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Quando un -nuovo- sorriso è figlio della sinergia tra Medicina Estetica e Odontoiatria

Marco Pizzocco

Marco Pizzocco

gio. 3 luglio 2014

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Un bel sorriso costituisce, da sempre, una buona carta da giocare in quanto ad “appeal”. L’impatto visivo di una bella bocca, incorniciata da due labbra ben delineate è impareggiabile. Un tempo, l’unico modo possibile per migliorare il proprio sorriso, anche per la persona più attenta alla propria estetica, consisteva, ove necessario, nella realizzazione ad hoc di protesi.

Le donne avevano poi a disposizione trucchi e belletti per disegnare e colorare le proprie labbra. Aimè ciò non bastava: una dispettosa spugnetta e l’incanto svaniva. L’avvento dei filler e, in seguito, di strumentazioni tecnologiche, ha fornito nuove possibilità, con risultati eccellenti e stabili nel tempo. Amo considerare le labbra, piccola zona mucosa estroflessa sul viso ed incorniciata da epitelio, una sorta di “zona franca”. Un luogo di confine tra due mondi: il dentro e il fuori.

Schematicamente si potrebbero individuare due zone di intervento:
1. La zona mucosa, vermiglio compreso
2. La regione periorale, costituita da quella parte di viso più prossima alla rima orale.

In linea di massima gli inestetismi trattabili dal medico estetico nella zona mucosa possono essere:
• Asimmetrie
• Carenze di sostanza
• Presenza di rughe e pieghette glifiche verticali
• Scarsa definizione del vermiglio

In questo tipo di situazioni l’unica possibilità di azione, o quasi, è legata all’uso di filler a base di acido ialuronico, a media-bassa densità per le piccole correzioni, e a media-alta viscosità per incrementi veri e propri. Si può tranquillamente agire sul profilo e sul tuber: così facendo si potranno ridefinire forma e margini, cruccio dei grandi utilizzatori di matite e simili.

Per non incorrere in spiacevoli inconvenienti, sarà bene osservare che ci sia sempre abbastanza spazio tra la punta del naso e il tuber labiale. In caso questa distanza sia esigua, infatti, molto probabilmente l’estroflessione eccessiva del labbro superiore darà il poco gradito “aspetto a papera”. Nei trattamenti incrementali, gli operatori spesso si dimenticano del labbro inferiore: è sempre consigliabile avere un atteggiamento tale da scoraggiare pazienti con velleità che porterebbero a “trasformazioni” poco raccomandabili considerandone l’età, la dimensione del viso e il gruppo etnico di appartenenza.

Gli inestetismi dalla zona periorale possono essere di origine mimica, vale a dire da contrazione muscolare, di origine strutturale, ovvero determinati da slittamento del II medio del viso o, più semplicemente, dal deterioramento della cute e dal peggioramento trofismo cutaneo.

Nel primo caso avremo l’odiato “codice a barre”, costituito da una serie di solchetti verticali che si dispongono a corona sopra la rima superiore del labbro, cagionati dalla contrazione del muscolo orbicolare della bocca. Possono essere trattati indirettamente lavorando con filler sul profilo del labbro, o direttamente avvalendosi di apparecchiature (laser erbium, frazionali, plexer, felt).

Poco efficace è il trattamento iniettivo diretto sul codice, perché l’acido ialuronico, direttamente erogato nelle pieghe, verrebbe dislocato dalla contrazione muscolare.

Non si può dimenticare, inoltre, come inestetismo dovuto a contrazione muscolare, l’effetto a “pallina da golf” (boccia con piccoli pallini) sul mento, cagionato da anomala contrazione dei muscoli depressori all’angolo della bocca. In questo caso, potrebbe giovare, per bloccare tale contrazione, la tossina botulinica, che però spesso il paziente non tollera per via delle alterazioni della mobilità complessiva del viso.

Per le rughe “della marionetta”, infine, ai lati della rima orale e per i disturbi di trofismo cutaneo, via libera ad ogni genere di intervento; sia esso strumentale (laser frazionali, biostimolatori, infrarossi e radio frequenza) o iniettivo (filler, ecc.).

Appare quindi chiaro che regalare una bella bocca ora non è più compito esclusivo del medico estetico.
 

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