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Il tailor-made del controllo del biofilm batterico. Nel paziente in trattamento ortodontico: case report

Paziente in trattamento ortodontico: bandaggio arcata inferiore.
G.M. Nardi, A. Roppo, A. Desiate, R. Di Giorgio

G.M. Nardi, A. Roppo, A. Desiate, R. Di Giorgio

mer. 22 aprile 2015

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La presenza protratta nel tempo di dispositivi ortodontici fissi è un alto rischio per la salute dei tessuti parodontali e dentali in quanto viene a determinarsi una variazione quantitativa e qualitativa della flora batterica1, con un aumento significativo di lactobacilli (bastoncelli Gram positivi) proporzionale al numero di bande applicate, e degli staffilococchi, e aumenta il livello di streptococco mutans.

Anche la composizione merceologica del dispositivo ortodontico modifica la qualità della placca, riducendo così i meccanismi fisiologici di autodetersione.
Ad aggravare il rischio dei potenziali fattori locali, la presenza di bracket, legature metalliche, ganci e molle che sono ritentivi di biofilm batterico e impediscono un controllo efficace di placca, nella pratica dell’igiene domiciliare.
È facile riscontrare nei pazienti in trattamento ortodontico alterazioni infiammatorie dei tessuti gengivali, incremento di volume gengivale e una creazione di un ambiente ideale per crescita e sviluppo dei batteri associati alla malattia parodontale.
Risulta quindi opportuno, durante l’iter terapeutico, intercettare la tecnologia più efficace per il controllo del biofilm batterico e condividere con il paziente strumenti e tecniche di spazzolamento idonee, come la tecnica di tailoring personalizzata e condivisa4.

Introduzione
Si presenta alla nostra attenzione una paziente in trattamento ortodontico fin dall’età di 9 anni, in dentizione mista. All’esame obiettivo pretrattamento presentava palato stretto e profondo e mancanza di spazio sia sull’arcata superiore che sull’arcata inferiore, soprattutto a livello di 33 e 43, in inclusione ossea totale.
Alla paziente, inizialmente è stato applicato superiormente un Quadhelix di tipo fisso, che ha notevolmente ampliato il palato e creato gli spazi necessari alla dentizione definitiva. Successivamente, è stato applicato un Lip-bumper inferiore, che ha permesso di recuperare nell’arcata inferiore lo spazio necessario all’eruzione dei canini definitivi, essendo caduti precocemente quelli decidui (Fig. 2). In seguito, la paziente è stata sottoposta a bandaggio inferiore per l’iniziale livellamento dell’arcata inferiore e il successivo raddrizzamento della corona del 42, distalizzato coronalmente, e altresì per aumentare in arcata lo spazio per il 43, che a breve sarà sottoposto a intervento chirurgico di disinclusione ossea. Si valuterà successivamente se sarà necessario anche il bandaggio superiore (Fig. 1).
Il management del controllo di igiene orale nelle varie fasi di una terapia ortodontica così complessa, e il variare di differenti tipologie di dispositivi ortodontici, richiedono un’attenta compliance della terapia preventiva domiciliare e un’attenta scelta dei presidi idonei.

Materiali e metodi
La paziente si presentava con un gioiello apposto sulla corona del 1.2 (Fig. 2) e, con l’aiuto di una videocamera intraorale (Sopro Care Action), motiviamo la paziente a togliere lo stesso, data la pericolosità per la salute dello smalto, svelata dalla rilevazione delle immagini che mostravano la ritenzione della placca attorno al gioiello (Fig. 3).
Intercettiamo un’abitudine viziata (onicofagia) e la documentiamo fotograficamente (Figg. 4, 5).
Mostriamo alla paziente le immagini della videocamera che rilevano una ritenzione di placca sulle superfici occlusali (Fig. 6) e, dopo una decontaminazione con airpolishing e polvere di bicarbonato (Fig. 7), sigilliamo il dente con Control Seal (VOCO), altamente stratificato, che offre la possibilità di controllo attraverso la luce della lampada (Figg. 8-13).
La luce della lampada intercetta un processo carioso e, dopo l’esatta diagnosi dell’odontoiatra, viene eseguito il restauro conservativo.
Al controllo successivo, si controlla con un rilevatore alla fluorescina (Plaque test Ivoclar) la topografia del biofilm batterico presente (Fig. 14), utile per un rinforzo motivazionale a migliorare l’igiene domiciliare della paziente, e si decontamina il cavo orale con un deplaquing con air polishing e polvere di glicina Combi (Mectron). Si passa alla remineralizzazione dei tessuti a rischio di demineralizzazione, evidenziati dalla videocamera intraorale con la vernice al fluoro Fluor Protector (Ivoclar Vivadent) (Fig. 15) e si appone il gel (Fig. 16).

