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“La voglia di zucchero? È regolata da un ormone del fegato”. Lo dicono gli scienziati dell’Università di Copenhagen

Importante scoperta degli scienziati dell'Università di Copenhagen, i quali hanno accertato che la voglia di zucchero è influenzata da un determinato ormone. (Fotografia: Paul Velgos / Shutterstock)

gio. 21 gennaio 2016

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COPENHAGEN ‒ Secondo una ricerca dell’Università di Copenaghen a quanto pare ci vuole una più che forte volontà per mantenere i golosi lontani dallo zucchero nella loro dieta. Nell’indagare sulle influenze genetiche legate alle preferenze alimentari individuali, è stato scoperto che un ormone prodotto dal fegato influenza significativamente la voglia di assunzione dello zucchero.

Condotta dagli scienziati dell’University Novo Nordisk Foundation Center for Basic Metabolic Research, la ricerca è andata ben oltre la precedente che aveva individuato le varianti genetiche responsabili in parte dell’assunzione di macronutrienti come grassi, proteine e carboidrati. Per stabilire se la preferenza per il gusto dolce sia di origine genetica o meno in varie cavie è stato preso in considerazione il meccanismo dell’ FGF21, ormone del fegato appartenente alla famiglia dei fattori di crescita dei fibroblasti.

«Sulla base di questi e altri studi, si può concludere che tale ormone riduce la voglia e l'assunzione di zucchero» dice Stephanie von Holstein-Rathlou, co-autrice e allieva del Master svolto presso la Section for Metabolic Imaging and Liver Metabolism dell’Università. Di qui l’identificazione dell’FGF21 quale primo ormone del fegato per il controllo dell’appetito.

«Non avremmo mai immaginato che un fattore del fegato potesse esercitare una funzione di controllo sulla voglia di dolce», dice Matteo Gillum, professore associato «Di conseguenza siamo ansiosi di approfondire ulteriormente questo processo ormonale».

Anche se queste conclusioni sono in gran parte teoriche, i ricercatori credono che la scoperta potrebbe portare ad una terapia farmacologica per obesità e diabete. «I risultati ‒ dicono ‒ si possono utilizzare per ridurre la voglia di zucchero», il quale, come noto, causa molte malattie che costituiscono un onere consistente per i sistemi sanitari di tutto il mondo. Il suo consumo in eccesso infatti è stato associato allo sviluppo di carie, di malattie cardiache, obesità, diabete di tipo 2 e della sindrome metabolica.

Seguendo le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità relative all’assunzione di zuccheri, adulti e bambini dovrebbero ridurne il consumo a meno del 10 per cento dell’apporto energetico totale. Un’ulteriore riduzione al di sotto del 5 per cento, pari a circa 25 g (sei cucchiaini) al giorno, comporterebbe sostanziali benefici per la salute. In aggiunta a quelli liberi, molti consumano ogni giorno zuccheri provenienti da alimenti e bevande: ad esempio, una lattina da 330 ml di Coca Cola ne contiene 35 g, due cucchiai di Nutella ne hanno circa 21 g e un ciambella con glassa al cioccolato, circa 13.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati online il 24 dicembre prima di andare in stampa sulla rivista Cell Metabolism nell’articolo “FGF21 mediates endocrine control of simple sugar intake and sweet taste preference by the liver”.

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