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Trattamento dell’ipersensibilità dentinale

Dental Tribune International

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mer. 16 aprile 2014

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Trattamento dell’ipersensibilità dentinale Confronto fra applicazioni topiche di fluorapatite e fluoruro di calcio (SensOut®) e di floruro di sodio al 5% e calcio fosfato amorfo (Enamel Pro®Varnish).  

La sensibilità dentinale è un segno fisiologico di vitalità del dente ed è inoltre un valido meccanismo di difesa contro gli stimoli “nocicettivi”. I nocicettori sono «neuroni sensoriali primari che vengono attivati da stimoli capaci di causare danno tissutale», ossia sono specializzati alla percezione di stimoli dolorosi di varia natura e alla loro trasmissione al sistema nervoso centrale.
L’ipersensibilità dentinale rappresenta invece una patologia odontoiatrica di grande interesse clinico, caratterizzata da un dolore acuto e improvviso che origina dall’esposizione della dentina in risposta a stimoli termici, batterici, tattili, osmotici o chimici e che non possono essere correlati ad altre forme di difetti o patologie dentali. Essa può avere origine da stimoli meccanici come uno scorretto metodo di spazzolamento, da recessioni gengivali, abrasioni o erosioni, parodontiti acute e croniche, trattamenti parodontali, trattamenti sbiancanti, preparazioni per protesi e diete inappropriate. La sensazione di dolore è generalmente causata da vari stimoli su una superficie del dente che non è più ricoperta dallo smalto come invece avviene in una situazione di normalità. Il tessuto sottostante allo smalto, la dentina, è più soffice e permeabile ed è percorso da migliaia di piccolissimi tubuli (tubuli dentinali) che originano dalla parte centrale (la polpa del dente) e si dirigono verso lo smalto. La porzione di dentina esposta mette in comunicazione l’ambiente intraorale con la polpa dentale, ricca di terminazioni nervose, innescando una risposta algogena. È stato dimostrato che nella dentina ipersensibile c’è un maggior numero di tubuli dentinali aperti per unità di superficie e il loro diametro è più ampio. La trasmissione dello stimolo attraverso la dentina nei denti ipersensibili dovrebbe essere mediata da meccanismi idrodinamici. Ne consegue che la riduzione del diametro dei tubuli e, di conseguenza, della loro pervietà porta a una riduzione del flusso al loro interno e quindi a una diminuzione della sensibilità.

Questa problematica è di grande interesse clinico: colpisce infatti il 36% dei soggetti, salendo al 41% fra quelli di sesso femminile della popolazione mondiale, la maggior parte dei quali rientrano in una fascia di età compresa fra i 20 e i 40 anni. Questa patologia è destinata a divenire nel prossimo futuro sempre più consueta per i vari motivi legati all’incremento dell’igiene, ad alterate abitudini alimentari e perché la popolazione media mantiene la propria dentizione per un periodo di tempo più lungo che in passato. La figura dell’igienista dentale ha un ruolo chiave nella prevenzione e nel trattamento dell’ipersensibilità. Da una diagnosi eseguita correttamente, il professionista è in grado di elaborare e attuare un piano di trattamento che preveda da una parte l’identificazione e l’eliminazione dei fattori causali predisponenti e l’istruzione delle corrette manovre di igiene orale e alimentare, dall’altra la cura dell’ipersensibilità attraverso l’utilizzo di prodotti professionali atti ad alleviare il disturbo del paziente. I prodotti desensibilizzanti a uso professionale possono essere una valida soluzione per eliminare o quanto meno diminuire il dolore. Il loro ruolo è quello di penetrare all’interno dei tubuli dentinali e otturarli, in modo tale da bloccare la via di comunicazione esterno-polpa e isolare il dente da qualsiasi stimolo esogeno.

Lo scopo di questo studio è testare e valutare l’efficacia di due prodotti deputati alla desensibilizzazione della dentina esposta, ossia confrontare i risultati ottenuti dai pazienti sottoposti al trattamento con fluorapatite e fluoruro di calcio (SensOut®), al trattamento con floruro di sodio al 5% e calcio fosfato amorfo (Enamel Pro®Varnish) e il gruppo controllo, per stabilire quale tra le due sia più efficace in termini di sollievo.

