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Nel 2015, 1.200.000 otturazioni in amalgama, 1 tonnellata e 200 kg di mercurio

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R. Pische

R. Pische

mer. 19 aprile 2017

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Al Congresso del Collegio Docenti a Milano, Raimondo Pische ha avuto modo di parlare di amalgama e dei pericoli che tale materiale e la sua rimozione scorretta rappresentano non solo per i pazienti e l’ambiente, ma anche e soprattutto per gli operatori odontoiatrici, tali da poter inquadrare la tossicosi mercuriale fra le malattie professionali. Qui aggiunge altre considerazioni tratte dal suo libro “il Tao del sorriso” che fanno indubbiamente riflettere.

Seppur in calo, come progresso culturale e tecnologico impongono, c'è da rilevare che nel 2015 sono state effettuate in Italia ben 1.200.000 otturazioni in amalgama. Se si ammette l’utilizzo medio di una capsula bi-dose di amalgama (due grammi di metalli di cui uno di mercurio) per ogni otturazione, questo significa che sono stati inseriti una tonnellata e duecento kg di mercurio nella bocca di persone inconsapevoli. Di conseguenza, potenziali futuri pazienti non più odontoiatrici ma di ben altra natura.

Se si considera, inoltre, la moda di rimuovere le otturazioni in amalgama per meri fini estetici, senza cautela o protocollo di protezione e la quantità di amalgami che a tal fine vengono trapanati, si può ben immaginare la nuvola di invisibili vapori mercuriali che avvolge gli studi odontoiatrici e che impregna il sistema nervoso innanzitutto degli operatori, inizialmente presumibili e inconsapevoli carnefici, ma probabili e ancora inconsapevoli future vittime del mercurialismo.

Le focalità in genere, provenienti dalla cavità orale, sono sicuramente sottostimate nel determinismo di patologie periferiche. Temi quali la tossicologia del fluoro, soprattutto in età pediatrica, le problematiche endotossiche derivate dai denti devitalizzati, la corrosione e il rilascio di ioni e correnti galvaniche da parte dei metalli endorali andrebbero indagati nelle loro potenzialità iatrogene, senza demonizzare alcunché, né rinnegare quanto nel passato è stato utile all'affermazione della professione.

Non si può però negare, di conseguenza, che tossicologia, biocompatibilità e metal-free siano le basi per un moderno modello di lavoro in ambito odontoiatrico, dalle quali non si può più prescindere. Soprattutto perché i livelli di compromissione ambientale e la crescente consapevolezza di un'utenza sempre più attenta ed esigente, impongono anche all’Odontoiatria un’attenzione particolare verso materiali e metodologie che devono trovare nel rispetto biologico le fondamenta su cui ricostruire dignità professionale, etica e deontologia, al di là della imprescindibile e indubitabile preparazione tecnica.

Mi piace pensare che il titolo “Discipline odontostomatologiche” utilizzato al Congresso del Collegio possa riaffermare un concetto di “Odontoiatria applicata alla Medicina”, nel quale passato esperienziale e futuro digitale diventino alleati verso il successo.

Preludio di un percorso che, dall'autunno di quest'anno, verrà sviluppato nel Post Graduate in Odontoiatria biologica e olistica presieduto da Enrico Gherlone con la mia direzione scientifica presso il San Raffaele di Milano.

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