Cos'è, a che serve
La membrana amniotica è la parte più interna della placenta, quella a contatto con il liquido amniotico che avvolge e protegge il feto ed è ricca di trofine, cellule staminali e fattori di crescita. Morfologicamente è costituita da un singolo strato di cellule epiteliali che poggiano su di una membrana basale che a sua volta si perpetua in uno stroma privo di innervazione sanguigna: per tale sua struttura si presenta come una sottile pellicola trasparente, elastica e resistente.
Grazie a tali caratteristiche è un tessuto non immunogenico, dotato di proprietà antiadesive, batteriostatiche e anti-dolorifiche, che può proteggere ulcere o ferite e stimolare la riepitelizzazione, proprietà che le hanno procurato numerose applicazioni in campo medico-chirurgico, principalmente nel settore oftalmico.
Utilizzo finora
L’utilizzo in campo oculistico risale agli inizi degli anni ’40 ma, probabilmente a causa di tecniche poco progredite nella preparazione del tessuto, questi primi tentativi ebbero successo ridotto. Nel 1995 Kim e Tseng hanno utilizzato il tessuto come rigenerativo della superficie oculare grazie all’azione delle cellule staminali stellate presenti nel tessuto connettivo embrionale.
Sotto un profilo strettamente biologico la placenta appartiene al neonato.
Di norma, specie nell’ipotesi di parto naturale, laddove il prelievo e l’utilizzo ai fini citati risulta impossibile, la placenta costituisce un “rifiuto ospedaliero”, per la cui eliminazione non occorre chiedere il consenso. Nel momento, viceversa, in cui tale tessuto risulta utilizzabile, ovvero nelle ipotesi di parti in elezione (cesarei programmati), per il prelievo e l’utilizzo necessita il consenso alla donazione, con la quale la disponibilità del tessuto diventa a tutti gli effetti di legge della Struttura (Banca o Centro di conservazione o Istituto dei tessuti) in grado di conservarla, “processarla” distribuirla e certificarne la sicurezza, assumendosi tutte le incombenze relative alla rintracciabilità.
Nel nostro Paese l’individuazione di vere e proprie Banche della membrana amniotica è ancora agli inizi, dal momento che l’istituzionalizzazione di tali Centri è avvenuta solo in alcune regioni del nord Italia: oltre all’attività svolta nello specifico dalla Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso, la Giunta Regionale del Piemonte, con deliberazione 17 marzo 2003, ha individuato l’Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo quale sede di Riferimento regionale per la Banca delle membrane amniotiche, in diretta collaborazione con il Centro Regionale di Riferimento per i trapianti di organi e tessuti.
Finora, le Banche della membrana amniotica erano in grado di fornire al medico, soprattutto oculista, membrane congelate (a -80°) o crioconservate (in azoto liquido): tale modalità di “fornitura” di fatto aveva precluso l’utilizzo del tessuto dalle interessanti proprietà rigenerative in ambiti che non fossero l’oculistico e, in forma più circoscritta, dermatologico e ginecologico, limitandone la diffusione in chirurgie fortemente indirizzate verso la rigenerazione tessutale.
La novità 2012
La grande novità del 2012 è che la Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso diretta da Adolfo Paolin ha sottoscritto con una società italiana un accordo per l’importazione e la distribuzione, sul territorio italiano, della membrana amniotica raccolta, “processata” e validata da Surgical Biologics Inc., Primaria Banca del Tessuto californiana (USA), specializzata nella lavorazione del tessuto amniotico e facente parte del Gruppo Mimedx.
La particolarità della convenzione riguarda il fatto che la membrana di Surgical Biologics verrà distribuita in forma liofilizzata/essicata secondo un processo brevettato e coperto da segreto industriale, che consente di gestire il tessuto con le stesse modalità di un dispositivo medico, pur mantenendo le caratteristiche rigenerative dell’amnion.
Il servizio di distribuzione, effettuato in nome e per conto della Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso dalla società veronese Ver San & Dafne m.d. srl, sarà dunque il primo, in Italia, nel suo genere, visto che le caratteristiche del tessuto potranno spingere al suo utilizzo anche medici di specialità diverse rispetto alla tradizionale chirurgia oculistica. Infatti la possibilità di “stoccare” il tessuto senza dover rispettare “la catena del freddo” e doversi preoccupare di effettuarne l’utilizzo nei normali tempi di scongelamento (visto che è liofilizzato), potrà certamente favorirne la diffusione terapeutica anche presso quei centri privati che abbiano quantomeno la qualifica di ambulatorio.
Le “regole d’ingaggio” saranno quelle già note in ambito di utilizzo di tessuti umani di Banca e in particolare:
- necessità di inoltrare alla Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso diretta da Paolin specifica richiesta per l’approvvigionamento del prodotto (richiedibile per singolo paziente ma anche per scorta);
- il servizio di consegna verrà effettuato dalla società italiana (convenzionata con Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso), alla quale sarà riservata anche la promozione e l’informazione su questo particolare tessuto nell’ambito del territorio italiano, per tutti i medici interessati all’utilizzo;
- obbligo per il chirurgo innestatore (rectius utilizzatore) di dar corso al sistema di rintracciabilità attraverso la compilazione della scheda di avvenuto impianto già compresa nella confezione del tessuto.
Ricordiamo, infine, che nonostante si tratti di tessuto di “origine fetale”, da un punto di vista giuridico il suo utilizzo non comporta limitazioni di tipo etico, in quanto il prelievo della membrana avviene solo dopo il parto e non comporta pericoli, né per la madre, né, ovviamente, per il bimbo già nato.
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