Sammy Noumbissi, fondatore e Presidente della International Academy of Ceramic Implantology (IAOCI) è stato l’organizzatore del 7mo meeting annuale dell’Accademia svoltosi a San Diego, in California, dal 14 al 17 Febbraio. Lavorando nella sua clinica dentale a Silver Spring, Maryland, Stati Uniti, Noumbissi, esperto di ricostruzione priva di metallo full arch, membro di comitati editoriali di riviste, è autore di numerose pubblicazioni. Dental Tribune Online lo ha intervistato in merito al suo ambito d’attività, le sfide ed il programma del recente Congresso Mondiale IAOCI.
Esistono indicazioni terapeutiche per coloro ai quali lei raccomanda l’uso esclusivo degli impianti in ceramica?
Ho iniziato a usare gli impianti in ceramica a fine 2009 e ci si creda o no, è stato un paziente a spingermi in quella direzione. Gli impianti in ceramica sono una meravigliosa aggiunta alle opzioni che implantologi e pazienti hanno per sostituire denti persi o mancanti. Come ogni altra modalità medica o dentale, gli impianti in ceramica non sono una panacea e certamente non possono essere utilizzati in via esclusiva. Indicativamente, abbiamo visto l’uso degli impianti crescere esponenzialmente come metodo preferito di sostituzione del dente.
Questo ha spinto un gran numero di persone ad adottare gli impianti; d’altro canto, la risposta biologica a questi impianti convenzionali ha aiutato a rivalutare l’etichetta “biocompatibile” attribuita agli impianti in lega di titanio. Ora è appurato, dalla letteratura scientifica che il titanio, se paragonato alla ceramica zirconia, non si comporta altrettanto bene quanto a estetica, ritenzione della placca, attaccamento epiteliale e stabilità del tessuto molle. È anche risaputo che gli impianti in ceramica con i loro trattamenti a superficie unica si integrano con l’osso altrettanto efficacemente quanto quelli rivestiti in titanio.
Credo che questi ultimi o debbano essere usati tenendo presente fattori biologici quali l’immunologia, oltre (e certamente) gli aspetti odontoiatrici. I pazienti che vogliono risultati estetici superiori e coloro che hanno alle spalle una storia di allergie e di sensibilità ai metalli sono i primi candidati agli impianti in ceramica.
Secondo lei quali sono le proprietà ideali e le funzioni di un moderno sistema di impianto in ceramica?
Un moderno impianto in ceramica, sia a uno che a due pezzi, dovrebbe essere in grado di funzionare ed essere efficace come qualunque altro convenzionale. La realtà è che oggi la maggior parte degli impianti in ceramica sul mercato non eguaglia la forza strutturale delle leghe in metallo, sebbene vi siano compositi ceramici che stanno per fare la loro comparsa pronti a risolvere questi problemi in modo significativo. Altra questione importante è che gli impianti, specie da un aspetto protesico, debbono essere versatili; con ciò si intende che possano essere facilmente utilizzabili. Vedo costruttori emergere ora con impianti a ritenuta con vite in ceramica a doppio pezzo e perfino viti prive di metallo il che è stimolante.
Quando usa un impianto a pezzo unico in ceramica? E quali le indicazioni per un sistema a due pezzi?
Quando mi convertii completamente all’implantologia ceramica, l’unica opzione possibile allora nel Nord America (dove lavoro) erano gli impianti a pezzo unico in ceramica. Sono riusciti a trattare circa il 90 per cento dei casi giunti nella nostra clinica. La maggiore sfida è stata l’accurato posizionamento dell’impianto, poiché ci sono pochissimi sistemi che consentano di preparare l’abutment, se è fuori di qualche grado. Sono comunque in grado di trattare un’ampia gamma di casi, dai singoli impianti alle ricostruzioni a tutta bocca. Negli ultimi quattro o cinque anni abbiamo avuto a disposizione impianti a due pezzi in ceramica con abutment cementabili o a ritenuta a vite che hanno fornito più chance e flessibilità. Sarei dell’avviso di raccomandare l’uso dei pezzi in ceramica nel caso del singolo dente. Arrivando ai denti anteriori o alle piene arcate, sebbene gli impianti a un pezzo funzionino in alcuni casi, preferisco la soluzione a due. Per uso e mantenimento, raccomando impianti a due pezzi a doppia ritenuta a vite e, mantenendo la filosofia metal-free, usare un sistema che offra una vite priva di metallo.
Tornado alla sua esperienza, ritiene che i pazienti che non vogliono gli impianti in titanio optino per soluzioni in ceramica?
Sì, assolutamente. Nella mia esperienza, quando discuto il trattamento con i pazienti e presento l’opzione di un impianto privo di metallo, ottengo approssimativamente il 93 per cento che preferirebbe una soluzione priva di metallo e l’80 per cento di quel 93 per cento vuole spendere un po’ di più per sostituire i denti con impianti in ceramica anziché in titanio. Solo guardando la proliferazione di supermarket organici/biologici e la crescita della medicina alternativa, l’odontoiatria biologica e la medicina integrativa, notiamo uno spostamento fra la sanità/cura dentale “vecchia maniera” verso ciò che chiamo “buona cura”.
Quali sono le future sfide o gli obiettivi delle tecnologie dell’implantologia ceramica?
Gli impianti in ceramica hanno ancora bisogno di migliorare in termini di forza di flessione, ma le loro proprietà strutturali e biologiche sono di molto superiori a quelle di metallo. Non sono vulnerabili alla corrosione, non rilasciano ioni nella struttura ospitante e dovrebbero essere visti come il materiale disponibile oggi per impianto dentale più biocompatibile.
Come verranno affrontate tali sfide?
La chiavi sta nella ricerca continuata e nello sviluppo, ma anche nella stretta collaborazione con i clinici che vedono più lontano ma che sfortunatamente riferiscono meno di quanto facciano i ricercatori.
Lei è il fondatore e il presidente dello IAOCI. Qual è stato il principale tema dell’evento e quali i relatori?
L’edizione del 2018 del congresso IAOCI ha avuto luogo dal 14 al 17 Febbraio all’Hilton San Diego Resort e Spa di San Diego. In collaborazione con la German Society of Oral Implantology, il Meeting ha ospitato il White Implant Day (14 Febbraio) seguito da workshop pre congressuali di implantologia e terapia all’ozono. Il principale relatore quest’anno è stato Ulrich Volz, ma altri sono stati i notabili, come Mutlu Ozcan, Corrado Piconi, Marcel Wainwright e Antonio Scarano.
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