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Restauro immediato su impianti nel mascellare edentulo

Protesi perforata per guadagnare spazio libero intorno ai cilindri provvisori Uni Abutment EV.
F. Rojas-Vizcaya

F. Rojas-Vizcaya

mer. 29 aprile 2015

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L’implantologia è diventata una forma consolidata di trattamento con risultati buoni e prevedibili per la ricostruzione funzionale ed estetica nei casi di disfunzione masticatoria. Siccome l’osso mascellare spesso è molle e talvolta di volume insufficiente, la mascella edentula potrebbe essere una grande sfida per il dentista.

Il tipo di trattamento scelto è decisivo per il successo, in particolare quando i pazienti necessitano di una protesi fissa immediata. In tali casi, il trattamento di successo richiede la stabilità primaria degli impianti inseriti e un numero di impianti sufficiente per sostenere la sovrastruttura.
Inoltre, il posizionamento esatto è essenziale e si può raggiungere con una pianificazione computer assistita. Si sono raccomandati almeno sei impianti per supportare una protesi fissa nel mascellare edentulo. Inoltre, nell’osso tenero è necessario utilizzare un sistema implantare che garantisca la sufficiente stabilità primaria dovuta alla sua geometria esterna e al design della sua filettatura.
Un altro requisito indispensabile per il successo del trattamento è l’attacco senza tensione della sovrastruttura protesica. È anche auspicabile la stabilizzazione primaria degli impianti rispetto alla sovrastruttura, che si può ottenere con un restauro a barra fresata. Utilizzando la tecnologia CAD/CAM, oggi si possono realizzare soluzioni a lunga travata di elevata precisione con un attacco accurato.

Case report
Una paziente di 69 anni si è presentata nel nostro studio. Tranne i denti 17 e 27, la mascella era edentula. I restanti denti non potevano essere conservati a causa della situazione parodontale. Una protesi provvisoria rimovibile è stata ancorata ai molari superiori. La paziente ha richiesto una protesi fissa per ripristinare definitivamente la funzione masticatoria e l’estetica. L’esame clinico e radiografico ha dimostrato che l’osso era sufficiente per posizionare gli impianti che avrebbero potuto sostenere una protesi fissa (Figg. 1 e 2), ed è stata progettata una protesi immediata con barra di ritenzione su sei impianti OsseoSpeed EV.
Gli impianti OsseoSpeed EV e il nuovo protocollo di perforazione permettono un’eccellente stabilità primaria, che rende questa una soluzione ideale di trattamento per questo caso particolare. Inoltre, la superficie OsseoSpeed ha specifiche indicazioni per le applicazioni nell’osso morbido. Per posizionare gli impianti in sicurezza e con precisione, è stato programmato l’uso di una mascherina chirurgica. La protesi mascellare provvisoria è stata duplicata e il laboratorio ne ha tratto una mascherina chirurgica.
La dima chirurgica è stata utilizzata per determinare la migliore posizione protesica per gli impianti (Fig. 3). Dopo aver inciso e sollevato un lembo, l’osso si è rivelato di buona qualità e di volume sufficiente a garantire una parete ossea buccale di circa 2 mm non appena inserito l’impianto. In tutto sono stati collocati nella mascella sei impianti OsseoSpeed EV 3.6 S. È stato seguito il protocollo di perforazione consigliato, con la Twist Drill EV, la Step Drill EV e Cortical Drill EV.
Gli impianti sono stati inseriti con un torque di 25 Ncm, usando un contrangolo e la Implant Driver EV (Fig. 4). L’installazione finale è stata eseguita manualmente. Successivamente gli abutments Uni EV da 2 mm sono stati collegati manualmente agli impianti utilizzando l’Uni Driver EV (Fig. 5).
I cilindri provvisori Uni Abutment EV sono stati collocati sui monconi per fissare la protesi provvisoria. La procedura chirurgica è stata completata con il riposizionamento dei lembi di tessuto molle e la sutura attorno ai monconi (Fig. 6).
La protesi provvisoria è stata abbondantemente ridotta al livello dei cilindri provvisori così da poter essere collocata in modo sicuro sulla parte superiore dei cilindri. Il mascellare è stato coperto con una diga di gomma per proteggere la ferita chirurgica appena suturata (Fig. 7).
La protesi provvisoria modificata è stata assicurata ai cilindri con resina autoindurente. Successivamente, i cilindri sono stati accorciati a livello della protesi e i canali sono stati chiusi con silicone (Fig. 8).
La paziente ha così avuto una protesi provvisoria immediata in una sola seduta. Le radiografie hanno mostrato un’eccellente adattamento dei monconi e dei cilindri e un buon posizionamento degli impianti (Fig. 9).
Dopo l’osteointegrazione degli impianti, i denti 17 e 27, che non potevano essere conservati, sono stati estratti. Dopo otto settimane di guarigione, la protesi provvisoria è stata rimossa e gli abutments Uni EV sono stati scoperti per prendere l’impronta finale (Fig. 10).
Per questa procedura, i Pick-Ups Uni Abutments EV sono stati collegati ai monconi e l’impronta è stata effettuata utilizzando un portaimpronte individuale (Fig. 11).
Non appena indurito il materiale da impronta, i perni sono stati svitati e l’impronta è stata rimossa. Gli analoghi Uni Abutments EV sono stati uniti ai pick-up nell’impronta per preparare il modello master in gesso (Fig. 12).
È stata fatta una ceratura diagnostica sul modello per poter programmare con esattezza la posizione e la dimensione della struttura prevista.
Il modello e la ceratura sono stati inviati al centro di produzione Dentsply Implants, dove sono stati sottoposti a scansione e i dati sono stati trasferiti al software Atlantis Isus. Utilizzando il software, è stata progettata una protesi ibrida Atlantis Isus (Fig. 13). Dopo il controllo e l’approvazione di questo progetto da parte del dentista e dell’odontotecnico, la struttura è stata fresata a partire da un blocco solido di cromo-cobalto nel centro di produzione Dentsply Implants.
L’analisi dell’adattamento preciso è stata controllata e verificata facendo riferimento al modello master (Fig. 14). Con la ceratura sviluppata in precedenza, è stata completata la protesi definitiva. La protesi ibrida Atlantis Isus è stata posizionata sugli abutment con un torque di 15 Ncm (Fig. 15). I fori delle viti sono stati successivamente sigillati con composito.
L’area di contatto della protesi con la mucosa mascellare è stata modellata in una forma leggermente convessa che impedisce la fuoriuscita dell’aria, evita problemi fonetici e di stipamento del cibo, e permette una buona igiene della bocca e della protesi (Fig. 16). Le radiografie di controllo hanno mostrato l’osso marginale al livello dell’emergenza dell’impianto e anche un eccellente adattamento del restauro protesico (Fig. 17). Estetica e funzionalità sono stati perfettamente ricreati e il labbro superiore era ben supportato dalla protesi. La paziente era molto soddisfatta del risultato (Figg. 18a, 18b).

Conclusioni
Il restauro del mascellare edentulo con una protesi fissa su impianti offre grandi sfide al dentista curante. Il caso specifico fa vedere come si può realizzare un eccellente restauro protesico in termini sia di funzione sia di estetica mediante l’uso dell’Astra Tech Implant System EV e di una protesi su impianti Atlantis Isus specifica per paziente.

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L’articolo è stato pubblicato la prima volta su Cad/Cam International, n. 4 2014.

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