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Riabilitazione di paziente già portatore di protesi con overdenture su due ball attachment preesistenti e usurate

Fig. 1 - Ball attachment preesistenti.
Carlo Borromeo

Carlo Borromeo

lun. 26 maggio 2014

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La paziente di anni 70, portatrice da circa 20 anni di protesi totale superiore e protesi totale inferiore ancorata a 2 Ball attachment con attacco in metallo e molletta ritentiva in titanio, si presenta in studio per rifare le 2 protesi ormai completamente abrase e senza più ritenzione sugli attacchi.

Durante la prima visita da parte del clinico si evidenziano abrasioni sulle sfere degli attacchi costruite ancora in oro (Fig 1). La paziente chiede di non sostituire le sfere anche per contenere i costi. Quindi, dopo aver misurato il diametro delle sfere, si costruisce un porta impronte individuale con il quale si prendono le impronte definitive; si prosegue con la registrazione e, dopo aver montato i denti e averle provate nel cavo orale e quindi ripristinato estetica e funzione sulla protesi inferiore (Fig. 2), si costruiscono le mascherine in silicone linguale (Fig. 3) e vestibolare (Figg. 4, 5). Le stesse ci serviranno per guidarci nella scelta dei contenitori per cappette e valutare se c’è spazio per la costruzione di una struttura in metallo per rinforzare la protesi inferiore.

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Si decide per l’utilizzo di cappette elastiche Rhein, vista la compatibilità degli attacchi con i diametri delle sfere e la possibilità di poter variare le tenute degli attacchi sulle sfere, offrendo così alla paziente più opportunità di poter scegliere in base alle sue esigenze. Procedo nella costruzione della struttura di rinforzo cominciando a crearmi lo spazio tra i tessuti e la stessa con della cera calibrata (Fig. 6), poi adatto del teflon sugli attacchi e intorno a tutta la zona circostante, creando così un campo isolato e alloggio i 2 posizionatori di contenitori di cappette calcinabili (Fig. 7). Posiziono i contenitori Ot Box Classic (Fig. 8), verifico lo spazio a disposizione per la finalizzazione del lavoro con le mascherine vestibolari e linguali (Figg. 9-11), poi provo i contenitori Ot Box Special (Fig. 12) e controllo con le mascherine se ho più spazio a disposizione (Figg. 13, 14). Dopo aver deciso di utilizzare i contenitori Ot Box Special più Connector, inizio ad assemblare con i componenti calcinabili e della resina per unire la mia struttura sempre aiutandomi con le mascherine in silicone (Figg. 15-17).

Ultimata questa, la imperno mantenendola sul modello (Fig. 18). Dopo aver ultimato l’imperniatura con perni di colata e accessori e una barra stabilizzante in metallo, la sfilo dal modello (Fig. 19, 20) e dopo averla messa in rivestimento e fusa, pulisco la struttura dal rivestimento (Figg. 21, 22). La provo sul modello per verificare che tutto sia andato a buon fine (Figg. 23-25). Rifinisco la struttura, inserisco i teflon e provo il tutto sul modello (Figg. 26-28). Riverifico con le mascherine che lo spazio a disposizione sia sufficiente (Figg. 29, 30). A questo punto procedo con la finitura del lavoro dopo aver opacizzato la struttura (Fig. 31). Quindi inserisco i teflon più adatti alla situazione con la chiavetta (Figg. 32, 33) e il lavoro ultimato pronto per la consegna in studio (Fig. 34) dopo la prova nel cavo orale vengono sostituiti direttamente in studio i teflon rosa con quelli verdi di diametro ridotto per aumentare così la ritenzione dando una buona stabilità alla protesi e più confort alla paziente (Fig. 35).

Come si può vedere, anche un ripristino protesico in una situazione preesistente dove le componenti ritentive sono usurate o non in ottimo stato siamo riusciti a ottenere un buon risultato sia estetico che funzionale, senza grandi interventi clinici ed economici, utilizzando al meglio la componentistica Rhein, in particolare i contenitori di cappette calcinabili a barra. Mi hanno permesso di ridare alla paziente quello che desiderava da tempo e al clinico una soluzione pratica e funzionale, quindi credo che poter utilizzare al meglio queste soluzioni protesiche siano un valore aggiunto per il laboratorio.

L'articolo è stato pubblicato sul numero 2 di Lab Tribune Italy 2014.

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