Il mercato dentale riparte nel post Covid

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Il mercato dentale riparte nel post Covid e si consolida nel primo trimestre 2022, ora si guarda al futuro

Roberto Rosso

Roberto Rosso

gio. 19 maggio 2022

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Nonostante l’economia del Paese stia vivendo una nuova fase di debolezza, soprattutto a causa della grave situazione geopolitica dopo due anni catastrofici e un futuro incerto, il settore dentale sta momentaneamente consolidando una piccola crescita in quello che è il segmento chiave dell’economia di settore, ossia i prodotti di consumo dei dentisti, in particolare quelli destinati ai procedimenti clinici, come i materiali di ricostruzione, endodonzia, chirurgia, cementazione, eccetera, escludendo quindi tutti quei materiali e dispositivi il cui incremento delle vendite è dovuto alla necessità di riduzione del potenziale contagio da coronavirus (come DPI, disinfettanti e monouso in generale).

Un segmento che, a onore del vero, cresce in parte anche a causa di un certo aumento dei prezzi, coerentemente con quanto sta avvenendo con il rincaro alla fonte di molte materie prime ma che, in ogni caso, ha vissuto senza alcun dubbio un ciclo espansivo nel post Covid-19, la cui durata è però ancora incognita.

Iniziamo ad analizzare il solo risultato del primo trimestre 2022, comparandolo con i primi trimestri dei tre anni precedenti. Come si può osservare nel Grafico 1, nel primo trimestre 2022 si è consolidato il fatturato a valore del 2021, con un fatturato del panel di distributori aderenti al progetto di misurazione (che pesano circa il 70% del business complessivo) di circa 51 milioni, praticamente lo stesso dei primi tre mesi dell’anno precedente. Considerando le stesse famiglie di prodotti, tale fatturato, prima della pandemia, si attestava poco sotto i 50 milioni. Possiamo quindi affermare che l’apparente straordinario recupero del 2021 è in realtà un ritorno ai vecchi valori, rinforzato da un aumento dei prezzi che Key-Stone ha stimato nel 2021 intorno al 3% per quanto riguarda le famiglie di prodotto del segmento in analisi.

L’osservazione del trend mensile offre un punto di riferimento aggiuntivo poiché, a causa del picco di diffusione di Omicron nelle prime settimane del 2022, si è assistito a un calo dei consumi abbastanza evidente, compensato dall’ottimo andamento del mese di marzo. Non va però dimenticato che nella terza settimana di gennaio di quest’anno oltre 2,7 milioni risultavano contagiati (picco del 23 di gennaio) e una decina di milioni di persone si trovavano in isolamento, con una improvvisa congiuntura negativa dovuta ai minori accessi agli studi dentistici, prontamente recuperata nel giro di qualche settimana.

Passiamo ora a una visione di più ampio respiro, osservando l’andamento dei consumi di questi materiali a partire dal 2019, un anno che viene utilizzato come “base fissa” per analizzare il recupero effettivo dei consumi dei dentisti italiani.

Facciamo però una premessa. Fin dalla crisi del 2008-2013, il settore dentale italiano risente ed è influenzato dall’andamento dell’economia generale del Paese, nonché dal clima di fiducia (o di sfiducia) dei cittadini e delle imprese, e anche il comparto dentale ha registrato flessioni negative e successivi cicli espansivi proprio a causa delle complesse dinamiche e congiunture che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi anni.

Analizzando l’ultimo biennio, il periodo di Lockdown, nell’ormai lontano 2020, dovuto alla pandemia da Covid-19, aveva di fatto bloccato il comparto per alcuni mesi, in termini di consumi e investimenti degli studi dentistici e dei laboratori, ma il settore si era prontamente ripreso e nel corso del 2021 ha recuperato i valori dell’anno precedente per la maggior parte delle famiglie di prodotto.

Ma la forte ripresa del 2021 è da considerarsi una sorta di “rimbalzo fisiologico” dopo un anno di rallentamento. Se si considera, infatti, assolutamente normale il rimbalzo tecnico vissuto nel 2020 dopo il periodo di confinamento, dal momento che sono state riprese le cure già in corso e interrotte, è altrettanto logico pensare che, dopo un prolungato periodo di rinvio delle cure odontoiatriche, certamente avvenuto per una parte importante di famiglie durante un periodo prolungato, è quasi fisiologico prevedere una successiva ondata positiva nella domanda di prestazioni e, conseguentemente, negli acquisti di prodotti dentali per procedure cliniche.

È una situazione che abbiamo già sperimentato tra il 2014 e il 2015, nel periodo successivo alla grave crisi che ha colpito il settore dentale tra il 2011 e il 2013. Più persiste la fase di rinvio delle terapie, più ampio sarà il periodo di rimbalzo positivo. In questo caso lo chiamiamo fisiologico, poiché viene progressivamente determinato in base al tempo di ripresa economica e all’incertezza delle diverse fasce della popolazione.

Sebbene non sia possibile fare previsioni accurate sulla fine della situazione pandemica, viste le proiezioni macroeconomiche non propriamente ottimistiche, da un lato, e l’indispensabilità delle cure odontoiatriche dall’altro, si potrebbe ipotizzare che questa fase di ripresa fisiologica possa proseguire per ancora almeno un anno.

Anche se, indubbiamente, la gravissima e recente situazione geopolitica non consente di effettuare previsioni sino a quando non sarà possibile inquadrare lo scenario complessivo dal punto di vista politico ed economico, con una prospettiva che, volendo rimanere ottimisti, porta a ipotizzare una grave crisi negli approvvigionamenti energetici e una fortissima fase inflattiva.

Ma l’attuale situazione geopolitica non sta ancora evidenziando effetti sulla domanda e, per lo meno fino al primo trimestre 2022, non si rilevano situazioni particolarmente critiche, come si può osservare dal Grafico 2. A partire dal mese di maggio 2021 i consumi dei dentisti italiani si sono assestati a poco meno di un 5% rispetto al 2019 e, fatto salvo minicicli della durata di poche settimane, al momento la situazione può considerarsi stabile e di consolidamento.

Ricordiamo ancora una volta che parte di questo consolidamento potrebbe essere dovuto a un leggero aumento dei prezzi. Per questo motivo Key-Stone sta monitorando la variazione dei costi dei prodotti e nelle prossime settimane svolgerà una analisi non solo dei valori bensì dei volumi in modo da fornire una panoramica più ampia sulle dinamiche del business nelle principali discipline.

In conclusione, non vi sono evidenze per ritenere che la domanda di servizi nella fase post-Covid – e per post-Covid si intende nel momento in cui si raggiunge una fase endemica, forse dal 2024/2025 - potrebbe essere superiore o inferiore a quanto esisteva fino al 2019. Nonostante il mix di prestazioni stia indubbiamente andando verso un aumento delle esigenze estetiche vs quelle riabilitative e, da un punto di vista della modalità economica, stia aumentando il peso dell’intermediato (fondi e assicurazioni) rispetto alla solvenza diretta.

 

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