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Precisione infallibile? Il ruolo multiforme dell’IA in odontoiatria

(Immagine © catalin/Adobe Stock)

La rapida diffusione dell’IA in odontoiatria offre molti vantaggi, ma pone anche sfide significative.

L’intrusione dell’intelligenza artificiale (IA) nella vita umana, soprattutto nelle economie capitalistiche avanzate, è stata epocale. La sua rapida, pervasiva e, a detta di molti, insidiosa penetrazione in innumerevoli aspetti della nostra esistenza continua a garantire alle macchine un ruolo sempre più importante nella generazione e nell’organizzazione delle informazioni e, in modo del tutto centrale, in quel regno che gli esseri umani hanno considerato la loro unica, persino sacra, provincia, ovvero il regno del giudizio. Non solo una serie di piattaforme digitali autonome sono ora in grado di fornirci qualsiasi informazione desideriamo istantaneamente, ma abbiamo anche concesso loro il privilegio di prendere una serie di decisioni importanti per la nostra vita. Questo si basa sul presupposto di una precisione infallibile. Molti ritengono che, trattandosi di macchine, non possano commettere imprecisioni o errori di valutazione. Ma è vero che l’IA sa sempre cosa fare? Esiste poi una sfera di interpretazione, magari molto ridotta, su cui l’uomo manterrà sempre la sovranità? La velocità con cui abbiamo abbracciato l’IA ci ha resi per sempre meno umani?

Consideriamo queste domande in relazione al mondo dell’odontoiatria digitale, un settore in rapida espansione che dipende in modo cruciale dall’integrazione dell’IA nei processi decisionali. Pochi settori sono così tecnologicamente dipendenti come l’odontoiatria e quindi non sorprende che l’IA abbia già raggiunto un livello significativo di penetrazione in questo campo, apportando cambiamenti significativi al modo in cui i dentisti svolgono le proprie mansioni quotidiane. Una delle applicazioni più significative riguarda il settore della diagnostica. Le piattaforme dotate di IA sono in grado di ricevere dati visivi da radiografie, scansioni 3D e immagini digitali e di analizzare immediatamente questo materiale per identificare una serie di problemi dentali come carie, malattie parodontali e tumori orali. Come riportato di recente da Dental Tribune International, uno di questi algoritmi sperimentali di IA ha ottenuto un tasso di accuratezza del 94,3% quando è stato incaricato di diagnosticare l’ipomineralizzazione dei molari incisivi a partire da una serie di immagini. Un altro esempio illuminante di analisi delle immagini basata sull’intelligenza artificiale è quello offerto dall’azienda statunitense Overjet, la cui piattaforma è in grado di produrre immagini dentali in cui nervi, cavità e tessuti sani sono chiaramente delimitati dal colore, semplificando così la vita sia del paziente che del medico.

Grazie alla sua potenza analitica, l’IA viene sempre più utilizzata come strumento di pianificazione del trattamento odontoiatrico. Attraverso la sua capacità di sintetizzare istantaneamente i dati dei pazienti, le casistiche simili e gli esiti dei trattamenti, per poi analizzare con precisione questo insieme di informazioni, le piattaforme di IA sono in grado di individuare il percorso d’azione più efficiente per qualsiasi circostanza odontoiatrica. Inoltre, dal momento che si tratta di dati che si riferiscono direttamente al paziente specifico, i risultati della pianificazione sono unici e adattati esattamente alle informazioni anatomiche, mediche e persino genetiche del paziente. Questa pianificazione automatizzata del trattamento può essere facilmente estesa anche a scenari remoti, in cui un paziente può inviare scansioni e immagini a un bot IA che è poi in grado di consigliare le traiettorie più adatte, come parte del processo denominato teledentistry.

I veri futuristi si rallegrano del fatto che l’intelligenza artificiale abbia svolto un ruolo fondamentale anche nello sviluppo della chirurgia robotica, una tendenza destinata ad ampliarsi nei prossimi anni. Solo pochi mesi fa, un robot autonomo controllato dall’IA ha eseguito per la prima volta un’intera procedura su un paziente umano. L’IA è destinata a fare la differenza nell’esecuzione di procedure di questo tipo, automatizzando compiti ripetitivi come la preparazione dei denti, l’inserimento di impianti e le regolazioni ortodontiche.

