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Radiologia: una TAC di troppo fa male al paziente e al medico

Congresso SIRM - G Simonetti (Roma), C. Camnasio (Monza), D. Mantoan (Vicenza), R. Marabelli (Roma), M. Marletta (Roma) F. Oleari (Roma), R. Ugenti (Roma) - (© A. Genitori)
A. Genitori

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mar. 27 maggio 2014

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Durante il 46esimo SIRM – Società Italiana Radiologi Medici, conclusosi ieri a Firenze, oltre che proporre alcune innovazione tecnico scientifiche ed una serie di interessanti approfondimenti, centrale è stato il dibattito sulla difficile situazione circa i costi della radiologia nel sistema sanitario nazionale ed in che modo porvi rimedio.

Un concetto che è stato affrontato durante la sessione plenaria “Costi e sostenibilità della radiologia diagnostica e interventistica nella sanità pubblica”, con la presenza dei professori G Simonetti (Roma), C. Camnasio (Monza), D. Mantoan (Vicenza), R. Marabelli (Roma), M. Marletta (Roma) F. Oleari (Roma), R. Ugenti (Roma).

Partendo da considerazioni sulle attrezzature, i dati sono fin da subito considerati imbarazzanti. Alcune strutture lavorando con macchinari con un’obsolescenza di 8/10 anni. Macchine vecchie che portano ad un grosso dispendio di energia elettrica, maggiori radiazioni e alti costi di manutenzione. In alcune circostanze macchina di 10 anni ha un contratto di manutenzione maggiore dell'acquisto di una macchina equivalente nuova, mentre le macchine di nuove generazioni, sebbene i costi di acquisto più elevati, generano radiazioni e consumi minori.

Oggi la bolletta di Tor Vergata costa, in un anno, 6 milioni di euro. E parte di questo dispendio è dato dalle radiologie. Si tratta di macchine che devono lavorare costantemente e che andrebbero fatte lavorare anche quando l'energia elettrica costa di meno. Il prof. Simonetti, Professore Ordinario di Radiologia e Direttore della Cattedra di Radiologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell' Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", ha auspicato una maggiore presa di coscienza da parte di medici e pazienti “Bisogna abituarsi anche a lavorare di notte. Dopo le 19, per esempio, il risparmio dell’energia elettrica è del 30 %. Abituare sia i medici che i pazienti, evitando l'assemblamento selvaggio con i malati ambulatoriali.” Un pensiero condiviso anche dal Dott. Cammasio: “Il 70% delle macchine hanno oltre 10 anni, alcune 15/17 anni. Il confronto tra dati 2011, 2013 porta un peggioramento, che diventa esponenziale se paragonati ai dati del 2004. E' arrivato il momento, urgente riflettere su questi numeri, dati, situazioni. Iniziare a capire insieme cosa è possibile fare per sostituire le apparecchiature ma in modo adeguato. Il momento attuale è un momento difficile e non può più sostenere l'andamento. L'innovazione tecnologica può essere un aggiunta, mediante dispositivi medici e le nuove diagnostiche per immagine. Per sostenibilità non si deve solo pensare a solo quella finanziaria, ma bisogna iniziare ad avere una visione più ampia.”

La sostenibilità quindi come occasione per crescere: un paziente inquadrato male porta a costi superiori. La mancanza di adeguata tecnologia con screening porta a degenerazioni (costose) delle malattie. I sistemi di screening molto avanzati, i sistemi diagnostici a bassa dose, le apparecchiature digitali, sistemi informatici, i sistemi ibridi, sono sistemi che permettono di migliorare la diagnosi.

