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Indagare a fondo la mutagenesi odontoiatrica in corso e canalizzare i nuovi artefatti

R. Longhin

R. Longhin

gio. 25 maggio 2017

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Il ddl Concorrenza approvato dal Senato nelle scorse settimane ha messo in allarme la categoria degli odontoiatri. L’art. 57 legittima l’esercizio dell’odontoiatria anche a «società operanti nel settore odontoiatrico il cui direttore sia iscritto all’albo odontoiatrico». La norma è l’effetto della mutagenesi della professione iniziata nel 2006 con il decreto Bersani che, abolendo il divieto di fornire prestazioni da parte di società di persone, ha generato le società di servizi, i centri low cost, le società tra professionisti e ora le “società odontoiatriche”.

Più che una nuova forma di società, il ddl ha sdoganato una nuova forma di esercizio dell’odontoiatria diversa da quella propria della professione liberale. Fondata sul rapporto fiduciario tra paziente e dentista garantita dall’albo, controllata dagli ordini, l’odontoiatria sembra avviata sulla strada della fine perché se il ddl concorrenza sarà licenziato, la professione liberale vedrà affiancarsi un artefatto di suo esercizio totalmente nuovo costituito dall’odontoiatria d’impresa che per capire dove possa arrivare basta visionare www.yoursmiledirect.com.

Artefatto sempre pericoloso, perché qualcosa di sconosciuto, e più che mai questo frutto di un’inarrestabile mutagenesi che la categoria stenta a riconoscere, limitandosi a combatterne i sintomi in cui si manifesta con palliativi. Non si può infatti definire in altro modo l’unico proposto dalle organizzazioni di categoria che queste società siano affidate alla direzione di un odontoiatra iscritto all’albo. Poca cosa. L’odontoiatria d’impresa non può infatti affiancarsi alla libera professione, svincolata da ogni regola, e neppure può bastare un direttore sanitario perché il capitale assuma veste di professionista.

Occorre allora pensare alla professione in modo nuovo, occorre sapere incanalare gli artefatti sulla giusta via, magari trasformandoli in occasioni di lavoro come ha saputo fare la medicina più di 50 anni orsono con le cliniche, le case di cura, gli istituti privati d’analisi. È necessario pretendere che le società odontoiatriche per operare in questo mercato debbano acquisire preventiva autorizzazione specifica come tutte le altre strutture del settore sanitario quali le cliniche, le case di cura. È necessario pretendere che la loro pubblicità non sia lasciata al libero arbitrio, che finisce per ingannare il consumatore, perché la salute non è un prodotto da supermercato.

È necessaria una disciplina di settore che indichi non solo i requisiti minimi strutturali, ma altresì la dotazione minima di personale odontoiatrico, paramedico e amministrativo in ragione delle dimensioni della struttura e della tipologia di autorizzazione. Sarà inoltre necessario che tutti i rapporti di lavoro siano contrattualmente formalizzati, preferibilmente con rapporto di dipendenza, che la remunerazione del lavoro sia regolata da contrattazione collettiva, garantite le tutele previdenziali, assicurative e di fine rapporto dei professionisti, pagato loro il patto di non concorrenza, le ferie, la malattia.

Soprattutto sarà necessario garantire al cittadino la possibilità di scegliere l’odontoiatra al quale affidarsi all’interno della società e, solo quando egli non dia indicazioni, sarà consentito alla società l’attribuzione di un curante. Occorrerà altresì pretendere un sistema sanzionatorio ad hoc per reprimere abusi in un settore particolarmente delicato qual è quello della salute, perché le sanzioni comminabili ai professionisti restano irrilevanti per le società che dispongono di offerta di lavoro senza limiti.

Il nuovo artefatto opportunamente studiato può diventare un occasione di lavoro specie in tempi come questi dove è sempre più difficile per un giovane laureato disporre di sufficienti risorse per aprire un proprio studio. Non si svilupperebbe inoltre neppure in modo invasivo da soffocare la libera professione perché, incanalato a dovere, potrebbe aprire la via dell’odontoiatria dipendente, pur sempre manifestazione di un esercizio liberale, accettabile perché consentirebbe di continuare a garantire la salute del cittadino, la qualità delle cure, la fiduciarietà del rapporto, il controllo degli operatori, la trasparenza dei messaggi pubblicitari.

Tocca alla categoria saper sviluppare questi spunti di riflessione, indagare a fondo il fenomeno nuovo della mutagenesi odontoiatrica, canalizzarne i nuovi artefatti smettendo di pensare alla professione del futuro come a un passato già vissuto.

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