Un ambito di applicazione un po’ più banale, ma non per questo meno importante, dell’intelligenza artificiale in odontoiatria è quello della gestione dello studio, un aspetto dell’odontoiatria che genera più della sua giusta dose di frustrazione. Così come le piattaforme dotate di intelligenza artificiale possono accelerare e ottimizzare gli aspetti analitici e tecnici dell’odontoiatria, allo stesso modo possono supervisionare le attività più quotidiane, come la contabilità, la fatturazione, la programmazione degli appuntamenti, la corrispondenza e persino la previsione della probabilità che un paziente arrivi o meno a un appuntamento.

Queste sono solo alcune delle numerose aree che si aprono e si trasformano grazie alla rapida integrazione delle piattaforme di IA nell’odontoiatria. È evidente che l’IA si inserisce in un settore che si trova al centro della professione e che, fino ad oggi, è stato appannaggio esclusivo dei dentisti e del loro kit di strumenti, per lo più manuali. Tutti gli esempi riportati sopra sottolineano il valore fondamentale delle tecnologie di IA: esse sono in grado di svolgere una serie di attività odontoiatriche più rapidamente ed economicamente rispetto alle capacità umane. Tuttavia, questo pone un’altra questione che getta una luce inquietante sulla società contemporanea. Se l’IA rende l’odontoiatria più veloce e più economica, e se il mondo capitalista neoliberale si basa esclusivamente sui principi del tempo e del denaro, non significa forse che la nostra umanità sarà inevitabilmente ridotta all’insignificanza? Oppure la nostra sacra materia grigia rimarrà in qualche modo indispensabile, conservando uno spazio operativo in cui le macchine non potranno mai invadere?

Anne Genge, esperta certificata, si è aggiudicata numerosi premi per la cybersicurezza e la formazione nel settore sanitario.

Anna Genge, un’esperta canadese di odontoiatria che lavora all’intersezione tra medicina e tecnologia, è convinta che l’uomo debba rimanere un aspetto essenziale dell’odontoiatria. Come ha spiegato a Dental Tribune International, «l’IA si occupa di compiti che implicano il riconoscimento di modelli, l’analisi dei dati e l’automazione. Ciò include, ad esempio, l’interpretazione di radiografie o l’ottimizzazione della programmazione degli appuntamenti. Tuttavia, le decisioni cliniche finali, le interazioni con i pazienti e i trattamenti pratici devono rimanere saldamente nelle mani del dentista, in quanto è necessario un giudizio professionale, si deve considerare il contesto del paziente, ci sono da rispettare le leggi e ci sono da considerare le considerazioni etiche. Le decisioni prese dall’uomo devono tenere in considerazione aspetti quali la diagnosi finale, che richiede una visione olistica della storia clinica del paziente; la personalizzazione del trattamento, che deve basarsi sulle esigenze specifiche del paziente, sulle sue condizioni economiche, sulla potenziale conformità al piano di trattamento e sulle condizioni mediche; e, infine, le decisioni etiche e le discussioni sul consenso informato».

Genge ha sottolineato che «l’IA deve integrare le competenze umane, e aree come l’empatia del paziente e l’interpretazione delle sfumature è improbabile che possano essere comprese appieno solo attraverso i dati». Tutto questo per dire che, se l’IA è chiaramente superiore dal punto di vista puramente tecnico e statistico, il clinico in carne e ossa mantiene attualmente il controllo del dominio più qualitativo, morale ed espressivo. In situazioni che richiedono un’accurata valutazione della personalità, delle preferenze, delle sollecitazioni e del comportamento, l’algido digitalismo dell’IA non è in grado di cogliere le sottigliezze umane. Quanto questo rimarrà vero è, ovviamente, assolutamente incerto.
Un altro aspetto della diffusione dell’IA in odontoiatria e nella società in generale che merita un esame attento e critico è la misura in cui questa tecnologia è stata accolta senza le opportune considerazioni normative e legali. Dopo tutto, solo l’anno scorso il “padrino dell’IA”, il dottor Geoffrey Hinton, ha delineato una serie di rischi sociali ed esistenziali associati a queste piattaforme che vengono trascurati nel nostro entusiasmo per i loro benefici.

Dr Robert A. Gaudin (Obrázek: Charité – Universitätsmedizin Berlin)

Il prof. Robert A. Gaudin è un rinomato esperto mondiale di intelligenza artificiale nel campo dell’odontoiatria.

