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Aspettando il profilo professionale, gli Assistenti del SIASO a congresso celebrano il decennale

Fulvia Magenga, Segretario generale della SIASO (Società Italiana Assistenti dello Studio Odontoiatrico).
m.boc

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mar. 21 marzo 2017

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«Ci ritroviamo dopo 10 anni dalla fondazione di SIASO a riflettere su quali siano stati i principi che hanno messo in moto questa macchina e quali, invece, i compiti che nel corso degli anni abbiamo dovuto affrontare».

In queste parole di Fulvia Magenga, Segretario generale della SIASO (Società Italiana Assistenti dello Studio Odontoiatrico) c’è la sintesi del IV congresso svoltosi al Pirellone di Milano nella mattinata dell’11 marzo. Incontro non molto affollato, anche se coincidente con le celebrazioni del decimo anno di vita del Sindacato, ma “sostanzioso”, perché si è fatto il punto dell’annosa questione del profilo, fantasma che da sempre si aggira negli incontri delle ASO e che stavolta promette di prender corpo in tempi relativamente brevi.

Firmato dal Ministro della Salute, il testo del provvedimento è, infatti, al vaglio della Commissione Igiene e Sanità del Senato, presieduta dalla senatrice Emilia Grazia De Biasi la cui presenza autorevole e rassicurante ha rafforzato speranze di antica data. Anche se Magenga, carismatica figura di leader di uno drappello sindacale (dietro al quale si staglia un esercito di 120 mila componenti) non si lascia prendere dall’entusiasmo, dopo tante vane promesse ed assicurazioni del passato. Il Segretario generale ha, infatti, “minacciato” la Senatrice che non le darà tregua fino al rilascio del parere della Commissione, il che dovrebbe sortire entro un mese.

Nonostante l’importanza del ruolo svolto nel Team odontoiatrico dall’assistente, tutt’oggi l’identità professionale dell’ASO viene riconosciuta di fatto, ma non di diritto, mancandole di un’identità ben definita, Carenza sottolineata con la consueta foga e incisività da Carlo Guastamacchia nel suo intervento eda Giulio Leghissa, odontoiatra (e quindi “datore di lavoro”) della Magenga, oltreché convinto difensore dei diritti delle Aso, presente al tavolo dei relatori: di fatto, una controparte, termine che però a Magenga non piace per niente.

Andando alle origini del rapporto tra SIASO e sindacati odontoiatrici «Iniziammo con entusiasmo – dice infatti – cercando di rapportarci con loro per studiare strategie atte a migliorare la vita del personale di studio. Non abbiamo un profilo professionale riconosciuto a livello nazionale – constata – non un percorso di studi specifico. Volevamo quindi collaborare con i datori di lavoro per comprendere come meglio aiutarli, studiando e preparandoci».

Ma la cosa non fu possibile, ricorda «perché pensarono subito che volevamo troppo spazio». Di qui l’abbandono negli anni da parte di SIASO dei sogni legati al progresso, alla crescita da fare insieme, il concentrarsi sulla (in)formazione, sul rapporto con le istituzioni e sull’accoglienza e presa in carico di persone bisognose di assistenza legal-sindacale. Il decennale fornisce lo spunto per una constatazione amara: «In Italia, la parola sindacato evoca conflitti e scontri, ma non è necessariamente così». E se il profilo tarda ad arrivare, è anche per una mancanza di dialogo, che danneggia non solo il lavoratore. Secondo i dati forniti da Giovanna Gentile, agguerrito legale della SIASO a fronte di oltre 200 richieste d'intervento arrivate negli ultimi tempi, la percentuale di quelle (più rare) giunte a sentenza nel99 per cento dei casi vede il datore soccombente.

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