Dieci alunni dell’Istituto Orsoline di viale Varese formano quasi 80 coetanei della stessa scuola per non iniziare a fumare, primo progetto di peer education a Como. Nell’ambito del progetto, premiato il miglior cartello “Smetti di fumare”.
Come noto, i recenti dati DOXA (2011) indicano che il 56% della popolazione italiana inizia a fumare prima dei 17 anni. Un dato preoccupante che merita attenzione e nuove azioni di sensibilizzazione per non far iniziare a fumare i giovani. Il numero di fumatori in Italia è incrementato (22,7%) nel 2011 rispetto al 21,7% (2010). Di qui, un nuovo modello di educazione: la formazione tra pari (peer education) per non far cominciare a fumare.
Classicamente, per educare a corrette abitudini in ambito sanitario o sociale, si organizzano nelle scuole incontri dove insegnanti o specialisti spiegano cosa fare e come comportarsi. Nella peer education il formatore è invece uno studente (leader) selezionato e formato all’interno del gruppo. In pratica, colui che insegna è lo stesso ragazzo, perché modello da seguire e imitare. Il termine peer education rimanda al concetto di comunicazione tra coetaneo e coetaneo, tra persone appartenenti allo stesso status. Nel tempo si è andato configurando come modello di riferimento per lo sviluppo di strategie di prevenzione e modificazione di comportamenti a rischio.
La peer education sovverte il classico rapporto docente-discente, a favore di un approccio più coinvolgente per sviluppare l’apprendimento tramite lezione partecipata, che utilizza le dinamiche di gruppo sviluppando la tendenza spontanea ad apprendere da altri per promuovere contenuti educativi.
Negli ultimi sei mesi, presso l’Istituto Orsoline di San Carlo, di viale Varese (CO), dieci piccoli formatori stanno educando, durante numerosi incontri, 80 loro compagni affinché non inizino mai a fumare. Obbiettivo è che non inizino quei 10 soggetti statisticamente candidati a farlo.
Il progetto “Educazione tra pari e fumo di sigaretta” è stato realizzato da un gruppo di lavoro coordinato da Luca Levrini dell’Università dell’Insubria, che vede concretizzarsi il programma dopo due anni di preparazione. Il gruppo ha collaborato nella realizzazione conclusiva con Salvatore Ganci, dirigente scolastico dell’Istituto e con i docenti di Scienze (in particolare con Valeria Clerici). Hanno agevolato il coinvolgimento gruppi di discussione, test per valutare il monossido di carbonio e laboratorio pratico. L’analisi di una ricerca interna all’Istituto Orsoline ha dimostrato una buona preparazione preliminare sul “problema fumo”, indicando che le conoscenze degli alunni circa i danni sono note.
Alla luce dei dati DOXA non basta dunque conoscere, ma appare necessario accrescere le motivazioni attraverso dinamiche di gruppo e leader che formino e rendano il “non fumo” un valore. I leader, saranno a loro volta i formatori dei compagni più giovani, cosicché il progetto possa continuare ad autosostenersi con poca spesa, facendo dei ragazzi gli attori primari. Il progetto può estendersi a molti comportamenti a rischio, tra cui alcool o tossicodipendenza.
In itinere, tutti gli alunni hanno elaborato un cartello “Vietato fumare”, partecipando ad un concorso il cui vincitore ha saputo ideare lo strumento comunicativo più originale ed efficace per trasmettere ai compagni la pericolosità del fumo.
Per informazioni:
Luca Levrini
Tel.: 335.6540945
luca.levrini@uninsubria.it
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