Materiali e metodi
Lo studio è stato effettuato su un campione di 30 pazienti, 14 di sesso maschile e 16 di sesso femminile, reclutati presso il reparto di odontoiatria dell’Ospedale San Gerardo di Monza, rientranti nel seguente criterio: avere ipersensibilità dentale diffusa ad almeno 3 elementi, con esposizione di dentina, in due emiarcate distinte.
I criteri di inclusione comprendono:
– pazienti di sesso maschile e femminile;
– pazienti di età compresa tra i 18 e 65 anni;
– pazienti con problemi di sensibilità dentinale;
– pazienti con recessioni gengivali con dentina esposta;
– pazienti in buona salute dal punto di vista psico-fisico;
– pazienti disposti e in grado a completare lo studio;
– pazienti firmatari del consenso informato firmato.
I criteri di esclusione comprendono:
– pazienti senza problemi di sensibilità;
– pazienti che presentano ipersensibilità ridotta o poco diffusa, ossia limitata a meno di 3 elementi dentari e quindi impossibile da trattare ai fini dello studio;
– pazienti sottoposti a terapia farmacologica con analgesici, antinfiammatori e antidepressivi triciclici e altri psicofarmaci;
– pazienti che hanno terminato da poco un trattamento sbiancante;
– condizioni mediche o storia clinica che non permettano un’adeguata compliance;
– età inferiore a 18 anni o superiore a 65 anni;
– pazienti precedentemente trattati con fluoro o altri prodotti desensibilizzanti o che, prima di presentarsi da noi, usavano prodotti domiciliari desensibilizzanti per limitare il disagio;
– pazienti trattati con il laser;
– pazienti con disturbi alimentari particolari.

I pazienti reclutati sono stati trattati dividendo il loro cavo orale in due metà: il secondo e il terzo quadrante, sottogruppo studio (A), è stato trattato con le consuete tecniche di igiene orale e con applicazioni di fluorapatite e fluoruro di calcio (SensOut®); mentre il primo e quarto quadrante, sottogruppo studio (B), è stato trattato con le consuete tecniche di igiene orale e con applicazioni di floruro di sodio al 5% e calcio fosfato amorfo (Enamel Pro®Varnish); inoltre è presente un sottogruppo controllo (C), costituito dai denti sensibili non trattati con prodotti desensibilizzanti professionali, che è stato trattato solo con tecniche di igiene orale. Durante la prima visita, dopo la raccolta dei dati anamnestici e l’analisi dello status radiografico tramite l’ortopantomografia, sono stati registrati, per tutti i pazienti, l’indice di placca secondo O’Leary e i valori del sondaggio parodontale; è stato poi effettuato un test diagnostico di sensibilità ed è poi stata eseguita la detartrasi sopragengivale. Infine, i pazienti sono stati motivati e istruiti all’igiene orale domiciliare, nonché sono stati dati loro consigli sulla dieta alimentare.
Nella seduta successiva (7 giorni dopo) a ogni paziente è stato fatto firmare il consenso informato, dopodiché abbiamo effettuato primo test di valutazione della sensibilità tramite la Scala Analogica Visiva (VAS), abbiamo quindi proceduto con l’applicazione dei desensibilizzanti: il secondo e il terzo quadrante, sottogruppo studio (A), è stato trattato con le consuete tecniche di igiene orale e con applicazioni di fluorapatite e fluoruro di calcio (SensOut®); mentre il primo e quarto quadrante, sottogruppo studio (B), è stato trattato con le consuete tecniche di igiene orale e con applicazioni di floruro di sodio al 5% e calcio fosfato amorfo (Enamel Pro®Varnish). Infine, abbiamo effettuato secondo test di valutazione della sensibilità, per valutare il miglioramento (Fig. 1). I pazienti sono stati sottoposti a tre ulteriori sedute per effettuare nuovamente i test di valutazione della sensibilità, a distanza di una settimana, un mese e tre mesi.

Risultati
Dai nostri risultati, ottenuti grazie alla scala VAS, possiamo riassumere che per i 30 pazienti trattati con fluorapatite e fluoruro di calcio (SensOut®):
– la media dell’ipersensibilità calcolata nel tempo t0 è di 6;
– al tempo t1 la media si è abbassata di 5,4 punti (da 6 a 0,6), determinando una condizione di sollievo dato dalla diminuzione del grado di ipersensibilità;
– il controllo eseguito a una settimana di distanza ci ha permesso di rivalutare i siti trattati, vi è stata una leggera recidiva, infatti la media al t2 è 1,07;
– a un mese dal trattamento t3 la media assume il valore di 2,03, la differenza rispetto al t0 è di 3,97;
– dopo tre mesi (t4) la rivalutazione dei siti trattati ci permette di raccogliere nuovamente i dati e la media che se ne ricava è di 3,23: la differenza rispetto al pre-trattamento è di 2,77 punti (Tabb. 1-2).
Descriviamo ora i risultati riguardanti la terapia con applicazioni topiche di floruro di sodio al 5% e calcio fosfato amorfo (Enamel Pro®Varnish), presentano una media di ipersensibilità riscontrata prima del trattamento (t0) di 5,8. Al termine della seduta (t1) la media si è abbassata di 4,53 punti (da 5,8 a 1,27), dando la prova dell’effetto desensibilizzante.
A una settimana dalla seduta (t2) vi è stata una leggera recidiva, la media è cambiata, il nuovo valore 1,72 mostra che essa si è abbassata di 4,08 punti.

