OSLO, Norvegia: Il tumore della testa e del collo è il settimo gruppo di tumori più diagnosticati a livello globale, e tra le sue modalità di trattamento vi è la radioterapia, utilizzata come terapia primaria, come adiuvante o palliativo. Il trattamento del tumore della testa e del collo con la radioterapia presenta una serie di problemi per la salute dentale dei pazienti a causa di danni da radiazioni al tessuto normale circostante. Uno strumento fondamentale per accelerare il ritorno alla normale funzionalità orale è stato l’uso degli impianti dentali, anche se si è discusso se collocarli prima o dopo la radioterapia. Recenti ricerche di dottorato dell’Università di Oslo hanno esplorato sistematicamente la questione, producendo alcuni risultati molto significativi.
L’impatto sulla salute orale del trattamento del tumore della testa e del collo
Come confermato da recenti ricerche scientifiche, le implicazioni del trattamento del cancro della testa e del collo per la salute orale sono numerose e varie. In primo luogo, ciò che sconvolge molti pazienti è che possono richiedere l’estrazione di denti, non recuperabili, prima della radioterapia, al fine di ridurre al minimo l’estrazione dopo la terapia, a causa del rischio di osteoradionecrosi. Infatti, dopo che i pazienti ricevono le radiazioni nelle aree interessate, in molti possono manifestare mucosite orale, infezioni fungine e perdita del gusto. Altre possibili conseguenze della radioterapia sono la riduzione della produzione di saliva, con conseguente formazione di carie; la fibrosi dei tessuti, che causa trismo e stenosi faringo-esofagea; la mucosa sottile e ipersensibile, che rende scomodo indossare protesi dentarie rimovibili. Un importante corollario di questi effetti fisiologici dolorosi e debilitanti è che i pazienti sperimentano comprensibilmente una ridotta qualità di vita, significative difficoltà emotive e sociali.
Gli impianti come mezzo per ripristinare la funzione orale
Il ruolo degli impianti osteointegrati nel ripristino della funzionalità orale nei pazienti affetti da tumore della testa e del collo è ormai consolidato. Tuttavia, come descrive la dottoressa Lisa Printzell nella sua tesi di dottorato recentemente completata, l’uso di impianti in pazienti che sono stati o devono essere sottoposti a radioterapia presenta una serie di sfide, principalmente legate alla ridotta capacità di guarigione dei tessuti molli e dell’osso irradiati. Nella notizia pubblicata sul sito web dell’università, la dott.ssa Printzell ha dichiarato che: «La sopravvivenza degli impianti dentali inseriti in ossa mascellari irradiate è significativamente inferiore rispetto a quelli inseriti in pazienti non irradiati».
Per aggirare questo problema, la strategia più utilizzata è stata quella di posizionare gli impianti prima dell’applicazione delle radiazioni alla regione della testa e del collo, dando così un vantaggio all’osteointegrazione e migliorando la qualità di vita dei pazienti in tempi più brevi grazie alle protesi definitive. Tuttavia, la ricerca della dott.ssa Printzell dimostra che questo approccio non è privo di difetti, in particolare il problema della retrodiffusione delle radiazioni da parte degli impianti in titanio, che le riflettono sui tessuti circostanti e quindi intensificano gli effetti dannosi della radioterapia. «Quando le radiazioni ionizzanti sono dirette a un tumore canceroso e c’è un impianto in titanio nel campo della radiazione, non tutte le radiazioni penetrano nel metallo. Al contrario, si rifletterà sul tessuto circostante», ha spiegato la dottoressa.
Capire meglio la retrodiffusione
Per determinare se la retrodiffusione del titanio rappresenti una minaccia maggiore per l’osteointegrazione rispetto alla ridotta capacità di guarigione dell’osso precedentemente irradiato, una parte fondamentale della ricerca della dott.ssa Printzell è stata quella di esplorare sistematicamente l’effetto della retrodiffusione su due dei tipi di cellule più importanti per la guarigione dell’osso e l’osteointegrazione degli impianti, ovvero le cellule staminali mesenchimali e gli osteoblasti. Utilizzando diverse dosi di radiazioni, da 2 a 10 Gy, la dott.ssa Printzell ha misurato l’entità dell’effetto della retrodiffusione su questi tipi di cellule.
I risultati sono stati estremamente indicativi: «Abbiamo anche scoperto che la dose più alta di 10 Gy ha inibito la capacità di entrambi i tipi di cellule di spostarsi da un punto all’altro del titanio, mentre dosi più basse (2 e 6 Gy) non hanno causato danni significativi al DNA né hanno influenzato la capacità delle cellule di spostarsi. I risultati indicano che le radiazioni di retrodiffusione del titanio a dosi di 2 Gy non causano danni cellulari maggiori di quelli causati dalla stessa dose senza la presenza di un impianto». Questi risultati gettano luce sulla questione cruciale dell’efficacia e della sicurezza dell’inserimento di impianti nei pazienti affetti da tumore della testa e del collo prima di sottoporli a radioterapia.
Nota editoriale:
La tesi della dott.ssa Lisa Printzell dal titolo “The Impact of Radiation Backscatter on Cells Involved in the Osseointegration of Titanium Dental Implants” è disponibile cliccando QUI.
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