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Composito nero: un nuovo ausilio nello Smile Design

I margini incisali del gruppo frontale inferiore sono stati coperti con il composito nero e posizionati davanti a uno sfondo scuro, andando così a simulare quella che sarà la lunghezza definitiva dei denti restaurati.
A. Sonaglia

A. Sonaglia

lun. 22 dicembre 2014

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L’estetica negli ultimi tempi riveste un ruolo sempre più importante e determinante nei rapporti interpersonali, di conseguenza anche le esigenze dei pazienti odontoiatrici sono ormai molto più elevate.

Sebbene il compito dell’odontoiatra dovrebbe essere quello di ristabilire uno stato di salute orale e di realizzare dei manufatti che si integrino in maniera “camaleontica” con il resto della bocca, sono in realtà sempre più frequenti le richieste di cambiamenti radicali di tutta la zona orale e periorale. Ed è proprio dall’esperienza clinica quotidiana nell’affrontare riabilitazioni estetiche complesse che è nata l’idea di utilizzare un composito totalmente nero da usare come ulteriore ausilio nello simile design.

Introduzione
Nella riabilitazione estetica di casi complessi risulta fondamentale un lavoro di squadra perfettamente coordinato tra odontoiatra e laboratorio, senza ovviamente trascurare il ruolo decisionale del paziente. Infatti quest’ultimo dovrà essere reso partecipe di tutte le fasi del restauro, dalla progettazione fino alla sua realizzazione.
Esaminiamo brevemente le tappe che conducono a una corretta riabilitazione estetica.

Prima fase: la comunicazione con il paziente e con il laboratorio
La comunicazione con il paziente riveste un ruolo fondamentale ed è sicuramente la fase più delicata di tutto il percorso. È proprio in questo momento che si gettano le basi per il successo della terapia, che dipende infatti dalla capacità di capire le esigenze del paziente, di consigliarlo e di guidarlo nell’individuazione delle modifiche che vuole apportare al suo sorriso. Una volta ascoltate le sue richieste si fanno una serie di foto, da quelle intraorali a quelle del volto, e si elaborano al computer alla ricerca di un sorriso gradevole, armonico e che corrisponda alle aspettative del paziente stesso. Successivamente inizia il dialogo con il laboratorio, al quale dovremo fornire quanti più dati possibili sia sulla situazione iniziale, sia sul risultato che vorremmo ottenere. A tale proposito occorre fornire al nostro tecnico le impronte del paziente, l’arco facciale, le foto fatte, quelle elaborate e – se possibile – un breve video in cui si mostra il paziente mentre parla o ride.

Seconda fase: ceratura diagnostica e mock-up
Tutte queste informazioni servono al laboratorio per realizzare una ceratura diagnostica che tiene presente la componente estetica, quella funzionale e che corrisponda ai corretti princìpi dell’occlusione. Il passo successivo è la creazione di un mock-up, cioè una simulazione in materiale provvisorio di quello che sarà il lavoro ultimato, e che può essere cementato in maniera totalmente reversibile. È proprio grazie a questo manufatto che è possibile aiutare il paziente a visualizzare in che modo le modifiche del sorriso da noi programmate potranno integrarsi sul proprio volto, affinché possa decidere se il risultato finale sarà di suo gradimento o meno. Qualora le modifiche da effettuare sulla dentatura del paziente siano di lieve entità, invece del mock-up basato sulla ceratura, è possibile eseguire un mock-up diretto attraverso l’aggiunta di piccole quantità di composito sui denti interessati; anche in questo caso si tratta di una procedura del tutto reversibile.

Presentazione del caso
Il mock-up fornisce un’ottima soluzione quando dobbiamo ingrandire i denti perché ci permette di lavorare per apposizione, ma purtroppo non può essere utilizzato quando il volume deve essere ridotto perché il trattamento non sarebbe più reversibile. Per permettere al paziente di avere anche in questo caso un’idea di come sarà la forma finale dei denti, si ricorre a un artefatto. La tecnica più diffusa è quella che prevede l’utilizzo di un pennarello nero sui margini del dente in modo da renderne difficile la percezione e facendo così sembrare il dente effettivamente più piccolo di quello che è in realtà. Con questa tecnica però ci troviamo spesso ad affrontare due inconvenienti: il primo è che non sempre riusciamo a delimitare in maniera netta e dettagliata la zona del dente da rendere poco visibile, perché spesso il tratto disegnato dal pennarello è poco omogeneo; il secondo inconveniente è rappresentato dal fatto che il pennarello non è un dispositivo medico, quindi potrebbe essere percepito dal paziente come uno “strumento” poco professionale e relativamente igienico.
È proprio per cercare di superare queste criticità che abbiamo pensato di sostituire il pennarello con qualcosa di più strettamente legato alla pratica clinica quotidiana. Più precisamente con un composito fluido altamente caricato e totalmente nero, Enamel plus Stain Flow Black (Micerium SpA) (Fig. 6).

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Conclusioni
Applicando questo Stain Flow nero sui margini degli elementi di cui si deve ridurre il volume, e posizionando un contrastor dello stesso colore sullo sfondo, si possano scattare delle foto dove il colore del composito si unisce con quello del contrastor, dando l’illusione che i denti siano più corti. Il grande vantaggio che deriva dall’utilizzo di questo materiale, quindi, è quello di poter modificare sempre in modo reversibile il volume dei denti, ma in maniera molto più precisa ed evidente. Inoltre si ha la possibilità di dare in visione al paziente la foto scattata su sfondo nero, permettendogli di vedere in maniera tridimensionale quello che sarà il risultato finale.
Si ringrazia il dott. Alessio Tariciotti (Roma) per il prezioso contributo nella stesura dell’articolo.

L'articolo è stato pubblicato sul numero 4 di Cosmetic Dentistry Italy 2014.

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