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Morto Romano Grandini, tra i primi fautori in Italia del Laser in Odontoiatria

lun. 15 ottobre 2018

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Il mondo dell’Odontostomatologia, e in specie, dell’Odontoiatria laser, piange la scomparsa di Romano Grandini, già Ordinario di Odontoiatria Conservatrice e Direttore del Dipartimento di Odontostomatologia dell’Università degli Studi di Firenze. Il primo in Italia a credere nella nuova terapia applicata all’Odontostomatologia.

Sull’utilizzo dentale del “raggio di luce amplificata” aveva avviato nel 2011 a Firenze corsi di perfezionamento sia per odontoiatri che per igienisti. «Era socio onorario di AIOLA – ricorda Maurizio Maggioni, tra i fondatori dell’Associazione – con la quale ha sempre collaborato, essendo al tempo stesso membro della SILO». Ricordandolo quale attento mentore della professione odontoiatrica, Maggioni non esita a definirlo «signore di altri tempi che ha lasciato un impronta nell’università e nella professione».

Dal figlio Simone, Professore di Endodonzia ed Odontoiatria Restaurativa, e Presidente del Corso di Laurea in Igiene Dentale dell’Università degli Studi di Siena, che idealmente ne ha raccolto il testimone, un accenno più personale…

Come era nato in suo padre l’interesse per il laser?
Papà ha sempre avuto una curiosità intellettuale fuori dal comune: ogni cosa nuova lo interessava genuinamente. La studiava, la valutava e se riteneva fosse una cosa positiva per i pazienti e la professione, la rendeva propria.

Cosa apprezzava di più in lui come docente?
La voglia di insegnare. A tutti, anche a chi interessava poco la sua materia. Papà si divertiva ad insegnare, avrebbe potuto fare altre scelte professionali ma l’insegnamento lo rendeva davvero felice. E ovviamente ha trasmesso questi valori a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo.

Il suo contributo più importante alla disciplina?
C’è una frase che viene spesso citata di papà. «Vorrei vedere i nostri docenti insegnare tecniche che anche uno studente del IV anno possa mettere in pratica». Lui voleva davvero portare tutti al miglior livello possibile. Non conosceva la gelosia, ma solo la generosità.

L’eredità più importante che le ha trasmesso?
Era una persona speciale, era impossibile non lasciarsi “avvolgere” dalla sua indomabile positività. E piano piano imparavi con lui a non disperdere mai energie in inutili lamentazioni o recriminazioni. Per lui tutti erano uguali, dal professore di primo livello al paziente più squattrinato. Una frase di Samuel Johnson descrive bene chi era: «La vera misura di un uomo si vede da come tratta qualcuno da cui non può ricevere nulla in cambio». Ecco perché c’è un motivo preciso per il quale tutti lo hanno sempre chiamato semplicemente il Professore, perché lui è stato veramente professore di vita. Un uomo onesto, buono, un gigante in tutti i sensi. Ha lasciato una enorme eredità intellettuale e spirituale. Tocca a me, a mamma, alle mie sorelle Ilaria e Valentina ed ai nipoti Gaia, Chicco, Becky e Giorgio, non disperderla.

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