A questo dato si aggiunge la difficile questione sul abuso delle risonanze. In Italia molti esami tecnicamente dovrebbero essere rifiutati, solo in pochissimi casi c'è effettiva corrispondenza e appropriatezza. Su 47 milioni di prestazioni, il 50% degli esami risulta essere inappropriato. La questione è stata sottolineata da Rossana Ugenti, Direttrice direzione generale sistema informativo del ministero della salute “Nello specifico si va a valutare la diagnostica per immagine, andando a riscontrate una maggiore rilevanza della risonanza magnetica. Meno quantitativo rispetto la radiologia tradizionale, ma ha un costo maggiore, con al contempo quesiti diagnostici che risultano spesso essere inesistenti. Al fine dell'incidenza dei costi, andrebbe rivisto e riconsiderato l'uso di tali tecnologie.” Una convinta sollecitazione a interventi correttivi sull'appropriatezza verso un uso della radiologia senza spreco ne danno alla salute del paziente. Le prestazioni in regime ambulatoriale del 2012, secondi i dati ministeriali presentati durante il Congresso SIRM, danno al fronte di 74 milioni e 400 mila prestazioni un costo di poco inferiore ai 4 miliardi di euro; mentre le prestazioni in regime di degenza ordinaria e in day ospitale, sempre riguardante il 2012, vede al fronte di quasi 12 milioni di prestazioni una spesa di 917 mila euro.

Dati che Stefania Garassino, dirigente pubblico presso il Ministero della Salute, responsabile direzione e programmazione sanitaria, ha commentato ricordando il passo importante compiuto dal ministero per aggiornare il nomenclatore con relativo aggiornamento delle tariffe. “Un decreto molto apprezzato perché ritenuto non remunerativo. Il limite più grosso che ha incontrato il ministero della salute nel aggiornare le tariffe è stato il fatto che si doveva riprendere il vecchio nomenclatore datato 1996. Un secondo limite è stato rappresentato dalla carenza dei dati sui costi effettivi. Quando abbiamo aggiornate le tariffe delle TAC e della risonanza magnetica - le tariffe ridotte del 25% e del 10% le tariffe, abbiamo dovuto attingere a dati che alcune aziende del Veneto e del Friuli hanno fornito.” Si ricorda che le regioni virtuose, in pareggio di bilancio, possono aumentare le tariffe e avere un maggior potere decisionali, e che solo le Regione in difetto devono fare obbligatoriamente far riferimento al tariffario massimo nazionale. Allo stato attuale, il ministro Lorenzin ha riaperto i patti della salute, con la costituzione di 4 gruppi per avere entro ottobre un aggiornamento del nomenclatore.

Il pareggio di bilancio è un principio costituzionale, come ricordato dal Magistrato della Corte dei Conti Carlo Chiappinelli “Per la Corte dei Conti da tempo esiste il concetto di integrazione comunitaria, che oggi trova riconoscimento giuridico, con il riconoscimento di alcuni criteri e parametri. La dimensione finanziaria deve essere studiata a livello macro ma senza dimenticare la dimensione territoriale. Tra questi esistono alcuni approcci con linee guida che mettono in evidenza la ricerca di una maggiore appropriatezza. Nel Friuli Venezia Giulia sono stati posti una serie di accertamenti: a livello aziendale sono state poste delle specifiche discipline interne per giudicare l'appropriatezza. Gli esiti portano a considerazioni che hanno evidenziato una pluralità di approcci (finanziario, ad alcuni flash più approfonditi sulla qualità dell'assistenza prestata, ma anche di servizi erogati) segnalo di un'attenzione aziendale sull'efficacia riguardante il trattamento umano).” Risparmio intelligente e funzionale, tenendo presente il ruolo di snodo tra livello nazionale ed aziendale, con indirizzo e vigilanza su quello che può e deve essere migliorato. Controllo che tende a prevenire possibili punti critici e possibili spese maggiori, verso una maggiore appropriatezza.

La questione è stata successivamente ripresa dal Direttore Generale - dipartimento sanità pubblica veterinaria, sicurezza alimentare e organi collegiali per la tutela della salute, Romano Marabelli, il quale ha puntato il dito contro la medicina difensiva generata dalla pressione giuridica esercitata sui medici. “Bisogna ridurre i costi ma in maniera mirata per poter avere un reinvestimento delle risorse nel settore sanitario. La medicina difensiva costa ed va ridotta. Bisogna approfondire il settore della formazione con migliore formazione delle competenze, e sanare l'interferenza che c'è con la pressione di carattere giuridico giudiziario, senza togliere diritti ai pazienti o la possibilità di giusto riconoscimento, ma mettere in condizione la classe medica di lavorare in maniera serena”.

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