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SAN FRANCISCO (Usa) Scoperto da Per-Ingvar Brånemark, il concetto di osteointegrazione è assurto alla base dell’implantologia, rivoluzionando in tutto il mondo il trattamento dei pazienti rimasti privi di denti. Sulla scia del lavoro compiuto dal padre, Rickard Brånemark ha adattato il concetto di chirurgia ortopedica per migliorare il trattamento dei pazienti amputati. Il suo metodo è stato applicato per più di 20 anni, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti. Insieme ai colleghi dell’Università di San Francisco (UCSF) Brånemark ha portato a termine la prima operazione di osteointegrazione nel Paese.
Simili agli impianti dentali, le protesi osteointegrative per la riabilitazione dei pazienti parzialmente amputati (OPRA) consistono in una protesi esterna legata direttamente all’osso attraverso una vite in titanio. In questo modo la protesi è sempre correttamente ancorata e rimane fermamente saldata evitando che il paziente soffra di piaghe, dolori o irritazioni che generalmente si presentano nelle soluzioni tradizionali.
Attualmente professore associato presso il Dipartimento di chirurgia ortopedica alla UCSF, Brånemark ha sviluppato il programma OPRA al Centro internazionale di ricerca, formazione e di chirurgia in Osteointegrazione dell’Università (iCORES). Grazie alla sua grande esperienza in questo campo, è stato chiamato alla UCSF per un incarico biennale: per più di 25 anni Brånemark ha compiuto studi sugli impianti in titanio su pazienti amputati, fondato vari Centri in Europa, Asia, Australia e Sudamerica. Sebbene la tecnologia fosse già disponibile in vari altri Paesi, è stato il primo paziente ad essere trattato da quando il dispositivo venne approvato dalla Food and Drug Administration nel luglio scorso.
Cinquantatré anni, George Kocelj, aveva perso gran parte della gamba destra a causa di un raro tumore causato da neurofibromatosi ed aveva provato senza successo varie protesi esterne finché non è finito su una sedia a rotelle.
Per posizionare il dispositivo OPRA sono necessari due procedure. Durante la prima operazione chirurgica viene installato un impianto cilindrico nel canale centrale dell’osso rimanente. A distanza di circa sei mesi, dopo che l’osso, crescendo, ha ancorato l’impianto, la seconda operazione installa una struttura di supporto che attraverso la pelle si connette alla protesi esterna. Il paziente quindi comincia un lavoro di fisioterapia per caricare gradualmente il peso sull’impianto usando una protesi di supporto. La riabilitazione richiede circa sei mesi e include il posizionamento di una protesi finale su misura.
«Sono ansioso ed emozionato ‒ ha detto Kocelj prima dell’operazione ‒ è una sensazione eccitante essere in grado di camminare. Per me significa una miglior qualità di vita». Il 26 aprile O’Donnell, Brånemark e la Dott.ssa Rosanna L. Wustrack, assistente della clinica di Ortopedia, hanno portato a termine la prima procedura OPRA su Kocelj. La seconda operazione è prevista per l’autunno. «L’UCSF è stata in prima linea per quarant’anni nello sviluppo della tecnologia osteointegrativa per salvare gli arti persi dai pazienti affetti da cancro» ha detto O’Donnell. «Quando si rende necessaria un’amputazione, a questi pazienti iCORES è in grado ora di fornire le tecniche osteointegrative».
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