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Qui ed ora. Concentrati e consapevoli con la mindfulness

Carola Murari, Psicologa del lavoro.

Carola Murari, Psicologa del lavoro.

lun. 20 aprile 2020

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Oggi. Adesso. Questi minuti che state dedicando alla lettura. Mai come in questi giorni, colpiti da eventi sanitari improvvisi e imprevedibili, queste parole sono entrate così in conflitto con quelle, invece, legate a due dimensioni temporali che noi occidentali facciamo fatica a ricacciare dal nostro presente: il passato e il futuro. Da sempre le abbiamo investite del potere di condizionare fortemente il nostro vivere quotidiano, un potere che non gli spetterebbe se la nostra mente ragionasse in linea con filosofie di pensiero per le quali l’unica verità a cui appellarsi è il “qui ed ora”, il famoso “hic et nunc” latino. Il passato, in quanto già trascorso, non esiste più. Il futuro, nondimeno, è progettualità illusoria che deve ancora verificarsi, non esiste ancora. Essere in grado di percepire e vivere l’attualità del momento presente significa essere in possesso di un reale consapevolezza.

“Con-sapere”: non vi parlerò di lontane filosofie orientali zen o modaioli approcci new age, bensì di costrutti che negli anni si sono sempre più fatti spazio nel mondo della medicina e della psicologia arricchendo le nozioni su come la nostra mente conosce se stessa e il mondo circostante e si relaziona ad essi. Sono stati proprio gli studi e le ricerche avviate a partire dalla fine degli anni Settanta che hanno messo in luce quanto i nostri meccanismi di conoscenza e relazione siano molto spessi privi della reale consapevolezza che sarebbe indispensabile per un vivere quotidiano privo di eccessiva sofferenza e stress. Oggi più che mai siamo davvero consapevoli di ciò che ci sta accadendo intorno e di come questo abbia condizionato la nostra vita? Crediamo davvero che un accumulo giornaliero, talvolta compulsivo, di notizie estrapolate da più fonti giornalistiche, dai media e dai social ci renda realmente consapevoli? Costretti a ridimensionare da un giorno all’altro le nostre attività da uno spazio esterno a quello delle nostre case, a riprogrammare la distribuzione del nostro tempo, ad imparare a suddividere gli spazi fisici e mentali tra le ore dedicate al lavoro e quelle dedicate alle relazioni e alla famiglia per chi non vive da solo. Le circostanze ci hanno richiesto un grande sforzo mentale, non c’è dubbio. Uno sforzo che inevitabilmente si sta accompagnando a pensieri di rammarico, malinconia, frustrazione, delusione, paura, incertezza, angoscia che si autoalimentano senza sosta e che rischiano di offuscare completamente il nostro presente, intrappolati nel passato che rimpiangiamo e nel futuro per il quale nutriamo paure non biasimabili. Ho scoperto ai tempi dell’università un piccolo e grande rimedio proprio grazie alla sua capacità di essere uno strumento estremamente pratico e concreto.

Mindfulness. La pienezza della mente. La consapevolezza profonda.
Nel 1979 il Prof. Jon Kabat-Zinn ha ideato un percorso per i suoi pazienti chiamato “Stress Reduction Clinic” articolato in otto settimane presso la Massachusetts Medical School, accolto così favorevolmente dai colleghi psicologi da diventare negli anni successivi da un protocollo clinico dal nome Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR). Si è rivelato un utile strumento preventivo e integrativo dei percorsi psicologici tradizionali per favorire la riduzione di forme di sofferenza fisica, psicologica ed esistenziale. Come? Allenando proprio le cosiddette pratiche della consapevolezza del “qui ed ora”. Si tratta di riconoscere e imparare a gestire tutti i meccanismi psicologici che si innescano per contrastare, più che realmente affrontare, il cambiamento, lo stress ad esso associato o le situazioni a forte impatto negativo per il sé. Inconsciamente attuiamo azioni di evitamento, negazione, proiezione o dissociazione, solo per citarne alcune. Raggiungere uno stato di consapevolezza reale del proprio presente permette alla nostra mente di essere più libera e di incanalare le proprie energie nella gestione mirata e serena dell’inevitabile e improvviso cambiamento che è parte integrante della vita di ciascuno di noi. La pratica della Mindfulness non mira all’alienazione mentale verso una dimensione di pace e fiducia lontane dalla realtà in cui evitare il dolore e il reale contatto con il mondo. Tutt’altro. Chi ha seguito percorsi guidati di Mindfulness ha allenato la capacità di concentrazione sui propri pensieri, sulle proprie azioni e sulle relazioni interpersonali. Senza voler entrare nel merito della ricerca scientifica a riguardo, non è questa la sede, mi preme soltanto mettere in evidenza che gli studi su campioni di popolazione hanno confermato che la pratica della Mindfulness è correlata a effettivi cambiamenti di forma e funzioni delle nostre strutture cerebrali, fino addirittura a riscontrare la presenza di cambiamenti misurabili in una parte del tronco cerebrale coinvolta nella produzione di serotonina (Lazar, 2005).

