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Göteborg. Si sta chiarendo il quadro relativo al dolore cronico della bocca noto come “Sindrome della bocca urente” (BMS) che colpisce principalmente donne di mezza età e anziane. Uno scienziato dell’Accademia Sahlgrenska dell’Università di Göteborg ha reso noti i risultati di una tesi di laurea facente parte di un più ampio progetto di ricerca per facilitare in futuro la diagnosi e relativo trattamento.
La BMS colpisce circa il 4% della popolazione svedese. È caratterizzata da una sensazione di bruciore della mucosa orale in persone dalla bocca apparentemente normale. Più colpita è la lingua, ma lo possono essere anche il palato, le labbra e le gengive. Altri sintomi comuni sono la xerostomia e l’alterazione della percezione del gusto: tipico il sapore amaro o metallico.
Nella sua tesi di dottorato in Microbiologia orale e immunologia presso l’Istituto di Odontoiatria, la dottoressa Shikha Acharya ha collegato i risultati clinici con quelli tratti da questionari di pazienti con BMS riguardanti sintomi e trascorsi di altre malattie, uso di farmaci, etc. insieme a segni provenienti dalla saliva. Tutti messi a confronto, in base al sesso e all’età, con un gruppo di controllo.
Dalla ricerca è emerso che il 45 per cento dei pazienti BMS aveva percezione alterata del gusto e il 73 per cento provava bruciore o una sensazione pungente o l’insieme dei due fattori, ma anche sensazione pungente e torpore. Oltre al BMS, l’esame dei sottoposti alla ricerca indica un’alta incidenza di altri tipi di “disorder” rispetto al gruppo di controllo, come uso di molti farmaci, propensione al bruxismo e allergie. Tuttavia, da analisi più avanzate e dalle risposte dei partecipanti, si è visto che la BMS era fortemente associata a malattie cutanee e sensazioni soggettive di secchezza.
Un fatto nuovo è che i pazienti BMS riferiscono di soffrire molto di più di malattie e problemi cutanei rispetto al gruppo di controllo. Dalla ricerca emerge inoltre che le proteine della mucina nella saliva dei pazienti BMS erano alterate e, altra scoperta, contenevano quantità inferiori dei carboidrati strutturali che influenzano il sistema immunitario della cavità orale.
«La speranza è che questi ritrovati contribuiscano allo sviluppo di criteri diagnostici oggettivi e ad efficaci trattamenti individualizzati che attualmente mancano. Cosa importante perché i pazienti spesso sentono che l’ambiente circostante e gli operatori sanitari nutrono dubbi sulla loro malattia» spiega Acharya.
Intitolata “On Characteristics of Burning Mouth Syndrome Patients” la tesi di dottorato di Acharya è stata pubblicata il 20 agosto e può essere presa in visione QUI.
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