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Jobs act, Stella (Confprofessioni): Tutele crescenti sì, ma prima abbassare il costo del lavoro

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Ufficio Stampa Confprofessioni

Ufficio Stampa Confprofessioni

mer. 21 gennaio 2015

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L’intervento del presidente della Confederazione italiana liberi professionisti in audizione alla Commissione Lavoro della Camera. «Ripartire dalle politiche attive del lavoro».

Roma - «Se non si interviene subito per abbassare drasticamente il costo del lavoro e non si snelliscono le norme che regolano il mercato del lavoro, qualsiasi iniziativa di stimolo all’occupazione risulterà vana». È quanto ha dichiarato il 20 gennaio il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, durante un’audizione in Commissione Lavoro al Senato dove è in corso l’esame dei decreti sulle tutele crescenti e sulla ricollocazione dei disoccupati. «Il jobs act rappresenta la cifra politica dell’attuale Governo sulle riforme e sul mercato del lavoro: dopo anni di tentennamenti, a torto o a ragione, l’esecutivo guidato dal presidente Renzi ha preso l’iniziativa di intervenire autonomamente e con decisione sulle norme che regolano il mercato del lavoro, evidenziando una serie di lacune che con ogni probabilità si sarebbero potute evitare con un maggior coinvolgimento delle parti sociali».

Secondo Stella «Il nostro Paese si sta giocando una grossa fetta di credibilità verso le istituzioni comunitarie e aspettiamo di vedere se sarà capace di definire un quadro normativo semplice e poco oneroso capace di attrarre investitori internazionali». Entrando nel merito dei provvedimenti all’esame della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, il presidente di Confprofessioni esprime un giudizio sostanzialmente positivo, anche se diverse norme “sono perfettibili”. Secondo Stella «Il percorso tracciato offre maggiore certezza sugli importi delle indennità che andranno riconosciute al lavoratore licenziato, agganciandoli alla sola anzianità lavorativa, e ad una notevole riduzione delle ipotesi di reintegra. E’ evidente come tale impostazione permetterà ai datori di lavoro di conoscere in anticipo le eventuali conseguenze economiche del licenziamento e, in considerazione anche della previsione di un meccanismo conciliativo agevolato, potrà determinare un importante effetto deflattivo del contenzioso. E’ necessario ora mettere mano a una seria riforma delle politiche attive e dei servizi per l’impiego, che rappresentano il vero tallone d’Achille del nostro sistema».

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