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A distanza di un mese (t3) il valore della media 2,83 mostra una perdita di efficacia nel tempo del prodotto desensibilizzante. Nell’ultimo controllo, a tre mesi (t4), la media assume il valore di 3,87; essa quindi dimostra l’efficacia del trattamento in quando si è notevolmente abbassata rispetto al t0, infatti abbiamo una differenza di 1,93 punti (Tabb. 3-4). Il grafico seguente (Tab. 5) raffigura il confronto tra le medie di ipersensibilità, per inquadrare ancora più facilmente gli effetti prodotti dai due diversi trattamenti durante i 5 step temporali. Abbiamo eseguito il test t di student fra i risultati ottenuti nei due diversi trattamenti al tempo t0, in cui risulta essere 0,687413584, e al t4, esso è risultato essere 0,13368489, entrambi essendo maggiori di 0,05 non sono statisticamente accettabili (Tab. 6).

Discussioni
Dai dati ottenuti si nota che il trattamento con fluorapatite e fluoruro di calcio (SensOut®) risulta più efficace del trattamento con floruro di sodio al 5% e calcio fosfato amorfo (Enamel Pro®Varnish), infatti il grafico mostra come la media dei valori, ottenuti tramite la scala VAS indicanti la sensibilità allo stimolo algogeno, del prodotto SensOut® sia inferiore a quella del trattamento con Enamel Pro®Varnish. Dai risultati emersi si dimostra, in ogni caso, che entrambi i prodotti hanno portato a una diminuzione della soglia del dolore e che quindi entrambi si sono rilevati efficaci. I confronti fra le fasi t0, t1, t2, t3 e t4 ci sono serviti per osservare eventuali decadimenti, miglioramenti o mantenimenti degli effetti nel tempo. Per entrambi i trattamenti abbiamo osservato un netto miglioramento fra gli step t0 e t1, ovvero fra il pre- e post-trattamento; successivamente abbiamo osservato una recidiva, lenta ma costante, dallo step t2, dopo una settimana dall’applicazione, al t4, ossia a distanza di 3 mesi dalla seduta desensibilizzante.
I dati confermano che l’applicazione di fluorapatite e fluoruro di calcio (SensOut®) porta benefici maggiori: il livello di desensibilizzazione di questo trattamento supera l’altro sia in termini temporali, sia in termini di sollievo.

Conclusioni
Concludendo possiamo quindi affermare che entrambi i presidi utilizzati risultano quindi efficaci nella riduzione dell’ipersensibilità dentinale ma, nel nostro studio, la combinazione di fluorapatite e fluoruro di calcio (SensOut®) risulta essere migliore rispetto alle applicazioni di floruro di sodio al 5% e calcio fosfato amorfo (Enamel Pro®Varnish). Definire anamnesticamente il ruolo dei fattori causali della lesione da ipersensibilità dentinale rappresenta il punto di partenza per l’igienista dentale. È importante identificare tali fattori allo scopo di programmare un corretto piano di trattamento che contempli, oltre alle strategie di management professionale e domiciliare, anche la prevenzione della suddetta patologia odontoiatrica.
Le misure preventive che il professionista fornisce al paziente sono istruzioni relative all’eliminazione delle abitudini di vita scorrette responsabili delle recidive della patologia. Un valido piano di trattamento prevede dunque l’identificazione e l’eliminazione dei fattori causali predisponenti, come l’assunzione da parte del paziente di sostanze acide di origine esogena o la presenza di acidi endogeni che vengono a contatto con la cavità orale e il trauma da spazzolamento. Le considerazioni tratte dal nostro studio ci hanno permesso di studiare e approfondire un argomento molto vasto e ancora non del tutto noto. L’ipersensibilità dentinale è infatti un fenomeno complesso da valutare e curare, e per eliminare, o quanto meno ridurre, questo disturbo i pazienti necessitano di una motivazione chiara e costante, che li induca alla collaborazione.

Bibliografia
1. Flynn J., Galloway R. and Orchardson R., The incidence of “hypersensitive” teeth in the West of Scotland, Journal of Dentistry 13, 1985: 230-236.
2. Irwin C R, McCusker P., Prevalence of dentine hypersensitivity in general dental population, J Irish Dent Assoc 1997; 43: 7-9.
3. Addy M., Dentine hypersensitivity: new perspectives on an old problem, Int Dent J., 2002; 52 (Suppl 5): 3367-3375.
4. Wilkins E.M., La pratica dell’igienista dentale, Padova: Piccin, 2012: 521-542.

L'articolo è stato pubblicato sul numero 4 di Dental Tribune Italy 2014

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