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UE pronta a ratificare la convenzione di Minamata sul mercurio

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mer. 7 giugno 2017

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Un comunicato dell’UE rende noto che il Consiglio a nome dell’Unione Europea, ha adottato l’11 maggio, alcune decisioni in merito alla convenzione di Minamata sul mercurio. La nota si rifà al nuovo Regolamento sul mercurio varato il 25 aprile con la quale l'UE ha preso le misure legislative necessarie a ratificare la convenzione, contribuendo in tal modo a proteggere i cittadini dall'inquinamento da mercurio.

«Sostanza altamente tossica – sottolinea la nota – il mercurio può comportare, se emesso o rilasciato nell’aria, nel suolo e nell'acqua, gravi rischi per gli esseri umani, i pesci, gli ecosistemi e la fauna selvatica». Potendo percorrere considerevoli distanze in aria e in acqua, «rappresenta una minaccia globale da affrontare solamente attraverso la cooperazione a livello internazionale».

Per proteggere la salute umana e l’ambiente globale dagli effetti nocivi del mercurio, la convenzione di Minamata fornisce un quadro normativo internazionale. La firma del Trattato da parte dell’Unione europea insieme agli Stati membri è avvenuta il 10 ottobre del 2013 in Giappone a Kumamoto. Attraverso di esso la UE si impegna a garantire la ratifica e attuazione in tutti gli Stati della Unione europea.

Per José A. Herrera, ministro maltese dell'ambiente e presidente del Consiglio «la ratifica della convenzione di Minamata – ha detto – è un grande passo avanti nel combattere l'inquinamento da mercurio. L’UE prende molto sul serio la salute dei propri cittadini e partecipa agli sforzi internazionali volti a limitare le emissioni e i rilasci di mercurio su scala globale. La presidenza maltese – sottolinea la nota – e a partire dal 1º luglio, quella estone entrante, monitoreranno i lavori preparatori necessari all'interno dell’UE per la prima conferenza dei firmatari della convenzione».

Nel trattare tutti gli aspetti connessi all'uso del mercurio, queste sono le misure stabilite dalla Convenzione di Minamata:

  • vietare la costituzione di nuove miniere di mercurio e eliminare progressivamente quelle esistenti
  • ridurre l'uso, le emissioni e i rilasci di mercurio proveniente dall'estrazione dell'oro a livello artigianale e su piccola scala e da attività industriali di grande portata
  • eliminare gradualmente e progressivamente l'utilizzo del mercurio in una serie di prodotti e processi con aggiunta di tale sostanza, in particolare l'utilizzo nell'amalgama dentale
  • limitare il commercio e proibire la produzione, l'importazione e l'esportazione di mercurio e di un'ampia gamma di prodotti con aggiunta di tale sostanza, quali batterie o lampade
  • controllare e ridurre le emissioni atmosferiche e i rilasci nel suolo e nell'acqua
  • garantire lo stoccaggio più sicuro e la corretta gestione dei rifiuti di mercurio

Riportiamo il pensiero di Raimondo Pische, professionista con 30 anni di esperienza, forte di oltre 200 mila prestazioni giunte alla sua osservazione, il quale, da ex ammalato di tossicosi mercuriale ma soprattutto apprezzato Autore de “Il Tao del sorriso, dal veleno in bocca al benessere dell’anima” si sente in dovere “di dire la sua” sul recente provvedimento.

«Nell'evoluzione culturale e scientifica del mondo accademico e nella crescente consapevolezza della Comunità in riferimento all'enorme e sottostimato pericolo che il mercurio rappresenta per la salute umana – osserva Pische –, prende finalmente forma anche a livello politico l'esito dell'estenuante diatriba amalgama-sì / amalgama-no. Seppur consapevoli che i tempi non possono essere brevi – continua –, emerge dalle ultime decisioni a livello di Consiglio Europeo, la necessità di bandire il mercurio anche dall’attività odontoiatrica che rappresenta (secondo le stime dell'OMS) la più importante fonte d’inquinamento non industriale di mercurio. La responsabilità nel rispetto della salute dell'uomo (pazienti, dipendenti, dentisti stessi) e dell'ambiente, alla cui determinazione contribuiamo come categoria in maniera così devastante – puntualizza Pische – deriva soprattutto dal comune dovere civico, ma anche da quello deontologico che impone, proprio in qualità di professionisti della sanità, attenzioni ancor maggiori».

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