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Due mesi possono essere un’eternità per la salute orale: sollecita l’ESCD

Image: Chanawin Tepprasitsakda/Shutterstock.
Jeremy Booth

Jeremy Booth

mer. 20 maggio 2020

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VIENNA, Austria. È ora di riaprire le cliniche dentali. È urgente che gli studi dentistici riprendano a fornire le cure ai propri pazienti secondo il presidente della Euroopean Society of Cosmetic Dentistry (ESCD), il dott. Florin Lazarescu.

L’organizzazione ha documentato l’impatto che la pandemia di SARS-CoV-2 ha avuto sull’odontoiatria e Lazarescu afferma che i dentisti hanno l’obbligo etico di riprendere il trattamento dei loro pazienti, nonché l’obbligo personali di mantenere attive le loro pratiche odontoiatriche.

Una settimana è molto tempo in politica, ma due mesi possono essere un’eternità per la salute orale. Rigorose misure di sanità pubblica messe in atto in varie fasi durante lo scorso marzo hanno costretto gli studi dentistici della Russia e della Romania a chiudere, ad eccezione delle cure urgenti. Ora che i tassi di infezioni da SARS-CoV-2 hanno iniziato a stabilizzarsi in molti Paesi, il dott. Lazarescu ha dichiarato a Dental Tribune International che l’ESCD ora considera urgente la riapertura delle cliniche dentali.

«Eticamente siamo operatori sanitari e la nostra priorità sono i pazienti e i loro bisogni. Non solo il trattamento dei casi urgenti ma anche il flusso di lavoro interrotto possono portare a maggiori complicazioni e fallimenti nelle cure. Inoltre, una cavità orale sana è il miglior scudo immunitario e ridurrà sicuramente il rischio di trasportare organismi patogeni nel corpo. C’è poi il lato finanziario: siamo responsabili delle nostre attività odontoiatriche, dei nostri team, della salvaguardia dei posti di lavoro e del supporto dei nostri odontotecnici e fornitori» ha spiegato.

 Le cliniche dentali sarebbero in grado di riaprire domani se consentito?
Non è così semplice secondo la dott.ssa Violeta Claus, presidente della campagna dell’ESCD per il Lussemburgo. «Alcuni dei nostri colleghi, per esempio in Francia, non sono in grado di riaprire i propri studi a causa della mancanza di dispositivi di protezione individuale (DPI). Al momento del nostro sondaggio, la maggior parte dei nostri colleghi non aveva ricevuto alcun DPI dai loro governi, associazioni dentali o dipartimenti sanitari».

La dott.ssa Claus ha spiegato che i dentisti in solo cinque Paesi, dei 37 intervistati, avevano attrezzature fornite loro nella prima fase dei rispettivi blocchi. Sono ora disponibili più materiali, ma è necessario prendere in considerazione la formazione del personale sull’attuazione dei protocolli di sicurezza, le modifiche amministrative e i flussi di lavoro. «Ciò richiederebbe tempi di preparazione aggiuntivi, che dipenderanno dalle dimensioni del team e dai protocolli di sicurezza che sono già stati implementati» ha affermato. Inoltre, le risorse umane sono un prerequisito essenziale per riaprire le cliniche. Claus ha commentato che «un team sano, motivato e impegnato è un aspetto cruciale per il ritorno alla clinica dentale. Le routine saranno ora diverse, il rischio di infezione e contaminazione crociata aumenterà e, con ciò, ci sarà chiaramente una maggiore responsabilità per l’intero team».

L’ESCD ha inoltre raccolto dati sulla disponibilità di un sostegno finanziario. Secondo Lazarescu, anche le attività odontoiatriche situate in Paesi in cui le cliniche non sono state costrette a chiudere (come nel caso di Austria, Belgio, Germania e Serbia) hanno subito una significativa riduzione sia nel numero di pazienti sia nel fatturato. Anche queste si trovano a dover affrontare sfide impegnative.

«I membri dell’ESCD stanno ora aspettando che prendano appuntamento i pazienti con emergenze e trattamenti interrotti» ha commentato Lazarescu, «in particolare i casi endodontici, le protesi provvisorie, gli appuntamenti di follow-up e ortodontici. Sarà una sifda organizzare gli appuntamenti giornalieri rispetto alla definizione delle priorità e alle norme di sicurezza» ha dichiarato.

Secondo Claus, ulteriori ostacoli che le cliniche odontoiatriche dovranno gestire e superare saranno le insicurezze relative al futuro delle cure odontoiatriche per titolari di studi, collaboratori, personale impiegato e alla riconquista della fiducia dei pazienti. In aggiunta si stanno moltiplicando anche le problematiche finanziarie. «Molti studi dovranno superare la mancanza di risorse finanziarie e le diffcoltà nella gestione del flusso di cassa». La motivazione sarà una parte importante nella battaglia e le cliniche dovranno sviluppare una programmazione a lungo termine nella gestione degli appuntamenti dei pazienti qualora si verifichi una seconda ondata del virus con conseguente richiusura degli studi. Sarà essenziale per i team odontoiatrici comprendere il nuovo modo di gestire una clinica che tenga conto di tutti gli aspetti relativi alle diverse fasi della pandemia di SARS-Cov-2 fino a quando saranno disponibili l’immunizzazione di massa e/o una vaccinazione» ha affermato.

Le cliniche dentali dovrebbero poter effettuare il tampone ai pazienti per verificare la positività al virus. Il dott. Lazarescu, quando gli è stato chiesto quale consiglio avrebbe offerto ai dentisti che stanno valutando la riapertura o meno del proprio studio, ha semplicemente risposto: «Secondo noi, dovrebbero».

 

 

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