Negli anni anche la scuola cognitivista ha fatto sua questa pratica inaugurando il Mindfulness Based Cognitive Therapy (MBCT) coniugando la pratica e l’applicazione clinica della meditazione di consapevolezza agli strumenti della terapia cognitiva, in particolar modo per il trattamento di pazienti affetti da disturbi di personalità depressiva. Gli studi di efficacia, a cui rimando nelle note bibliografiche per un maggior approfondimento, hanno dimostrato una significativa riduzione dei sintomi fisici e psicologici a lungo termine, una riduzione dell’automaticità dell’usale funzionamento della mente, profondi e positivi cambiamenti dell’atteggiamento, del comportamento e della percezione di se stessi, dell’altro e dell’ambiente.
Anche la psicologica sistemica relazionale ha adottato la pratica della Mindfulness nei suoi interventi, grazie soprattutto alla pratica meditativa interpersonale chiamata Insight Dialogue sviluppata a partire dal 1995 da Gregory Kramer. A differenza dei precedenti, l’Interpersonal Mindfulness Program (IMP) ampia il proprio raggio di azione coinvolgendo nel processo di acquisizione di consapevolezza anche tutto il sistema di relazioni che il singolo ha con gli altri e con l’ambiente circostante. La ricerca ha confermato, anche in questo caso, benefici in termini di maggiore accettazione e apertura all’esperienza con l’altro, di riduzione dello stress associato alle dinamiche relazionali quotidiane e di apprendimento di modalità di ascolto più profondo di sé e degli altri.

Vi sembra tutto molto distante da voi? Provate a cercare nella vostra città i centri che promuovono percorsi individuali e di gruppo improntati sulla Mindfulness. Vi stupirete nello scoprire che non è nulla di così lontano e non si tratta della classica moda all’americana che arriverà in Italia con i canonici vent’anni di ritardo.
Vi sembra ancora qualcosa che poco ha a che fare con la vostra concreta vita personale e professionale? Vi lascio immaginare le potenzialità di questo approccio alla mente su qualsiasi ambito della vostra vita, a partire dalla gestione dello stress lavoro-correlato e delle relazioni interpersonali nei piccoli-medi gruppi di lavoro.
Se, ancora diffidenti e perplessi, vi state interrogando su quali risultati effettivi siano stati raggiunti in ambito professionale, vi saluto con questo breve elenco di grandi multinazionali che hanno fatto della Mindfulness il loro asso nella manica: Apple, Yahoo, Ebay, IBM, Google, Deutsche Bank, General Motors, Toyota, Volvo, Reebok, Unilever.

NOTE BIBLIOGRAFICHE
- Kabat-Zinn Jon, Vivere momento per momento (1990), Corbaccio 2016.
- Siegel R., Qui e ora. Strategie quotidiane di mindfulness (2014), Edizioni Erikson.
- Lazar, S. W., Kerr C., Wasserman R. J., Gray J. R. , Greve D. (2005), Meditation experience is associated with increased cortical thickness, NeuroReport, 16(17), 1893-1897.
- Kuyken, W., Watkins, E., Holden, E., White, K., Taylor, RS, Byford, S., Evans, A., Radford, S., Teasdale, JD, e Dalgleish, T. (2010 ). Come funziona la terapia cognitiva basata sulla consapevolezza? Behaviour Research and Therapy 2010 48 (11), 1105-1112.
- Kuyken W., Warren, FC, Taylor, RS, et al. (2016). Efficacia della terapia cognitiva basata sulla consapevolezza nella prevenzione delle recidive depressive . JAMA Psychiatry 2016; 73 (6): 565.
Farb, N., Anderson, A., Mayberg, H., Bean, J., McKeon, D., e Segal, ZV (2010). L’allenamento di consapevolezza altera la risposta neurale alla provocazione di umore triste in un campione clinico misto. Emotion 2010 10 (1), 25-33.

L'articolo è stato pubblicato per la prima volta su managementodontoiatrico.it
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