Secondo la definizione della IASP (International Association for the Study of Pain), il dolore può essere definito come “una spiacevole esperienza sensoriale ed emotiva associata ad un reale o potenziale danno tissutale, o descritta come tale”. È importante comprendere il significato di emozionale, così come quello di potenziale. Se non ci preoccupiamo di questi aspetti, ci limiteremo semplicemente al controllo del dolore, non abbastanza per essere dei buoni medici.
Dobbiamo pensare ad un approccio globale che porti a una corretta gestione del dolore, incorporando diversi aspetti apparentemente estranei al dolore stesso, come il tempo di attesa prima del trattamento, gli odori e la musica di sottofondo presente nei nostri studi, così come un’appropriata e corretta comunicazione. Il dolore nella zona oro-facciale è il motivo più comune che spinge i pazienti a visitare il dentista, ma trattandosi di una zona complessa, il dolore può essere associato non solo ai denti ma anche ai tessuti duri e molli della testa, del viso, della cavità orale, o a una disfunzione del sistema nervoso. Bisogna pertanto riconoscere il tipo di dolore che colpisce i nostri pazienti e successivamente iniziare la terapia più appropriata per eliminarlo o almeno ridurlo. Un’errata interpretazione dell’origine del dolore può portare a diagnosi errate e a una successiva cattiva gestione dello stesso.
Nella pratica quotidiana, non è raro vedere i pazienti che soffrono di dolore oro-facciale presentarsi dal loro dentista per cercare di ottenere una soluzione al loro problema. Nella nostra esperienza, i dentisti generici spesso non sono ben informati sulla differenza tra dolore nevralgico e neuropatico, quindi tendono a trattare tutti i casi di dolore allo stesso modo: inizialmente con i FANS e poi, se questi falliscono, con trattamenti odontoiatrici quali estrazioni, terapie canalari, etc. che molto spesso non sortiscono alcun effetto. Magari non sempre preoccupandosi di una approfondita diagnosi differenziale, ma solo per il desiderio di accontentare le richieste del paziente ed evitare che, insoddisfatto, si rivolga a qualche collega.
Una maggiore consapevolezza tra i dentisti, primo filtro del dolore oro-facciale, sarà quindi un fondamentale obiettivo da perseguire per ottenere una migliore gestione di questo tipo di problema molto invalidante. Con magari la consapevolezza che non tutto debba essere necessariamente curato da noi e che non vi è nulla di disonorevole nel prendere atto che il problema non è di nostra competenza ed inviarlo di conseguenza allo specialista di riferimento (a esempio un neurologo).
Non si deve dimenticare che l’impatto sociale del dolore cronico o nevralgico è enorme, avendo una importante influenza sulla qualità della vita, sulle capacità professionali e sul costo economico sia per gli individui che per la società.
Inoltre, una corretta gestione del dolore oro-facciale riporterà la nostra figura a un approccio più medico, fornendo sollievo ai nostri pazienti e migliorando l’importanza sociale della nostra professione. Finalmente ritroveremo la sensazione di agire più da medici che da meccanici!
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