Le tecniche di rigenerazione tissutale guidata (GTR) sono fondate sul principio dell’esclusione cellulare selettiva: mediante la copertura del difetto intraosseo con una barriera fisica, si consente l’accesso e la proliferazione alle sole cellule in grado di ricostruire l’apparato di attacco parodontale.
Viene presentato il caso di un difetto intraosseo profondo a carico dell’elemento dentario 1.3 risolto mediante procedura di rigenerazione tissutale guidata (GTR). Al termine della terapia causale e della terapia parodontale non chirurgica, il paziente è sottoposto a successiva rivalutazione; viene quindi programmata una procedura di rigenerazione tissutale guidata (GTR) a carico dell’elemento 1.3 secondo la tecnica della Modified Papilla Preservation Technique (MPPT).
Dopo aver effettuato l’incisione dei tessuti molli, così come descritto dal protocollo chirurgico, la papilla interdentale viene sollevata e ribaltata sul versante palatale; si procede quindi con l’elevazione di un lembo a spessore totale che espone l’area interprossimale (Fig. 1).
Poiché il difetto intraosseo presenta una morfologia complicata, allo scopo di accedere anche alle zone più profonde, il debridement e il trattamento della superficie radicolare vengono effettuati per mezzo di inserti ultrasonici dedicati; gli stessi inserti vengono utilizzati anche per rimuovere il tessuto di granulazione (Fig. 2).
Al completamento di questo tempo chirurgico, una membrana di tipo riassorbibile viene posizionata a copertura dell’innesto di biomateriale di origine eterologa (Fig. 3) e fissata con due pins in titanio allo scopo di stabilizzare il coagulo e condurre la neoformazione tissutale all’interno del difetto (Fig. 4). Per consentire una chiusura per prima intenzione che sia completamente priva di tensione, il lembo buccale viene adeguatamente deteso e posizionato coronalmente; la ferita chirurgica è infine suturata con un filo 4/0 in PTFE (Fig. 5).
Sebbene in letteratura i risultati clinici della strumentazione meccanica siano considerati sovrapponibili a quelli della strumentazione ultrasonica, nei difetti intraossei più profondi e con una morfologia complicata, l’impiego di inserti dedicati riveste un ruolo cruciale, poiché consente l’accesso alle zone più profonde del difetto, altrimenti impossibile con una strumentazione di tipo classico, quali curettes o frese per parodontologia.
Grazie all’azione degli ultrasuoni è possibile effettuare in maniera semplice e rapida il clivaggio e la rimozione del tessuto reattivo (sempre abbondantemente presente all’ interno della lesione) oltre che la completa decontaminazione della superficie radicolare anche laddove il contatto diretto tra superficie radicolare e inserto vibrante sia reso impossibile dalla difficoltà di accesso al sito o dalla complessità della morfologia radicolare.
Ciò è possibile grazie all’effetto combinato della cavitazione e del microstreaming acustico, che svolgono un’azione diretta sul biofilm batterico e sulle endotossine che sono adese alla superficie radicolare; va inoltre sottolineato che, per sfruttare al massimo l’effetto sopra descritto, è consigliabile che l’interno del difetto intraosseo sia mantenuto sotto costante irrigazione con soluzione fisiologica sterile.
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