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GAND (Belgio), JYVÄSKYLÄ (Finlandia), COPENHAGEN (Danimarca): Un team internazionale di ricercatori ha studiato la frequenza giornaliera del lavaggio di denti negli adolescenti di 20 diversi paesi e regioni d’Europa tra il 1994 e il 2010, riscontrando che la frequenza è aumentata nella maggior parte delle aree e Paesi presi in esame nel tempo. La più alta è stato osservata in Estonia, Lettonia, Russia, Finlandia e Belgio fiammingo.
«Dalla punto di vista della sanità pubblica, il miglioramento delle abitudini nel lavaggio dei denti è importante per prevenire le malattie dentali più comuni, ma ancor più per ridurre i fattori di rischio tipici delle principali malattie non trasmissibili» dichiarano i ricercatori, secondo i quali lavarsi i denti due volte al giorno, è uno dei più importanti fattori di auto-cura trasformandosi in una sorta di raccomandazione universale per salvaguardare la buona salute della bocca.
Alla luce delle recenti scoperte per quanto riguarda l'associazione tra malattia orale e le quattro principali malattie non trasmissibili (diabete, cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie), l'importanza dello spazzolamento regolare è accresciuta. Per il loro approfondimento i ricercatori dall'Università di Jyväskylä in Finlandia, di Gand in Belgio e dell'Istituto Nazionale di Sanità Pubblica (Danimarca) hanno utilizzato i dati di cinque indagini consecutive condotte tra il 1994 e il 2010 dalla Health Behaviour in School-aged Children (HBSC) costituito da un'associazione internazionale di ricercatori che collabora nelle statistiche aventi per oggetto la scuola, raccogliendo dati su salute e benessere, sull’ambiente sociale e comportamenti di ragazzi e ragazze di 11, 13, 15anni, che rappresentano il periodo in cui si sviluppa l’autonomia di un individuo influenzando lo sviluppo delle scelte di comportamento riguardanti la salute.
Iniziata nel 1982, l’indagine viene effettuata ogni quattro anni in 44 paesi e aree d’Europa e del Nord America, in collaborazione con il World Health Organization’s Regional Office for Europe. Gli scienziati hanno determinato la frequenza del lavaggio analizzando le risposte degli adolescenti al questionario HBSC su tale argomento, avente per oggetto anno di studio, paese, sesso ed età quali variabili. Tra i 20 presi in esame dalla ricerca, sono vari Paesi dell'Europa centrale, orientale e settentrionale, come Russia e Canada. Nella maggior parte, la frequenza di lavaggio almeno due volte al giorno è aumentata notevolmente, mentre sono diminuite le differenze tra un Paese e l’altro. Nel 1994, la percentuale di lavaggio dei denti negli adolescenti almeno due volte al giorno, variava dal 30 al 86 per cento. Nel 2010, tra 50 e 81 per cento ha detto di aver spazzolato i denti due volte al giorno.
Nel 1994, i Paesi con la minor frequenza includevano la Lituania (30 per cento), la Lettonia (34), la Russia (38), la Finlandia (38), l’Estonia (42) e il Belgio (area fiamminga, 43). Non più tardi del 2010, tra il 50 e il 60 per cento dei bambini di questi Paesi si lavavano i denti due volte al giorno. Quelli con la più alta percentuale nel 1994 erano la Svezia (86 per cento), la Danimarca (80), la Norvegia (75) e la Germania (73). Nel 2010, in Svezia è diminuita a 81 per cento e la Danimarca al 76. In Norvegia è rimasto al 75, mentre in Germania è aumentato all’ 80 per cento.
I ricercatori dicono che la minor attenzione sulla salute dentale in alcuni Paesi scandinavi potrebbe dipendere dal fatto che i loro adolescenti si curino di meno di lavarsi i denti rispetto a prima. Nel 1994, le scuole pubbliche della Danimarca, per esempio, avevano proprie cliniche odontoiatriche, chiuse tuttavia entro il 2010. Anche l’aumento degli immigrati in Svezia e in Danimarca può aver giocato un ruolo determinante, come dimostra la minor frequenza di lavaggi riscontrata nei figli degli immigrati in rapporto a quella dei figli dei locali. Nel 2010, il 20 per cento delle famiglie in Svezia e il 10 percento in Danimarca, erano di immigrati.
Intitolato "Trends in toothbrushing in 20 countries/regions from 1994 to 2010" lo studio è stato pubblicato online sull’European Journal of Public Health il 24 marzo.
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