KUOPIO, Finlandia: un ampio studio finlandese basato sulla popolazione ha valutato la parodontite utilizzando biomarcatori salivari, invece di esami orali clinici e radiografici, e ha scoperto che essa è associata sia al rischio attuale sia a quello futuro di sindrome metabolica. I risultati rafforzano le prove che l’infiammazione sistemica legata alle malattie orali possa svolgere un ruolo contributivo nella disfunzione metabolica.
Nello studio, i ricercatori dell’Università della Finlandia Orientale e di istituzioni collaboratrici hanno esaminato i dati di oltre 4.000 adulti partecipanti allo progetto “Dietary, lifestyle and genetic determinants of obesity and metabolic syndrome”. Lo stato parodontale è stato valutato utilizzando un punteggio di rischio cumulativo convalidato, derivato da tre biomarcatori salivari, Porphyromonas gingivalis, interleuchina-1β e metalloproteinasi della matrice-8, che rappresentano rispettivamente il carico microbico, l’infiammazione e la distruzione dei tessuti.
All’inizio dello studio, quasi la metà dei partecipanti soddisfava i criteri diagnostici per la sindrome metabolica secondo gli standard della International Diabetes Federation. Gli individui classificati nel gruppo a più alto rischio di parodontite presentavano una prevalenza significativamente maggiore della sindrome metabolica e dei suoi componenti, in particolare obesità addominale, iperglicemia e pressione sanguigna elevata. Dopo l’aggiustamento per i fattori di confondimento, le persone con i punteggi più alti dei biomarcatori di parodontite risultavano avere più frequentemente la sindrome metabolica rispetto a quelle con i punteggi più bassi, indicando una forte associazione tra i marker di parodontite e lo squilibrio metabolico sistemico.
Durante i sette anni di follow-up di 618 partecipanti che non presentavano la sindrome metabolica all’inizio dello studio, poco più di un quinto ha sviluppato la condizione. Sebbene l’associazione complessiva tra parodontite e insorgenza della sindrome metabolica non fosse statisticamente significativa, essa risultava invece significativa nei sottogruppi di donne e di non fumatori. Un’analisi più approfondita ha indicato che l’infiammazione sistemica, riflessa dai livelli di proteina C-reattiva, spiegava parzialmente la relazione osservata.
Gli autori propongono che i pannelli di biomarcatori salivari possano offrire un mezzo pratico e non invasivo per individuare la suscettibilità alle malattie sistemiche negli ambiti odontoiatrici. Per i clinici, i risultati sottolineano l’importanza di riconoscere la parodontite come potenziale indicatore di uno squilibrio metabolico più ampio. La valutazione parodontale di routine e una gestione tempestiva possono quindi contribuire non solo alla salute orale, ma anche alla riduzione del rischio metabolico.
L’utilizzo dei biomarcatori salivari per monitorare i disturbi della salute orale è un campo della ricerca odontoiatrica in rapida espansione. Ad esempio, come riportato da Dental Tribune International, un gruppo di ricercatori statunitensi sta impiegando biomarcatori salivari per prevedere lo sviluppo della parodontite.
Il disegno dello studio basato sulla popolazione, l’approccio tramite biomarcatori e il lungo periodo di follow-up forniscono solide evidenze del legame tra salute orale e salute sistemica. Tuttavia, hanno sottolineato i ricercatori, sono necessarie ulteriori indagini per confermare la causalità e valutare se la terapia parodontale possa modificare gli esiti metabolici.
Lo studio, intitolato “The association of periodontitis with risk of prevalent and incident metabolic syndrome”, è stato pubblicato il 23 settembre 2025 sul Journal of Clinical Periodontology, in anteprima rispetto alla sua inclusione in un numero della rivista.
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