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Professione e famiglia, due beni da salvaguardare (anche per il futuro)

Cristina Pavanello

Cristina Pavanello

ven. 29 giugno 2018

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La pratica quotidiana assorbe la maggior parte delle risorse intellettuali di chi esercita un’attività professionale. I professionisti sono spesso portati a considerare che la propria attività non cessi mai di accompagnarli. Il tempo residuale dedicato alla famiglia è, nella maggior parte dei casi, prevalentemente assorbito dagli spazi affettivi, che sovente si vorrebbero meno ristretti.

Questa condizione fa sì che non si riesca a dedicare una sufficiente attenzione ad argomenti importanti, riguardanti in genere la protezione del nucleo familiare. Eppure, le notizie che dovrebbero arrivare, come squilli di tromba, non mancano. È di recente la notizia che la donna più vecchia del mondo, una signora che vive in Cecenia, ha varcato la soglia dei 129 anni, meta impensabile fino a non molti anni fa.

Ma anche in Italia non si scherza: nel nostro Paese, il primo in Europa per numero di individui ultracentenari, questi signori, che nel 1981 erano meno di mille e nel 2001 cinquemila, nel 2015 sono diventati sedicimila. La proiezione per il 2050 è di centosessantamila, dieci volte tanto.

Non c’è bisogno, naturalmente, di arrivare a queste ipotesi estreme per individuare la tendenza (questa la bella notizia) che la speranza di vita sta progressivamente e rapidamente aumentando. Viene da domandarsi se siamo tutti sicuri di aver fatto il possibile per garantire che la propria vita e quella dei propri cari, anche molto prima di arrivare a quelle età estreme, possa contare su risorse sufficienti alle necessità, non privandosi mai dei presidi necessari alla salute, al benessere e tranquillità, le tre premesse di base per un’esistenza che possa rientrare negli standard attuali.

Il metodo più efficace per soddisfare queste premesse è rendersi consapevoli di tutte le proprie opportunità, ma anche dei rischi che le potrebbero ridurre o annullare, per poi allestire una rete di sicurezza che protegga i propri obiettivi professionali, personali e familiari. Una peculiarità del contesto familiare di un professionista, simile del resto a quello di chi esercita un’attività imprenditoriale, è che spesso può contemplare l’ipotesi di trasmissione ai figli, o ad altri familiari, di competenze e ruoli professionali, nonché di attività patrimoniali, anche in sede non successoria.

In questi casi, valgono ancor più le considerazioni che si è soliti fare quando si sottolinea che, nell’ambito familiare, le conseguenze delle decisioni e delle azioni operate da uno dei soggetti facenti parte, si possono ripercuotere anche sugli altri, soprattutto se, da parte della persona che è al centro della famiglia, non si sia considerato ed attuato tempestivamente un piano programmatico complessivo, che esalti le opportunità e riduca le rischiosità.

Poco varrebbero i successi professionali, frutto dell’ingegno e del lavoro di una vita, se non servissero anche a garantire nel tempo, con un’attenta pianificazione, salute, benessere e tranquillità per sé e i propri cari, le cui esistenze ed il cui avvenire sono strettamente connessi ai propri, in quel sublime quanto complesso sistema di relazioni che va sotto il nome di famiglia

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