SEOUL, Corea del Sud: una review dei ricercatori della Sungkyunkwan University in Corea del Sud ha suggerito che alcuni tipi di nanoparticelle potrebbero essere la prossima soluzione leader nel trattamento sbiancante dei denti. In precedenza erano stati considerati non attendibili a causa del potenziale danno qualora utilizzate per procedure di sbiancamento invasivo, oggi è stato dimostrato invece che molte nanoparticelle migliorano lo sbiancamento se utilizzate in modi non invasivi e forniscono inoltre proprietà antibatteriche, antinfiammatorie e remineralizzanti.
Le nanoparticelle sono già ampiamente utilizzate in odontoiatria, in particolare in protesi, conservativa e parodontologia. Gli attuali agenti sbiancanti utilizzati clinicamente, come il perossido di carbamide e il perossido di idrogeno, possono essere una potenziale causa di danno patologico dovuto alla generazione di radicali liberi. La seguente review ha suggerito che non solo le nanoparticelle sono utili quando aggiunte nel processo di abrasione ai prodotti sbiancanti, ma anche quando utilizzate come agenti sbiancanti perché possono funzionare anche meglio dei prodotti esistenti grazie alla loro capacità di promuovere la remineralizzazione e il loro rilascio di specie reattive di ossigeno utili per lo sbiancamento.
Le specie reattive dell’ossigeno prodotte dipendono dalla nanoparticella: l’ossido di zinco e le nanoparticelle d’oro producono perossido di idrogeno, ma le nanoparticelle a base di argento producono radicali idrossilici. La review ha riportato una ricerca che ha scoperto come il perossido di idrogeno abbia un maggiore effetto sbiancante quando sono utilizzate nanoparticelle d’oro e un altro studio ha dimostrato come l’uso di nanoparticelle d’oro non abbia creato problemi biologici negli animali testati. Tuttavia, secondo gli autori della review, sono necessarie ulteriori ricerche per verificare se queste nanoparticelle potrebbero potenzialmente rappresentare un rischio di tossicità.
In combinazione con la luce a lunghezza d’onda lunga, un altro studio riportato ha suggerito che un composto di ossido di zinco e carbonio da biomassa ha fornito risultati di sbiancamento superiori e non ha riscontrato tossicità evidente. Uno studio simile ha mostrato che, quando attivata da un laser a diodi da 405 nm, una soluzione di perossido di idrogeno al 3,5% contenente nanoparticelle di biossido di titanio forniva un livello di sbiancamento uguale a quello di una soluzione di perossido di idrogeno al 35%.
Il team ha anche riportato i dati di una ricerca sull’idrossiapatite che è nota per conferire forza ai denti aggiungendo apatite allo smalto demineralizzato. Uno studio ha dimostrato che le nanoparticelle di idrossiapatite migliorano il colore dei denti sotto forma di dentifricio e un altro studio ha indicato che i prodotti per l’igiene orale contenenti nanoparticelle di idrossiapatite sono generalmente sicuri.
Lo studio, intitolato “Nanoparticles as next-generation tooth-whitening agent: Progress and perspectives” è stato pubblicato il 15 giugno 2022 su ACS Nano prima dell’inclusione in un’uscita.
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