A tal proposito, il Prof. Robert-André Gaudin, esperto mondiale nel campo dell’IA in odontoiatria e partecipante al BIH Charité Digital Clinician Scientist Program di Berlino, ha condiviso le sue riflessioni. «I quadri normativi per l’IA nell’assistenza sanitaria, compresa l’odontoiatria, sono ancora frammentati o agli inizi. In molti Paesi mancano linee guida specifiche per valutare l’efficacia, la sicurezza e le implicazioni etiche dell’IA nell’ambito dell’odontoiatria clinica. Tuttavia, con l’emergere dei primi casi legali, il panorama si delineerà. Sono assolutamente convinto che non ci sia nulla di male nell’essere un “early adopter” e che l’odontoiatria avrà un ruolo da pioniera nell’utilizzo dell’IA nella pratica quotidiana. A lungo termine, questo non può nuocere, ma solo aiutare i futuri dentisti ad avere familiarità con lo sviluppo tecnico che plasmerà fortemente la medicina nei prossimi anni». Genge condivide queste prospettive e aggiunge che la questione della responsabilità in caso di errore diventa di conseguenza confusa. «L’innovazione ha sempre superato la nostra capacità di comprendere ciò che potrebbe andare storto.

L’adozione dell’IA in odontoiatria ha superato la creazione di quadri normativi chiari, portando a diverse sfide. In primo luogo, c’è la questione della privacy dei dati. Regolamenti come l’HIPAA negli Stati Uniti proteggono i dati dei pazienti, ma non tutti gli strumenti di IA sono conformi agli standard vigenti. Ci sono poi le sfide della parzialità e dell’accuratezza: i sistemi di IA spesso mancano di trasparenza e le parzialità nei set di dati di addestramento possono portare a iniquità nelle cure. Anche la responsabilità è un aspetto fondamentale: non è chiaro chi sia responsabile degli errori commessi dai produttori, dagli sviluppatori dell’IA o dai dentisti».

Per gli stessi professionisti del settore odontoiatrico, esiste una serie di rischi che devono essere attentamente valutati. Genge continua: «I dentisti, desiderosi di rimanere competitivi, a volte abbracciano l’IA senza comprenderne appieno i limiti e senza garantire la conformità alle leggi esistenti. Inoltre, alcuni non hanno una formazione adeguata per utilizzare l’IA in modo efficace o per valutarne criticamente i risultati. In alcuni casi, la fiducia incondizionata nelle dichiarazioni di marketing sulle capacità dell’IA ha oscurato una valutazione rigorosa. C’è una mancanza di garanzia che tutti i sistemi di IA soddisfino gli standard di conformità e le linee guida etiche».

A queste opinioni fa eco Gaudin, secondo il quale «poiché gli algoritmi di IA non hanno un’accuratezza del 100%, il dentista potrebbe affidarsi troppo all’IA che, ad esempio, potrebbe portare a un trattamento della carie che in realtà non c’è. Questo imperativo diagnostico rimane esclusivamente nelle mani del team odontoiatrico».
Un ultimo e cruciale dilemma che ostacola la rapida adozione dell’IA è la sicurezza dei dati e il potenziale rischio di appropriazione e sfruttamento delle informazioni sensibili dei pazienti da parte di attacchi informatici, un altro punto centrale del lavoro in corso di Genge. «Gli studi dentistici gestiscono dati sensibili dei pazienti, il che li rende bersagli di attacchi informatici. Se gli strumenti di IA sono poco protetti o il personale non è adeguatamente informato sui dati che possono o non possono essere utilizzati in diverse applicazioni, le cartelle cliniche dei pazienti potrebbero essere a rischio. Inoltre, i criminali informatici stanno sfruttando l’IA, il che significa che dobbiamo assicurarci che i team odontoiatrici ricevano un’adeguata formazione sulla sicurezza e che gli studi abbiano un approccio a più livelli alla sicurezza informatica della rete e del sistema».

Senza dubbio, l’introduzione dell’IA nell’odontoiatria sta generando ampie trasformazioni e la sua adozione rimane un argomento controverso. La sua capacità di svolgere un’ampia gamma di compiti tecnici e amministrativi in modo rapido, accurato ed economico è indubbiamente la sua principale caratteristica. Tuttavia, come dimostrato da questo articolo, sia la tecnologia che gli operatori umani sono creazioni imperfette, altrettanto inclini all’errore. Come il sistema economico più ampio di cui fa parte, forse non c’è modo di arrestarne l’incessante diffusione, ma dobbiamo almeno garantire che, attraverso una formazione, una regolamentazione e un quadro etico rigorosi, il suo potenziale di danno sia ridotto al minimo.

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