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Testare l’utilizzo delle panoramiche dentali per la diagnosi precoce dell’osteoporosi. È l’obiettivo perseguito da Elena Calciolari, originaria di Mantova, già ricercatrice al Center for Oral Clinical Research della Queen Mary University of London e Clinical Lecturer in Parodontologia nella stessa Università, attualmente impegnata in una ricerca su un nuovo metodo di screening dell’osteoporosi all’Università di Parma.
L’osteoporosi, una delle più comuni malattie metaboliche dell’osso, è caratterizzata da una progressiva riduzione della densità minerale ossea e da un’alterazione della sua architettura. Anche conosciuta come “epidemia silenziosa” spesso non si manifesta né viene diagnosticata prima che si giunga a frattura, fenomeno cui va incontro una donna su due.
«Nei primi anni a Londra mi sono occupata di una revisione sistematica e meta-analisi che ha mostrato come specifici misurazioni quantitative e qualitative fatte su radiografie panoramiche abbiano un potenziale nell’intercettare donne affette da osteoporosi» spiega la Calciolari che nel 2012, grazie alla vincita della borsa di studio indetta dalla Società Italiana di Parodontologia (SIdP), si è trasferita a Londra dove ha intrapreso il dottorato di ricerca allo UCL Eastman Dental Institute sotto la supervisione di Nikolaos Donos, studioso di fama mondiale.
«La revisione ha evidenziato la necessità di studi ben orientati che confermino il potenziale di questi indici. Da qui – dice – l’idea di effettuare uno studio presso l’Università di Parma, piaciuta a L’Orêal e all’UNESCO che mi ha permesso di vincere anche una delle prestigiose borse annuali promosse nel contesto del progetto “For Women in Science”».
Grazie a tale affermazione, da novembre la Calciolari sta portando avanti una ricerca per valutare la sensibilità di un indice qualitativo, il “Klemetti Index” che misura la porosità della corticale mandibolare. Le pazienti con ridotta densità ossea (osteoporotiche) sembrano infatti presentare dei chiari segni di porosità intercettabili sulla panoramica.
«Abbiamo eseguito alcuni casi pilota che hanno confermato il potenziale dell’Index e siamo in attesa di partire con lo studio vero e proprio che contiamo di completare nei prossimi sei mesi». «Se i risultati saranno incoraggianti come speriamo – continua – procederemo con la richiesta di fondi ulteriori per testare un primo programma di istruzione dei dentisti alla misurazione dell’indice di Klemetti».
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