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Da dove iniziare? Il bagaglio minimo per un endodontista

Ricostruzione 3D delle strutture endodontiche del dente (Shutterstock).
Giulio Del Mastro

Giulio Del Mastro

ven. 26 ottobre 2018

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Prendiamo il caso di un odontoiatra che si affacci alla professione e voglia intraprendere il percorso come collaboratore presso colleghi o lanciarsi nell’impresa titanica di diventare titolare. In ogni caso, molto facilmente, si troverà a dedicare l’80% del tempo a conservativa, endodonzia e chirurgia estrattiva di base.

L’endodontista neofita, entusiasta, fresco di preparazione, deve possedere una discreta manualità perché anche nel terzo millennio, con computer e digitale ovunque, pare sia ancora indispensabile muovere le mani. Soprattutto collegandole al cervello: il trattamento endodontico non si fa solo con gli strumenti NiTi!

Dando per acquisito il buon funzionamento di placche motrici e sinapsi in genere, ecco di cosa è indispensabile dotarsi. Anche se l’elenco che segue potrebbe sembrare scontato, se ha un ordine d’importanza arbitrario ed è assolutamente personale.

All’odontoiatra collaboratore, in un mondo ideale, dovrebbero essere messi a disposizione i device troppo onerosi o impossibili da trasportare; in parallelo, i titolari di studio carenti in alcune dotazioni potrebbero/dovrebbero implementare, anche gradualmente, gli elementi mancanti.

  1. Iscrizione alle società scientifiche (SIE ad esempio, la Società Italiana di Endodonzia). Il Congresso nazionale annuale, le iniziative locali, il Giornale Italiano di Endodonzia: tutto a portata di mouse e spesso a Km0;
  2. Abbonamento alle riviste scientifiche di settore. Meglio se tra le più “impattate” (J Endod - Journal of Endodontics, Int Endod J - International Endodontic Journal);
  3. Frequenza a corsi di endodonzia hands-on. Guardare lavorare chi è più bravo è bello; provare a fare le stesse cose di persona seguiti da un tutor di più…;
  4. Denti estratti (freschi) e simulatori. Non se ne hanno mai abbastanza. Da consumare ad libitum: meglio provare così la resistenza a fatica e torsione degli strumenti piuttosto che nei canali di un familiare;
  5. Un sistema ingrandente. Per iniziare possono essere sufficienti lenti che utilizzino un sistema prismatico con occhiale dedicato o da montare a parte, su caschetto o montatura, con un ingrandimento che di solito è 3,5x. Si può fare di meglio ma già questo presidio è sicuramente utilissimo: senza vedere non si può fare, anche armati di buona volontà;
  6. Crio spray. Prima l’esame obiettivo;
  7. Radiografia digitale o analogica, quest’ultima possibilmente con sviluppatrice automatica. È buona norma cambiare periodicamente i liquidi di sviluppo e fissaggio e controllare lo stato di usura dei sensori, onde ottenere sempre immagini di ottima qualità;
  8. Centratori. Permettono misurazioni più accurate, ripetibilità degli esami Rx e la valutazione dell’evoluzione del periapice e dei tessuti duri periradicolari nei controlli a distanza.
  9. Anestesia. Se ci si occupa di endodonzia chirurgica alle tradizionali tubofiale 1:100.00 e 1:200.000 occorre aggiungere quelle 1:50.000;
  10. Composito e bisturi. Insostituibili per qualsiasi tipo di pretrattamento, conservativo o chirurgico;
  11. Diga di gomma e accessori. Un optional? Non utilizzarla consente al massimo di praticare la salivodonzia, fonte di gran parte degli insuccessi. Minuti preziosi dedicati alla detersione vanificati dall’immissione nei canali di una brodocoltura di origine salivare o respiratoria, gioia di ogni Gram negativo;
  12. Ultrasuoni. Un grande presidio per definire i contorni della cavità d’accesso e rimuovere perni o strumenti fratturati;
  13. Soluzioni irriganti. La fanno da padrone ipoclorito al 5% e EDTA al 10-17%. La candeggina è da sconsigliare perché non è un presidio medico chirurgico; inoltre, non è stabilizzata;
  14. Strumentazione manuale assortita (K-file), in acciaio e NiTi. Le case che producono l’acciaio migliore hanno in catalogo gli #06;
  15. Rilevatore apicale. Indispensabile: talmente utile da aver costretto a coniare il termine “apice elettronico” per indicare l’esatta lunghezza di lavoro biologica nel sistema canalare. Alcuni modelli fungono anche da pulp tester;
  16. Motore endodontico dedicato. Ormai onnipresenti sul mercato, i più moderni prevedono la possibilità di rotazione con torque e velocità preimpostate, sono aggiornabili online e, ovviamente, personalizzabili. Possono sviluppare un movimento continuo o reciprocante in modo da essere compatibili con ogni tipo di sistematica rotante;
  17. Strumenti meccanici NiTi. Un mondo da esplorare. Conicità, sezione, punta, trattamento termico, tipo di movimento, superficie, è possibile trovare di tutto. Qualora la serie non lo preveda utile associare strumenti per glide path e ritrattamenti;
  18. MTA. Proposto da Torabinejad circa vent’anni fa è tuttora il cemento di punta per incappucciamenti diretti e trattamento delle perforazioni;
  19. Cemento endodontico a base ZOE;
  20. Sistematiche per termoplasticizzare e condensare la GP. Molti apparecchi combinati sfruttano un’onda continua di condensazione per il down packing e siringhe a iniezione per il back filling, tipo System B e Obtura; altri sistemi usano carrier di plastica per veicolare la gutta nei canali sagomati, ad esempio il Thermafil;
  21. Microscopio operatorio. Ebbene sì, all’ultimo posto. Per quanto fondamentale e straordinariamente utile, insostituibile in parecchie occasioni, non è un pilastro per tutti: il costo di acquisto è sicuramente elevato e non si può assolutamente considerare un entry level di questa specialità. Promuoverne una diffusione ubiquitaria nella formazione universitaria e fra i colleghi potrebbe, sui grandi numeri, innescare un volano virtuoso e una compressione dei costi che finora sono mancati.

Dimenticato qualcosa? Spero di no, ma «Se mi sbaglio mi corrigerete!».

 

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