Igiene domiciliare
Come suggerito dalla tecnica di “tailoring personalizzata e condivisa”, abbiamo valutato il biotipo gengivale, l’allineamento dentale, la presenza/assenza di diastemi, l’occlusione, la manualità, la tipologia caratteriale, al fine di scegliere gli strumenti più giusti per il mantenimento domiciliare.
Alla paziente è stato consigliato uno spazzolino ortodontico GUM Ortho (Sunstar) (Fig. 17) con setole disposte a V per facilitare la pulizia intorno all’apparecchio, con testina compatta e setole morbide (Figg. 18a, 18b). Motiviamo la paziente allo spazzolamento delicato della lingua (Fig. 19), da fare una volta al giorno, preferibilmente alla sera. Per impedire la proliferazione batterica nelle zone interdentali, come obbligato dalla tecnica di spazzolamento tailoring, scegliamo l’esatta misura degli scovolini, personalizzata alla misura dell’ampiezza dello spazio interdentale. Usiamo gli scovolini GUM Trav-ler (Sunstar) (Fig. 20) per il controllo meccanico della placca, imbevendo lo scovolino con il dentifricio GUM Ortho, per il controllo chimico. Il dentifricio contiene agenti remineralizzanti quali fluoro e isomalto, azione antibatterica del CPC, e agenti anti irritanti di origine naturale, quali bisabololo, estratto di ginger, aloe vera e vitamina E (Figg. 21a-21c).
Consigliamo di rafforzare il controllo chimico della placca con l’uso quotidiano del collutorio GUM Ortho Collutorio, che ha gli stessi componenti del dentifricio.
Per prevenire il disagio di lesioni alle mucose orali, provocate dal fastidioso ingombro metallico degli apparecchi, mostriamo alla paziente la corretta applicazione della cera ortodontica (Fig. 22), cera GUM Ortho, che aderendo al metallo degli apparecchi ortodontici preserva i tessuti. Consegniamo alla paziente il “diario ortodontico” (Fig. 23), chiedendo di annotare eventuali problematiche durante la terapia domiciliare, di segnalare in rosso le aree di maggior accumulo di placca e di leggere le note della pagina dedicata al pronto soccorso della terapia ortodontica. Chiediamo, inoltre, alla paziente di riportare il diario ortodontico al prossimo controllo di igiene professionale che prenotiamo dopo un mese, esortandola a controllare l’efficacia dello spazzolamento, e le ricordiamo che a fine cura, se manterrà un buon controllo di placca, appena possibile, verrà sottoposta a un trattamento cosmetico di sbiancamento per illuminare il sorriso, che non le farà rimpiangere il gioiello tolto.

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Conclusioni
La terapia delle anomalie di sviluppo e di posizionamento di denti, ossa e muscolatura facciale – che ha come obiettivo un allineamento corretto, una corretta funzione masticatoria e un miglioramento estetico del volto – è senza dubbio un percorso difficile sia per il paziente sia per i professionisti. Alla base del successo, oltre alla professionalità dell’ortodontista, ci deve essere un impegno del paziente a eseguire le terapie domiciliari di prevenzione, che odontoiatri e igienisti dentali devono personalizzare sulla base delle esigenze anatomiche, stutturali ed emotive del paziente, aggiornando i protocolli operativi con tecniche e tecnologie innovative dedicate e comprovate da evidenze scientifiche.

Bibliografia
1. Stromengher L.et al. Composizione della placca batterica sottogengivale nei soggetti sottoposti a terapia ortodontica. Mondo ortodontico.
2. Nardi G.M., Sabatini S., Politangeli R., Galluccio G., Efficacia motivazionale del Diario Ortodontico nella gestione dell’igiene del paziente con ortodonzia fissa e mobile, Doctor Os 10/2013.
3. Nardi G.M., Scarano Catanzaro F., Il management della prevenzione nel paziente in terapia ortodontica. Dental Academy 09/2012.
4. G.M. Nardi, F. Scarano Catanzaro, “Il protocollo tailoring di sbiancamento. Per un feedback endo valutativo di un odontoiatra testimonial delle sue terapie cosmetiche. Case report”, Cosmetic Dentistry n. 4 dicembre 2014.

L'artricolo è stato pubblicato su Ortho Tribune Italian Edition, marzo 2015.

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