. Roberto Callioni, lo stesso - con una nota diramata alla Stampa - ha voluto precisare quanto di seguito riportato.
“Nel ringraziare la redazione del Corriere della Sera e in particolare il Giornalista Isidoro Trovato per la consueta sensibilità rispetto alle problematiche della Professione Odontoiatrica, desidero precisare che le mie dichiarazioni denunciano, come sempre, l’esiguità delle pene previste dall’art. 348 del Codice Penale per i reati di abusivismo e la necessità di un’azione ancora più severa ed energica rispetto al fenomeno del prestanomismo, sino ad arrivare alla radiazione dall’albo degli odontoiatri recidivi, aspetti questi ultimi che pongono alla ribalta anche l’inderogabile regolamentazione delle funzioni della figura del direttore sanitario.
In particolare le dichiarazioni sopra riportate facevano riferimento all’art. 6 comma 9 del Decreto Mille Proroghe che in sostanza risulta essere un salvacondotto per eventuali procedimenti disciplinari per i medici che di fatto fanno da “prestanome” a medici non legittimati all’esercizio della professione e quindi di fatto abusivi.
Insomma un vero e proprio schiaffo allo sforzo moralizzatore, in un ambito appunto, sempre più alla cronaca per fatti di abusivismo e prestanomismo.
Di tutto ciò, tra l’altro, si parlerà alla presenza del Ministro Alfano in un importante Convegno promosso da ANDI Palermo unitamente ad ANDI Nazionale che affronterà a tutto tondo i vari interessanti aspetti di queste gravi problematiche”.
Roberto Callioni
Riportiamo di seguito l'articolo in questione di Isidoro Trovato da Corriere Economia, 1 novembre 2010.
Sanità: il doppio rischio dell'abusivismo
La denuncia, le regole
Lotta agli abusivi. Non sono pochi i professionisti a doversi difendere da questo fenomeno. I più esposti sono quelli dell'area medica: fisioterapisti, per esempio, hanno perfino proposto quattro mosse anti abusivismo ai propri colleghi in modo da difendersi da un fenomeno in continua ascesa. I numeri forniti dall'Associazione italiana fisioterapisti sono impressionanti e indicativi: in Italia ci sono 50 mila fisioterapisti riconosciuti e 100 mila «millantatori » che senza titoli e competenze svolgono attività riabilitativa su inconsapevoli cittadini.
«Chiediamo ai nostri colleghi medici spiega il presidente nazionale dell'Aifi, Antonio Bortone di tenere sempre in allerta il paziente su questo rischio, di consigliare direttamente il nome di un fisioterapista vero, abilitato, serio». E allora ecco le quattro regole fondamentali che possono aiutare i cittadini ad avere una ragionevole certezza di essere in buone mani, e non in senso metaforico: che il titolo di laurea sia stato rilasciato da un'Università italiana e, in caso di titolo estero, che abbia ottenuto il riconoscimento dal ministero della Salute; che l'iscrizione ad una delle associazioni rappresentative dei fisioterapisti, definite per decreto ministeriale; verificare se, durante la visita, è richiesta la visione della documentazione clinica; chiedere sempre il rilascio della corrispondente ricevuta fiscale.
Tariffe e rischi
Problema analogo, ma diverso, lo vivono anche i dentisti. Aprire uno studio è ormai diventato un business , basta fare attenzione a quanti ne sono sorti negli ultimi anni: vetrine accattivanti, pubblicità aggressiva e tariffe al ribasso. Per aprire uno studio dentistico servono circa 300 mila euro e un dentista iscritto all'ordine e abilitato all'esercizio. Basta andare a caccia di un professionista a cui si fa una congrua offerta mensile perché metta il suo nome sulla targa del nuovo centro, poi a lavorare ci penseranno altri. Naturalmente non accade sempre così, ma tra le pieghe di una normativa contorta e piena di eccezioni , può succedere che uno studio apra sotto la supervisione di un professionista, ma che però dia lavoro a semplici laureati in medicina.
A peggiorare la situazione ci si è messa una «vocina» inserita nell'ultimo decreto «milleproroghe». Prima, nel caso venisse accertata una simile situazione, scattava un duplice provvedimento disciplinare: il laureato in medicina veniva sanzionato dall'Ordine dei medici, il dentista titolare invece veniva sottoposto a un provvedimento disciplinare che poteva portare a una sospensione anche di un anno. «Adesso è tutto azzerato spiega Roberto Callioni, past president dell'Associazione nazionale dentisti italiani grazie al colpo di mano nel milleproroghe anche i dentisti colti in flagrante non possono essere sottoposti a provvedimento disciplinare. E dire che il rischio di non poter esercitare la professione per un anno era un bel deterrente».
Reati penali
Il colpo è stato particolarmente duro per una categoria che da tempo denuncia almeno 15 mila abusivi su tutto il territorio. «Sono anni che chiediamo ai governi di intervenire continua Callioni perché chi esercita in maniera abusiva incorre nell'articolo 348 del codice penale e se la cava con qualche centinaio di euro di multa. Anche se, come è già successo, scoviamo imbianchini a fare impianti dentali. La beffa è che il risultato di tanta protesta è un provedimento che opera un colpo di spugna sui dentisti conniventi». Un doloroso colpo di spugna, dritto sui denti.
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