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Mininvasità dei trattamenti, utilizzo di nuovi materiali e tecnologie digitali all’esame del 19° Congresso SIDOC

P. Gatto

P. Gatto

mar. 20 gennaio 2015

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Le ampie riflessioni del Presidente SIDOC, Mangani, su una Conservativa “non più cenerentola”.

Professor Mangani, da quanto tempo si occupa di odontoiatria conservativa?
Potrei dire, dal primo momento in cui intrapresi questa carriera, ovvero 33 anni fa, grazie a Giancarlo Pescarmona e a Fabio Toffenetti, ineguagliabili Maestri di Conservativa. Da allora imparai ad amare questa disciplina meravigliosa.

Nell’attuale panorama scientifico, qual è la “mission” di SIDOC e quale le specificità tra le realtà che si occupano di Conservativa?

SIDOC è una società scientifica che per anni, seppur con successi altalenanti, ha sempre proposto temi di ricerca pura ed argomenti prettamente clinici, in maniera egualmente distribuita. Nel 2015 la nostra “mission” continua a coniugare questi due vitali aspetti della professione, clinica e ricerca, ovvero la trasposizione pratica dei risultati di laboratorio.

Il 19° Congresso si svolgerà a Roma, il 13 e 14 febbraio, all’Hotel Parco dei Principi. I temi trattati evidenziano la transizione di questa specialità dalle grandi esperienze cliniche ai moderni approcci: mininvasità dei trattamenti, utilizzo di nuovi materiali e tecnologie digitali. A poche settimane dall’inizio vuole illustrarci i punti di forza del programma scientifico?
È stato studiato dal Direttivo in modo da far compiere ai partecipanti una “lunga passeggiata” tra i possibili trattamenti di cui il clinico dispone per garantire la salute del complesso dento-parodontale. trattandosi di una Società di Odontoiatria Conservativa abbiamo logicamente scandagliato i trend più perseguiti alla ricerca dell’eccellenza: l’”endodonzia predicibile” sempre più a basso costo biologico grazie al minimo sacrificio di tessuto canalare reso possibile da strumentazioni raffinatissime; “miniinvasività”, in pratica un invito ad occuparsi della salvaguardia del tessuto residuo piuttosto che del materiale da utilizzare per il restauro di ciò che si è perso, un concetto assoluto ed imperativo nell’approccio conservativo puro e in quello “più restaurativo”; “odontoiatria digitale” oramai non più miraggio o approccio futuribile, bensì una realtà che va consolidandosi e migliorando nella rilevazione come nella realizzazione dei manufatti conservativi parziali o protesici totali; l’“approccio combinato”, ovvero il concetto fondamentale che un bel restauro, di per sé, non darà mai luogo ad un qualcosa di realmente estetico se i tessuti di supporto non sono in ordine. Requisiti e tecnologie sopraelencate rappresentano una “conditio sine qua non” di una odontoiatria conservativa che miri al successo clinico ed al mantenimento nel tempo.

Avete scelto di dare spazio a pochi grandi relatori (Dietschi, Fradeani, Malagnino, Massironi, Spreafico, Zucchelli), ma ognuno avrà circa un’ora e mezza a disposizione. Perché?
La scelta di concentrare tutto il programma in un numero limitato di, lasciatemi dire relatori “stellari”, è dettata dal desiderio di offrire ai partecipanti al Congresso sei vere lezioni e non molteplici, troppo spesso incompiute, presentazioni brevi che poco trasmettono e lasciano dubbi e perplessità. Riteniamo quindi vincente la formula dei “pochi ma buonissimi” soprattutto quando rispondono ai nomi che non fatico a definire come il Gotha dell’Odontoiatria di eccellenza. Sfatiamo definitivamente l’immagine di una SIDOC ancorata al cordone ombelicale di Mamma Accademia come se fosse un terribile peccato originale. Quelli che a diverso titolo, fanno parte del mondo accademico si sentono orgogliosi del ruolo, hanno dedicato la vita, investito sui propri sacrifici per veder riconosciuti i loro meriti. Lo stereotipo del “Professore”, ignorante ed arrogante deve essere se non cancellato, almeno rivisitato alla luce della qualità che, senza nulla togliere alle generazioni dei “Maestri storici”, è stata immessa in ruolo negli ultimi 15 anni. Riprova ne è che moltissimi italiani considerati opinion-leader assoluti nel mondo altro non sono che “universitari” di questa generazione. Qualche nome SIDOC a caso ? Malagnino, Putignano, Cerutti, Breschi e quanti altri! Quindi il fastidioso vezzo di classificare SIDOC come pura accolità di “tronfi universitari” non rappresenta che la pochezza degli “alcuni”.

Spesso il Congresso SIDOC è stato interpretato come un congresso monotematico universitario. Questa opinione è ancora attiva o la SIDOC si rivolge in realtà a un pubblico ampio? Quale il target per questo programma congressuale?
Già da diversi anni è in atto una apertura completa alla libera professione. Del resto come potrebbe essere diversamente? Noi stessi siamo clinici di tutti i giorni ed è logico che vogliamo rivolgerci ai cultori della Conservativa e l’Endodonzia qualunque sia la loro estrazione. A certificarlo sono i nomi invitati come relatori negli ultimi anni: dai liberi professionisti italiani e stranieri dei famosi gruppi di studio Style Italiano e Bio-Emulation a Ignazio Loi, Gaetano Calesini, Francesca Vailati, Mauro Fradeani, Ninni Massironi, Roberto Spreafico fino agli universitari di rango come Giovanni Zucchelli, Stephan Koubi, Vinio Malagnino, Angelo Putignano, Antonio Cerutti e tanti altri. Ribadisco il nostro target è e sempre sarà chi ama l’Odontoiatria Conservativa.

La sua presidenza prevede innovazioni? Quali i progetti salienti?
Il mio, anzi, il nostro progetto è di fare in modo che SIDOC diventi un appuntamento annuale appetibile sia ai colleghi esperti che a quelli in formazione. Per anni, troppi, la Conservativa è stata considerata a torto una specie di Cenerentola. Oggi non è più così: l’affinamento delle tecniche, gli straordinari miglioramenti delle qualità intrinseche ed estetiche dei materiali, la sempre più presente digitalizzazione ne fanno la regina assoluta dell’Odontoiatria. Questo il ruolo che noi cercheremo di affermare sempre di più, tentando di fornire un aggiornamento di alta qualità. Per finire, io personalmente un piccolo (ma per me fondamentale) progetto con l’appoggio del Direttivo l’ho già realizzato, dando da quest’anno nuovo corso al Premio della ricerca “Pietro De Fazio”, uno dei fondatori della SIDOC. Riattivarlo significa ribadire le nostre radici permettendoci soprattutto di premiare un giovane ricercatore nel ricordo di un caro amico. Arrivederci a Roma.


Scarica QUI il programma del congresso.

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