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In Italia i rom stranieri e stanziali, stimati in circa 170.000 individui (circa il 2% della popolazione nazionale), si distinguono in: Sinti, zingari nomadi del centro Europa e dell’Italia settentrionale; e Rom, abitanti principalmente nel Sud del Paese1. Gli zingari non sono riconosciuti come minoranza etnico-linguistica e per questo motivo non è mai stato fatto un censimento; i dati che attestano la loro presenza pertanto non sono certi2.
Le loro condizioni di vita sono estremamente precarie. Sia i campi regolari sia quelli irregolari hanno condizioni igieniche molto critiche. L’acqua potabile, bene primario per la vita e la salute, manca in molti campi. Questa etnia presenta una condizione igienico-sanitaria significativamente peggiore se confrontata con la maggior parte degli altri gruppi di popolazione, e anche per questo motivo è discriminata in tutta Europa. Il pregiudizio delle comunità ospitanti, insieme alla chiusura socio-relazionale che caratterizza queste popolazioni, rendono spesso difficile per loro l’accesso e l’uso dei servizi sanitari, evidenziando da parte delle istituzioni una scarsa considerazione delle necessità specifiche di questi utenti. Non a caso, gli studi disponibili suggeriscono che i rom utilizzino eccessivamente i servizi di emergenza e non quelli di prevenzione3.
Questa condizione di vita comporta, inevitabilmente, difficoltà oggettive nell’effettuare studi epidemiologici di questi gruppi. Ma l’efficacia di una politica sanitaria è strettamente legata alla capacità di rilevare i bisogni sanitari della popolazione di riferimento4.
In particolare, per quanto riguarda lo studio che abbiamo condotto, e che qui esponiamo, l’alto rischio di malattie del cavo orale si lega a quei determinanti socio-culturali quali cattive condizioni di vita, basso livello di istruzione, tradizioni e credenze errate, oltre a una mancanza di cultura a sostegno della salute orale. È innegabile l’esistenza di un diffuso pregiudizio sui bambini rom, oggetto dello studio. È opinione comune che gli zingari si trovino in condizione di estrema povertà, irredimibile precarietà nel degrado più assoluto per una loro libera scelta, cocciuta e incomprensibile ai più. Per essere integrati questi bambini hanno bisogno d’insegnamenti e supporto, anche in campo dentale, nella convinzione che le patologie del cavo orale possano influire negativamente sulla vita di questi bambini, tanto da poter comportare in futuro rilevanti conseguenze psicofisiche e finanche economiche per ognuno di loro5.
Il fattore protettivo, se presente, potenzia la salute, motivo per il quale bisogna fin dalla tenera età promuovere i determinanti di salute attraverso un adeguato processo educativo che tenda a responsabilizzare e prevenire l’insorgenza della patologia6.
Compito della ricerca è stato principalmente quello di monitorare le condizioni generali di salute dei bambini stanziati nelle comunità rom della provincia di Napoli, stante il fatto che la scarsità di dati epidemiologici disponibili sul territorio nazionale misuri un drammatico ritardo rispetto agli obiettivi più generali di accesso alla salute definiti dall’OMS per il 2020.
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