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Roma, 25 maggio - Il ministero della Salute apre alle associazioni di rappresentanza dei professionisti dell’area Sanità e Salute di Confprofessioni.
Nel corso di un incontro che si è tenuto il 25 maggio, presso la sede del ministero a Roma, il direttore generale delle professioni sanitarie del ministero, Giovanni Leonardi, ha assicurato che la riforma delle professioni dovrà necessariamente tener conto delle osservazioni e del contributo degli ordini e delle associazioni di rappresentanza dei liberi professionisti, in particolare per l’area Sanità e Salute di Confprofessioni. Lo ha riferito il consigliere di giunta della Confprofessioni, Roberto Callioni, al termine del vertice ministeriale.
“Apprezziamo la scelta del Governo di procedere a tavoli di lavoro omogenei, per comparti professionali”, commenta Carlo Scotti, consigliere di giunta e coordinatore dell’area Sanità e Salute di Confprofessioni, “il Ministero della Salute è il destinatario privilegiato delle specifiche esigenze dei professionisti della Sanità privata. Sul fronte della riforma delle professioni sanitarie abbiamo chiesto una definitiva discontinuità con le logiche della concorrenza e una netta distinzione dalle regole proprie dell’attività di impresa”.
Tantissimi i temi sul tappeto che sono stati toccati durante l’incontro. Pubblicità sanitaria, tariffe e formazione sono i principali punti di contatto tra la riforma delle professioni avviata dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, con quella portata avanti dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio. Durante il vertice - cui hanno partecipato Giacomo Melillo, Roberto Callioni, e Carlo Scotti - sono emerse importanti novità che toccano da vicino le professioni sanitarie. All’esame del ministero c’è il nuovo inquadramento giuridico del personale ausiliario dello studio sanitario e gli assetti societari delle società tra professionisti che dovrebbero prevedere l’apporto di capitale esterno, ma sempre sotto il controllo da liberi professionisti.
“Abbiamo voluto rimarcare la posizione della Confprofessioni”, sottolinea Callioni. “Il legislatore deve distinguere tra le esigenze di riforma del sistema ordinistico da quelle dell’attività professionale che impattano sulle modalità di esercizio e che presenta risvolti economico-organizzativi che fanno capo agli organismi di rappresentanza sindacale dei professionisti e non agli ordini”.
Documento per il Ministero della Salute.
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