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Il workshop FNOMCeO, svoltosi tra il 16 e il 18 maggio, ufficialmente avviato da Amedeo Bianco si è concluso con l'approvazione del Codice dal titolo "Deontologia e professione: innovare per migliorare". «Obiettivo del Codice è ammodernare gli Ordini e riqualificarne il ruolo da Enti ausiliari a sussidiari – ha detto Amedeo Bianco – ispirandosi alla costante interazione tra formazione e professione, tra saper fare ed essere.».
Il clou della “tre giorni” Fnomceo, svoltosi tra il 16 e il 18 maggio nella bella Villa Raby di Torino, sede dell’Ordine dei Medici, rimessa all’onor del mondo di recente da un sapiente restauro, è stato l’articolato workshop.
Oltre al Consiglio nazionale, alle sedute dei Gruppi di lavoro Giovani, al Centro studi e Professione medica al femminile, all’Assemblea dei presidenti CAO, nel tour de force ufficialmente avviato da Amedeo Bianco, infatti, il Workshop nazionale su Deontologia e Professione ha costituito il centro nevralgico dei lavori per l’approvazione del Codice avvenuta nel pomeriggio di domenica 18. Intitolato “Deontologia e professione: innovare per migliorare”, il workshop ha avuto quale protagonista assoluto il nuovo testo, reduce da una complessa elaborazione e definito da Bianco “Pista di lancio per la riforma degli Ordini”.
A salutarne l’imminente approvazione, sabato 17 mattina, i rappresentanti di varie attività sanitarie (farmacisti, veterinari ecc.) tra cui Maria Grazia Cannarozzo, presidente nazionale Coi Aiog, alla quale, come rappresentante femminile, è stato affidato l’incarico di dare il via alle varie relazioni in un incontro da lei definito come “una bella sinergia tra le varie anime della sanità, elemento determinante per proporre ai nostri pazienti una professione di qualità”.
Con abbondanza di date e nominativi, Sara Patuzzo, componente della Consulta Nazionale di Deontologia Fnomceo, ha mostrato quanto lunga e travagliato sia stato, storicamente e concettualmente, il percorso che dalla fine del XIX secolo ha portato al nuovo testo, che fa tesoro del patrimonio di principi lievitato in oltre un secolo ma preconizza anche sviluppi futuri, ora “in nuce”, della professione. Coordinatrice della Consulta (20 medici, sei odontoiatri, 4 esperti) Roberta Chersevani, specialista radiologa, ha accennato all’elaborazione più recente avviata nell’autunno 2012, con la presentazione di una prima bozza al Comitato Centrale arricchita dalle proposte di 57 Ordini, seguita da una seconda nel febbraio 2013. Ha richiamato infine l’ultima stesura del 5 aprile, sottoposta al vaglio di società scientifiche, associazioni di difesa del malato, consumatori, enti religiosi ecc. in un’analisi allargata che le fa definire la bozza come “espressione di tante sensibilità e culture della professione”. Associazioni, enti di volontariato, comitati in difesa del paziente che in contemporanea al workshop hanno peraltro trovato ospitalità nel cortile di Villa Bray per riaffermare le proprie nobili finalità. Nel vasto auditorium sotterraneo, sede dei lavori, si sono succeduti in mattinata l’analisi della linguista Raffaella Scarpa (Università di Torino) sui vari aspetti del linguaggio usato dal Codice, di Lorenzo D’Avack, vice presidente della Consulta Nazionale di Bioetica e ordinario di Filosofia del Diritto a Roma Tre e il costituzionalista Mario Dogliani.
Nel rinviare a ulteriori approfondimenti i complessi contenuti del Codice deontologico, diamo ora una breve sintesi delle dichiarazioni rilasciate ai giornalisti da Amedeo Bianco e da Giuseppe Renzo, rispettivamente presidente nazionale Fnomceo e della Cao.
Amedeo Bianco: «Obiettivo del Codice è ammodernare gli Ordini e riqualificarne il ruolo da Enti ausiliari a sussidiari – ha detto ai giornalisti – ispirandosi alla costante interazione tra formazione e professione, tra saper fare ed essere. Strumento di declinazione di grandi diritti – osserva – entra nelle vicende più problematiche come le staminali, dove alcuni giudici ordinano, altri vietano e medici si rifiutano…». Proiettato nel futuro (es. con le televisite) il Codice coglie l’esigenza di cambiare non tanto per farlo, ma per stornare scelte fuorvianti. «Non è un elaborato domestico – sottolinea Bianco – ma il prodotto di varie culture e sensibilità. Con un occhio anche all’Europa». Bianco ammette di aver “fatto un’incursione” in quest’ambito, ma di aver incontrato ostacoli. Bartolomeo Griffa, della Commissione Esteri Andi, conferma le difficoltà. «Riteniamo il nostro codice piuttosto avanzato – dice – ed è nostro intento è farlo conoscere. Ma ci vorrà del tempo per arrivare a un documento comune».
Giuseppe Renzo: «Le professioni, tutte le professioni – dice – hanno esigenza di adeguarsi ai tempi, non tanto come vertici, ma come esigenza di salvaguardare il diritto alla salute , attraverso i professionisti che ne sono garanti». Individua tre passaggi importanti del Codice: la possibile condivisione di tutti, la sua applicabilità (o meglio, la volontà di applicazione), la sua difendibilità. Obietta alle invasioni di campo dell’Antitrust contro le regole dettate dal Codice, dal momento che limiterebbero la concorrenza sul mercato. «È la deontologia in realtà che le detta – dice Renzo – e alle quali richiamarsi per attuare l’obiettivo condiviso della tutela del diritto alla salute».
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