Ultime battute in Parlamento per la conversione in legge del decreto 34/2014. La nuova disciplina darà nuovo impulso all'occupazione negli studi professionali, ma sull'apprendistato la nuova legge complica la vita ai datori di lavoro-professionisti.
Milano, 12 maggio 2014. “Il Jobs Act darà una spinta all'occupazione, ma complica la vita ai datori di lavoro professionisti che vorranno assumere giovani con un contratto di apprendistato”. Mentre l'Aula della Camera si appresta a convertire in legge il decreto n.34/2014, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, traccia i pro e i contro del provvedimento nell'ambito degli studi professionali.
“Le novità più rilevanti del decreto riguardano il contratto a termine e l’apprendistato”, afferma Stella. “Nel primo caso il giudizio dei professionisti è sostanzialmente positivo, poiché i datori di lavoro potranno assumere lavoratori a termine, senza dover mai apportare alcuna giustificazione tecnica, organizzativa e/o produttiva. Si tratta di un’apertura sicuramente positiva che sarà destinata ad aumentare, soprattutto nel medio periodo, i tassi di occupazione anche nel settore degli studi professionali”.
Secondo il presidente della Confederazione italiana libere professioni, “La legge interviene a regolamentare un campo prima lasciato alla contrattazione collettiva: quello dei limiti all'utilizzo dei contratti a termine. I contratti collettivi, come era il caso del Ccnl studi professionali potevano infatti anche non prevedere limiti di assunzione con tale tipologia contrattuale. Nel prossimo rinnovo contrattuale Confprofessioni si attiverà per introdurre apposite disposizioni dirette ad innalzare il tetto, fissato dal decreto al 20%, rispetto all'organico aziendale all'utilizzo del lavoro a termine”.
Se i professionisti promuovono i contratti a termine, restano invece molte ombre sull'apprendistato. “Il Jobs Act cambia nuovamente la disciplina regolatoria dei contratti di apprendistato” sottolinea Stella. “La nuova norma ha reintrodotto la previsione della formazione pubblica, eliminata in precedenza, disponendo che sia a carico della Regione comunicare all’azienda le modalità di svolgimento dell’offerta formativa pubblica entro 45 giorni dall’assunzione dell’apprendista. Si tratta dell’ennesima modifica che complica il quadro degli obblighi formativi in capo ai datori di lavoro e sarà destinata a creare ancor più incertezza e problemi nell’utilizzo dell'apprendistato anche negli studi professionali. Crediamo” conclude Stella “che le Regioni, nell’adeguarsi a tale disposizione, inevitabilmente renderanno il quadro normativo di ancor più difficile applicazione”.
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