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L’Autore, Direttore dell’Unità Operativa a struttura complessa di Chirurgia maxillo facciale all’Ospedale Cardarelli di Napoli, esprime le sue considerazioni su un tema antico e delicato alla luce della sua lunga esperienza.
Da sempre le gravi atrofie della mascella superiore rappresentano un importante ostacolo al recupero della funzione masticatoria per l’anomala conformazione anatomica inadatta ad ottenere una riabilitazione, amovibile, inamovibile o mista. Per tali motivi, a latere degli interventi finalizzati all’aumento di volume osseo che pure non hanno soddisfatto appieno le aspettative prospettate qualche decennio fa, ultimamente sono stati sperimentati e utilizzati gli impianti zigomatici, pterigoidei e quelli corti.
Soluzioni senz’altro valide, quando indicate e quando eseguite con buona programmazione e indiscutibile perizia. L’odontoiatra ha il massimo interesse all’esecuzione di queste tecniche riabilitative, nonostante la pubblicizzazione commerciale che tende a banalizzare tali metodiche, l’inserimento di impianti zigomatici e pterigoidei richiede una consapevolezza anatomica e chirurgica che va ben oltre quella espressa dalla pratica quotidiana.
Spesso si dice che “l’intervento lo fa chi lo sa fare” indipendentemente dalla specializzazione di appartenenza. Tuttavia è ancor più vero che quando il professionista si accinge ad eseguire un intervento deve essere allo stesso tempo consapevole di saper affrontare rischi e complicanze ad esso legato.
Il chirurgo maxillo facciale, per la sua attività in campo traumatologico, oncologico e malformativo, ha presumibilmente maggiore dimestichezza con aree anatomiche così complesse e profonde. Sarà quindi, più probabile che questo tipo di intervento possa essere eseguito con maggiore dimestichezza da un chirurgo maxillo facciale piuttosto che da un odontoiatra.
Non prive, come sono, tali metodiche, di insidie e complicanze, viene naturale porsi dei quesiti sulle reali indicazioni e sulla compliance del paziente. Inoltre, per l’impianto zigomatico ci si avvale di una luce chirurgica ampia che consente, dopo una corretta curva di apprendimento, l’esecuzione dell’intervento con un rischio operatorio ridotto al minimo possibile, per gli impianti pterigoidei occorre una pianificazione computer-guidata oltre la già sottolineata competenza chirurgica.
La pianificazione informatica deve soltanto essere un complemento della perizia chirurgica, ma non può né deve assolutamente sostituirla: il chirurgo è l’unico responsabile del procedimento, l’unico che possa e debba valutarne indicazione e limiti e il rapporto rischio-beneficio… E i rischi non sono pochi!!
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