Inutile pensare un 2024 per il settore odontoiatrico senza osservare i dati globali dell’economia italiana. Aldilà degli accadimenti mondiali dell’ultimo anno, e sperando che la circumnavigazione dell’Africa di questi giorni da parte delle navi per evitare di navigare nel Mar Rosso non duri così a lungo da riattivare costi e inflazione, in Italia è prevista una crescita del PIL intorno al 2,3/2,4% con un’inflazione che si dovrebbe attestare al 2,3%, un dato sulla disoccupazione in miglioramento in presenza di un debito pubblico enorme e che veleggia oramai al 154,6%.
Quindi la crescita, aldilà di qualche comprensibile incertezza, ci sarà e sarà quasi sicuramente trainata dal settore privato, dalla domanda interna e dagli investimenti pubblici, nonostante permarrà una certa rigidità delle condizioni di finanziamento che sarà da considerare una variabile indipendente rispetto al tasso di interesse che, per quanto veda terminata la sua corsa al rialzo, non manifesta ancora i previsti segni di inversione di tendenza. Il settore Odontoiatrico può addirittura contare su una serie di punti di forza che permettono di produrre un risultato di settore superiore al dato previsto per il paese e che si possono individuare nell’indispensabilità delle cure odontoiatriche, nell’alta qualità clinica della nostra odontoiatria in abbinata vincente con un confermato rafforzamento del rapporto di fiducia paziente/odontoiatria. Non dimentichiamoci che un influsso positivo viene fornito sia dall’espansione delle esigenze del cittadino in ambito estetico che dalla silver economy, interessantissimo segmento di mercato da tenere in debita considerazione e da presidiare, il tutto supportato dall’innovazione tecnologica che impatta su tutti i processi dello studio. Vantaggi che, in ultima analisi, dovrebbero altresì produrre un flusso di cassa positivo per lo studio che potrebbe così permettersi di operare in autofinanziamento.
Tutto ciò non deve far minimizzare i punti di debolezza esogeni che affliggono il settore quali la frammentazione del mercato che produce un’insufficiente massa critica, l’affollamento dei canali mediatici e una certa carenza di know-how gestionale che, ove presente, è di natura prettamente endogena e sulla quale si può e si deve intervenire senza mezzi termini. Messe così le cose, sembra quasi che dovrebbe essere semplice per ognuno del settore “portare a casa un buon risultato” per il 2024. Non è così. Ed allora parliamone, cambiando addirittura il focus per concentrarci sull’intero settore visto che tutti gli attori coinvolti devono prestare molta attenzione a quella mole di cambiamenti che i tempi stanno mostrando a tutti i livelli, dove tutti dobbiamo arrivare a saper utilizzare le leve a nostra disposizione per tenere sotto controllo la gestione della propria struttura e dove tutti dobbiamo comprendere il valore di ciò che facciamo per trasmetterlo ai nostri interlocutori attraverso la value proposition. Sul controllo di gestione non serve nessun gioco di ruolo perché tutti coloro i quali hanno già applicato e metabolizzato questa funzione, hanno capito quanto sia fondamentale controllare la propria gestione, con efficacia ed efficienza, per beneficiare dei notevoli indiscussi vantaggi competitivi.
Sulla “proposizione di valore” serve invece che si faccia un gioco di ruolo perché solo così si riesce a vedere quanto sia necessario per tutto il settore muoversi all’unisono, senza più pensare che questa funzione valga solo ed esclusivamente per lo studio odontoiatrico; infatti la value proposition, che è vitale per lo studio professionale quando il professionista e lo studio odontoiatrico si rivolgono ai pazienti, vale a sua volta anche per il titolare del deposito dentale nei confronti di quel libero professionista o meglio ancora dei professionisti che rientrano nel proprio target di riferimento quando al deposito si rivolgono per investimenti o acquisti generalizzati e di conseguenza vale la stessa cosa per il produttore e la sua azienda quando si rivolgono ai depositi dentali per la distribuzione dei propri prodotti, in base a come hanno segmentato il mercato. È quindi evidente che, guardando a cosa offre il mercato, ogni attore deve differenziarsi rispetto agli altri, offrendo una serie di vantaggi che vadano a catturare l’attenzione dei propri pazienti o clienti, in base ai bisogni e alle necessità dagli stessi evidenziati. Altrettanto evidente è che gli interlocutori devono sapere “cosa sappiamo fare nella nostra struttura”, il che significa: cosa comunicare, a chi comunicarlo, come comunicarlo e quando comunicarlo in maniera efficace proprio perché siamo in presenza di variabile negativa: l’intasamento dei canali, dove l’intelligenza fa e farà la differenza, pur sempre nel rispetto delle regole.
Senza che nessuno me ne voglia per lo scambio dei ruoli, ecco il passo successivo che diventa veramente uguale per tutti: come si declina la proposizione di valore? La formuletta del declinare è semplice e vale per tutti: si prende il beneficio che si ottiene dall’interlocutore, si deduce il costo debitamente sostenuto, e si arriva a trovare la qualità (valore) della prestazione ricevuta, se paziente, piuttosto che del prodotto/servizio ottenuto, se cliente. Questa qualità, così ottenuta, dovrebbe essere la qualità reale. Si deve però sapere che, oltre alla qualità reale, esiste anche una qualità percepita, dove la qualità reale è fondamentale, perché diversamente non si potrebbe parlare di cattiva, buona o ottima prestazione e lo stesso vale per il prodotto/servizio, mentre la qualità percepita sarebbe bene che fosse sempre superiore alla qualità reale perché in questo caso non avremo nulla da temere da questo 2024: “il buon risultato lo si porta a casa”.
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