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La prima e, naturalmente, assai importante ottica in cui il XVII Congresso della SIdP – svoltosi al Palacongressi di Rimini dal 5 al 7 marzo – può essere visto è la qualificazione derivata dall’avere la presenza di tanti rappresentanti illustri della parodontologia italiana e internazionale. All’inaugurazione il 6 mattina, sul palco dei relatori, a dare il benvenuto agli illustri colleghi provenienti da ogni dove, c’era schierato tutto il gruppo direzionale della SIdP, affiancando Maurizio Tonetti, presidente che con voce emozionata, ma anche permeata da una punta di fierezza, ha ricordato quello che è anche il suo primo titolo di merito della disciplina, la “basilarità”.
Quella che, secondo alcuni osservatori, renderebbe i parodontologi tra i “più medici” tra tutti i dentisti. Filippo Graziani, segretario della SIdP, chiarisce meglio questa caratteristica, «dovendo il parodontologo dare la massima attenzione alle informazioni provenienti dallo stato sistemico del paziente e aiutarlo a correggere le sue malsane abitudini di vita».
Anche Niklaus Lang, il più illustre dei rappresentanti stranieri, quasi un simbolo dell’eccellenza parodontologica, rispondendo all’indirizzo di saluto e introducendo la sua relazione, ha sottolineato tale importanza, richiamando, e non per un dovere di facciata, i livelli che la disciplina ha raggiunto nel nostro Paese.
Occorre, del resto, una qualità di prestazioni per far fronte all’“epidemia”, un termine quasi provocatorio, che fa tuttavia riflettere, attribuito alle affezioni parodontali. Quello stesso che compariva nel titolo del Congresso: “Parodontite: consapevolezza, innovazione e metodo per la cura di un’epidemia”. Lo ha ribadito Tonetti, citando in un’intervista i numeri che la definiscono: sesta malattia nel mondo, 750 milioni di malati, una percentuale elevata (40%) affetta nel ricco Occidente.
Il Congresso ha rappresentato quindi un’occasione per mettere a punto strategie terapeutiche, soluzioni innovative e il varo ufficiale di un portale di informazione (www.gengive.org), che dovrebbe diventare un punto di riferimento per i pazienti, per conoscere meglio la loro affezione e a meglio misurarsi con essa.
Per Roberto Abundo, relatore nel “Technology Innovation Forum” di venerdì, «l’evento è andato ben oltre il consueto carattere di incontro annuale, venendo a rivestire un ruolo assolutamente peculiare nel panorama degli eventi scientifici in campo odontoiatrico. Per la prima volta dopo tanti anni – osserva – si è riportato al centro del nostro universo il dente e non l’impianto. Si è discusso delle più avanzate conoscenze relative alla malattia parodontale nei suoi aspetti epidemiologici, microbiologici, immunologici e finanche psicologici. Delle modalità di controllo dell’infezione mediante presidi innovativi (laser e terapia fotodinamica) e farmacologici (antibiotici e probiotici). Non sono poi mancate – aggiunge il relatore – considerazioni chirurgiche e riabilitative relative ai casi parodontali complessi, il tutto accompagnato da sessioni dedicate alla ricerca e all’innovazione tecnologica. Un plauso, dunque, al presidente Tonetti per aver saputo realizzare tutto questo».
Anch’egli relatore apprezzato, Mario Roccuzzo: «A differenza di altri congressi con presentazioni mirabolanti e tecniche arzigogolate – ha detto – in questo abbiamo soprattutto avuto modo di riflettere sulle conseguenze della malattia e sui modi di trattarla. Ho sentito qualche voce critica affermare che si è trattato di un congresso soprattutto teorico, cosa che per me invece risulta essere un valore. E le differenze riscontate tra varie metodiche e scuole di pensiero è un chiaro indice che c’è ancora molto da fare e da dire su questa malattia».
Considerazioni di sintesi “panoramiche” vengono da Filippo Graziani che, nella sua veste di segretario SIdP, è stato direttamente implicato nell’organizzazione del Congresso e può trarne una sintesi con maggior cognizione di causa. Sottolineata la buona riuscita derivante dall’elevata e qualificata partecipazione, Graziani si compiace per la dinamica di un congresso che per la prima volta è riuscito a porre decisamente la malattia in primo piano: «Una malattia che nella sua forma più grave aggredisce milioni di persone nel mondo, collocandosi tra le prime se si considerano le forme più leggere di parodontologia». Per Graziani «è stato un congresso chiarificatore, risolutivo dello stato dell’arte e della parodontite – sottolinea con forza –. Una puntualizzazione che non può non investire anche il ruolo professionale del parodontologo».
Anche il vice presidente Mario Aimetti insiste sulla malattia: «Il Congresso SIdP di quest’anno – dice – ha il merito di aver trattato temi inerenti la cura della parodontite considerate le sue caratteristiche, di patologia infettiva e infiammatoria cronica con forti correlazioni con la salute sistemica, sono convinto della sua rilevanza clinica ed etica. Certo che le ricadute di “upgrading” professionale non potranno non farsi sentire presso la comunità scientifica odontoiatrica».
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